Da circa venti anni anche in Italia si sta assistendo ad una lenta e progressiva diffusione delle tecnologie informatiche in agricoltura che tentano, a vari livelli, il raggiungimento di obiettivi di qualità gestionale.
Si tratta di metodiche che propongono processi, tecnologie e approcci operativi che rientrano nell’ambito dell’agricoltura di precisione che, come è noto, pone l’accento sulla possibilità di gestire in modo automatico porzioni di terreno su scala di “sub-appezzamento” (secondo logiche sito-specifiche) attraverso un’opportuna integrazione tra tecnologie informatiche e pratiche agronomiche. Tuttavia, limitare l’attenzione solamente agli aspetti dell’automazione delle operazioni meccanizzate offre un’immagine troppo restrittiva e semplificata dell’intero contesto. In altre parole: la capacità di reperire e utilizzare informazioni a fini gestionali è – a oggi – un obiettivo primario per i responsabili della conduzione aziendale, a prescindere dalla possibile utilizzazione delle stesse per l’automazione delle operazioni di campo.
Tale concetto è di fondamentale importanza, poiché associa la qualità gestionale alla capacità di prendere opportune decisioni in base a informazioni mirate, previamente raccolte attraverso un’attività di monitoraggio dei processi produttivi.
Remote sensing e telerilevamento
Il monitoraggio è l’osservazione in continuo o a intervalli determinati di un dato fenomeno. In campo agricolo esso riguarda la raccolta di dati relativi ai processi produttivi messi in atto dalle aziende. A questo livello si distinguono tre tipologie di monitoraggio, ovvero un monitoraggio ambientale, uno operativo e uno colturale.
Focalizzando l’attenzione sul monitoraggio colturale, che prevede osservazioni svolte direttamente sulle colture in atto ai fini di ricavare dati su stadi fenologici, stato nutrizionale, stato fitosanitario, attese produttive ecc., i sistemi sin qui adottati fanno riferimento essenzialmente alle tecnologie remote sensing basate sul telerilevamento (Tlr). Questi sistemi si basano sulla possibilità di ottenere immagini multispettrali e iperspettrali delle colture attraverso l’impiego di sensori ottici satellitari o aerotrasportati. Ciò significa che le immagini acquisite vengono esplorate in numerose bande spettrali, ciascuna caratterizzata da una diversa capacità di riflettere la radiazione solare incidente da parte delle coltura. Nel caso di immagini multispettrali, quindi, è possibile ricavate indici vegetativi sintetici legati al vigore della coltura, mentre, utilizzando immagini iperspettrali, è possibile ottenere informazioni a maggiore grado di dettaglio (potenzialmente sino all’individuazione del tipo di stress presente).
* DiSAA - Università degli Studi di Milano aldo.calcante@unimi.it
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