L’agricoltura è, da qualche anno, sempre più digitale. Computer sulle macchine da raccolta, sui trattori e, ormai, anche su molti attrezzi come seminatrici, irroratrici e spandiconcime, ormai in dialogo costante con il trattore tramite Isobus (quando non subentrano i classici problemi di compatibilità tra diversi sistemi).
L’ultima frontiera di questa corsa tecnologica è come noto quella satellitare: si va dalla semplice guida parallela, che permette di ritrovare facilmente il punto di ultimo passaggio in campo, alla più sofisticata guida automatica, ormai offerta sulle mietitrebbie e i trattori di maggior potenza: grazie a essa l’operatore non ha nemmeno più bisogno di tenere in mano il volante: fa tutto il computer, guidato dal satellite.
Infine, posizionamento Gps e georeferenziazione sono la base per l’agricoltura di precisione, che rappresenta un’ulteriore evoluzione di questi sistemi. In questo caso il controllo si estende anche all’attrezzo, che effettua un lavoro differenziato in base alle condizioni e alle potenzialità del terreno.
Come sempre, tuttavia, ci si chiede fino a che punto questi sistemi siano utili nel nostro paese. Una domanda che non vale, chiaramente, in paesi come gli Stati Uniti o il Brasile, dove le estensioni sono incomparabilmente più grandi delle nostre. Ma nella nostra piccola Italia ha senso ricorrere al satellite e alle foto aeree per coltivare la terra?
Visto che in alcuni casi queste tecniche si applicano ormai da diversi anni, lo abbiamo chiesto a chi le utilizza abitualmente.
Contoterzisti: un pioniere
I contoterzisti sono stati tra i primi a installare le antenne Gps sui loro mezzi. Come era ovvio, trattandosi di imprenditori che passano la giornata sul trattore o sulla mietitrebbia. Abbiamo interpellato uno dei pionieri del settore,Massimo Sciarretta, di Formigara (Cr), che da anni utilizza sia la guida automatica sia un sistema di mappatura elettronica degli appezzamenti lavorati. Grazie a quest’ultimo, ci ha spiegato, riesce a farsi pagare in base a superfici certe e non su stime o approssimazioni, fatto che ha permesso un consistente incremento degli introiti.
Ecco i tre vantaggi
Parliamo però di guida Gps. «Il sistema che uso – ci dice – ha tre vantaggi. Primo, è molto semplice, anche per chi non s’intende di tecnologie. Secondo: è assai affidabile e non mi ha mai dato problemi di segnale o altro. Terzo, è assai accurato in rapporto alle necessità dell’agricoltura. Finora – continua Sciarretta – mi sono servito del segnale gratuito, che garantisce una precisione minima di 30 cm, ma che in condizioni ottimali arriva a 5 cm. Tuttavia sto per passare al segnale a pagamento, che arriva a 10 cm di scarto massimo. Questo perché voglio usare la guida automatica anche per la semina e in quell’ambito non posso permettermi un errore di 30 centimetri.
Verso la rete di ripetitori
Inoltre con alcuni colleghi cremonesi stiamo valutando la possibilità di realizzare una rete di ripetitori a terra di tipo Rtk (Real Time Kinematic, ndr) che riduce l’errore a 2 cm. Con quattro stazioni fisse si potrebbe coprire tutta la provincia di Cremona e alcuni territori limitrofi. In questo modo tutti i contoterzisti cremonesi potrebbero sfruttare il servizio, ovviamente pagando una quota».
Al di là dell’efficienza, quali sono i reali vantaggi di queste tecnologie? Cominciamo dall’aspetto economico: fanno guadagnare qualcosa in più? «Non direttamente. Diciamo che finora non riesco a farmi pagare di più perché uso sistemi di coltivazione più precisi; piuttosto, ci dà un vantaggio sulla concorrenza, perché magari ci aiuta a tenere un cliente o a procurarcene di nuovi».
Ben più tangibili, secondo Sciarretta, i benefici operativi: «Da questo punto di vista non si discute: si lavora con maggior tranquillità, il risultato è assolutamente migliore e soprattutto la qualità del lavoro non si riduce con il passare delle ore come accade, fatalmente, quando alla guida c’è un essere umano, per bravo che sia».
Le mappe di produzione e di prescrizione
Sciarretta impiega il satellite per la guida automatica e il controllo delle superfici. Ma come abbiamo scritto più sopra, queste tecnologie permettono di fare molto di più. All’azienda agricola Porto Felloni di Lagosanto (Fe) le applicano da un decennio per la concimazione e la mappatura satellitare dei 450 ettari di Sau. «Facciamo concimazione a rateo variabile (differenziata in base alla vigoria del terreno, ndr) da ormai 10 anni, su mais e orticole. Da quest’anno, inoltre, abbiamo realizzato i piani quotati per il livellamento dei terreni: ancor prima di cominciare sappiamo quanto terreno dobbiamo asportare e dove. Non siamo ancora arrivati a eliminare il laser, ma è una delle possibilità nel medio periodo. Infine richiediamo al contoterzista le mappe di produzione dei campi, per avere le rese zona per zona» – spiega Massimo Salvagnin. Inutile dire che a Porto Felloni usano la guida automatica per quasi tutte le coltivazioni. «Inoltre, ormai facciamo da soli le mappe di prescrizione. Grazie ai dati storici sulle rese abbiamo suddiviso la superficie in diverse zone e concimiamo a seconda delle potenzialità del terreno. Abbiamo preso in considerazione anche gli impianti per l’irrigazione differenziata, ma al momento sono troppo difficili da gestire per un’azienda delle nostre dimensioni».
Parliamo di risultati. «Difficile stabilirli, perché non è facile determinare quale aspetto della tecnica colturale influisca di più sulle produzioni. Certamente, però, una delle spiegazioni delle nostre rese per ettaro è la concimazione a dosaggio variabile». E le rese per ettaro, in quest’azienda, sono da primato: «In un campo sperimentale di mais, quindi curato al meglio e con irrigazione a pivot, abbiamo avuto produzioni da 163 a 189,8 quintali per ettaro di prodotto secco. Sicuramente molto alte. Per il pomodoro, invece, siamo arrivati a 1.100 quintali di netto vendibile».
Tutti i risparmi possibili
Secondo Salvagnin i vantaggi principali dell’agricoltura di precisione sono il risparmio di concime, la possibilità di fertilizzare soltanto laddove serve e infine, per quanto riguarda la guida automatica, l’accuratezza di semina. «Usiamo una seminatrice a otto file per il mais: grazie alla precisione data dal satellite, non pestiamo nemmeno una fila quando entriamo in campo per il trattamento della piralide, per esempio. Sembra una piccola cosa, ma è mettendo insieme tante piccole cose che si arriva a un risultato importante».
Ci sono però anche gli aspetti negativi: «Il principale è la scarsa formazione del personale che deve fare assistenza. Se qualcosa non va, ci sono pochi tecnici preparati e in grado di stabilire rapidamente qual è il problema. Purtroppo si tratta di tecnologie relativamente recenti e quindi manca ancora esperienza sul campo. Inoltre per conoscere realmente la situazione dell’azienda occorrono anni: si deve creare un archivio storico delle rese, perché le foto aeree da sole non descrivono a sufficienza la realtà».
Nel vigneto: tecnologia piantapali
Concludiamo il nostro viaggio nell’agricoltura “stellare” con il vigneto. Anche qui, attraverso due esperienze, di livello diverso. La prima è quella di Stefano Daprà, contoterzista della provincia di Piacenza che applica il satellite sia alla trapiantatrice di barbatelle sia alla piantapali. Ma anche, ultimamente, a una trivella per il trapianto dei noccioli nelle Langhe. «Mentre la tecnologia Gps sulla piantaviti è comune – ci racconta – non tutti la usano sulla piantapali, perché la produttività oraria rispetto al sistema tradizionale cambia poco. Tuttavia con il Gps il lavoro si fa in due, mentre usando il filo e i picchetti ci vogliono quattro persone».
Il grande vantaggio delle nuove tecnologie, spiega l’imprenditore, è soprattutto la cancellazione dei tempi morti. «Prendiamo il trapianto di barbatelle: senza Gps occorre un operaio sul trattore, uno con il laser e che deve anche spostare ogni volta il filo-guida e infine uno che tiene il ricevitore. Si deve spostare il filo, prendere la misura eccetera. Con il satellite basta il trattorista. La produttività giornaliera inoltre passa da 6mila a 15mila piante al giorno e questo, ovviamente, dà anche un grande vantaggio economico della tecnologia Gps»
Così si disegna il nuovo vigneto
Altro vantaggio è ovviamente nella possibilità di disegnare il vigneto in anticipo: «In inverno tracciamo il terreno, poi con il computer facciamo un progetto del vigneto che mostra al cliente quante barbatelle, quanti pali e quanto filo saranno necessari, quale sarà l’inclinazione dei filari e dove saranno quelli tronchi. Trasferiamo poi il file alla trapiantatrice che colloca le barbatelle esattamente dove vogliamo noi».
Il secondo caso che analizziamo è quello di Antinori, vero e proprio pioniere della viticoltura di precisione, visto che da ormai 6 anni effettua concimazioni a rateo variabile su una superficie vitata arrivata ormai a 40 ettari. «Grazie ai quali possiamo dire che dalla fase sperimentale siamo passati a quella applicativa» – aggiunge il responsabile viticolo Christian Zulian.
Gli interventi di precisione non si limitano però allo spandiconcime: «Assieme a Braud e New Holland abbiamo sviluppato la vendemmia differenziata: una vendemmiatrice collegata al satellite raccoglie le uve collocandole in due vasche distinte a seconda della previsione di qualità e della qualità stessa. Da ultimo, a partire dal 2010 abbiamo avviato una sperimentazione di defogliazione a rateo variabile su 10 ettari di vigneto nella zona del Chianti classico, in collaborazione con la Tecnovict di Giancarlo Spezia. Un test quantomai propizio quest’estate, quando la temperatura in Toscana è salita moltissimo. Con una defogliatura tradizionale, sui terreni meno vigorosi avremmo avuto danni da calore alle uve».
Dunque le tecnologie di precisione si dimostrano utili. «Sì, anche se è difficile quantificare. Per quanto riguarda la concimazione, dopo ormai 5 campagne con questo sistema stiamo assistendo al livellamento della qualità all’interno del vigneto. In altre parole non vi sono più le zone di eccellenza e quelle improduttive, ma un insieme molto più omogeneo; che è poi l’obiettivo del rateo variabile. Chiaramente non si deve pensare di poter gestire il vigneto stando al computer: l’intervento sul campo è sempre indispensabile, anche per approvare o correggere le mappe che derivano dalle foto aeree e che non sempre fotografano correttamente la realtà».