Negli ultimi anni la necessità di ridurre i costi di produzione nelle stalle di vacche da latte ha portato a nuove scelte in termini di consociazioni colturali. E i cereali autunno-vernini (frumento, orzo, segale e triticale) sono attualmente in una fase di rivalutazione per quanto riguarda la loro utilizzazione per la produzione di foraggio insilato.
Oltre al tradizionale avvicendamento tra loiessa (da fieno) e mais (da insilare) si sta diffondendo la coltivazione di questi cereali seguita da mais di secondo raccolto. La valutazione che a questo punto occorre fare è legata al valore nutritivo che questi foraggi possono avere nelle diverse fasi possibili di raccolta e a come conservare al meglio tale valore nutritivo con l’insilamento.
Per questo motivo, le cooperative Comab e Comazoo, entrambe di Montichiari (Bs), hanno condotto una sperimentazione che ha coinvolto sei aziende socie, nelle quali sono stati seminati campi prova di frumento, triticale, orzo e alcuni miscugli di cereali e leguminose. La sperimentazione si è sviluppata poi con analisi di laboratorio di alcune di queste essenze, raccolte presso tre delle aziende coinvolte.
I campioni sono stati effettuati in modo tale da poter valutare le variazioni del valore nutrizionale e del profilo fermentativo in base allo stadio di maturazione della pianta. L’epoca di raccolta è andata dallo stadio di piena fioritura a quello di maturazione latteo-cerosa. Il fine è stato quello di ottenere una serie di dati utili a far luce sugli aspetti pratici della produzione e utilizzazione foraggera delle stalle.
Valore nutritivo e stadio di raccolta
L’accumulo di amido risulta molto bassa o addirittura nulla nelle prime fasi di maturazione, successivamente si determina un aumento sensibile riscontrabile in modo marcato nella fase cerosa (15% circa). In tale fase però si ha una forte caduta della digeribilità della fibra rispetto alle fasi fenologiche precedenti legata ad un incremento della lignina (ADL) nella parte fibrosa della pianta.
Digeribilità maggiore se raccolti prima
La prova ha permesso di confrontare il profilo fermentativo nell’ambito di campioni di foraggio raccolto a diversi stadi di maturazione (piena fioritura e latteo-cerosa). I valori di pH si sono mostrati pressoché costanti, anche se il trend è di una maggiore acidità negli insilati di cereali raccolti a maturazione tardiva. I livelli di acido lattico e acetico sono maggiori nel foraggio raccolto precocemente (fase di piena fioritura) grazie al maggior contenuto in zuccheri solubili che vengono trasformati dai batteri lattici. L’acido butirrico è rilevabile solo in tracce.
La perdita di sostanza secca risulta inferiore nei foraggi insilati tardivamente (fase latteo-cerosa). Il valore di Ndf è maggiore nel foraggio raccolto precocemente. Nella realtà tale valore si abbassa percentualmente a causa dell’aumento del deposito di amido, mentre in termini assoluti il contenuto di Ndf sulla frazione fibrosa rimane costante durante tutta la maturazione.
La digeribilità dei foraggi di cereali autunno-vernini (intesa come digeribilità della sostanza secca, della sostanza organica e dell’Ndf) è maggiore negli insilati raccolti precocemente.
Il valore energetico è stato quantificato tramite una analisi in vitro, la gas production (Gp), tecnica che permette di quantificare la produzione di gas di fermentazione derivante dalla digestione di un quantitativo preciso di campione, operata dai microrganismi ruminali e misurata a distanza di 8 e 24 ore dall’inizio dell’incubazione con il fluido ruminale.
Dalle analisi fatte risulta un valore maggiore di gas production a 8 ore nei cereali raccolti allo stadio di maturazione latteo-cerosa; questo a causa del maggiore contenuto di Amido. Al contrario, il valore della gas production a 24 ore aumenta in maniera superiore nel foraggio raccolto in piena fioritura; questo grazie alla maggiore digeribilità che caratterizza i foraggi raccolti a questo stadio di maturazione.
Inoltre l’energia netta latte, calcolata sui campioni in analisi in funzione della Gp e dei tenori di proteina grezza ed estratto etereo, risulta maggiore in quelli raccolti a maturazione precoce. Ne deriva un maggiore contenuto di Ufl per kg di sostanza secca (circa 0,77) nella fase di piena fioritura, mentre nella fase latteo-cerosa il valore di Ufl è inferiore (circa 0,68).
Le rese
Ovviamente le rese di sostanza secca per ettaro aumentano in modo sensibile spostandoci verso una raccolta tardiva. Dalle misurazioni condotte sui campi prova si è rilevato in media fino a un 30% in più di produzione di sostanza secca per ettaro.
Se moltiplichiamo il valore di Ufl per la sostanza secca prodotta, è possibile ottenere la produzione di Ufl ad ettaro, che risulta essere in media del 20% in più rispetto al totale delle Ufl ricavate dai cereali raccolti più precocemente.
Una considerazione che risulta però doveroso fare è che la raccolta precoce permette di liberare anticipatamente i campi per la semina del mais. Questo si traduce in una maggiore resa al momento della raccolta dello stesso con un conseguente recupero delle Ufl perse in precedenza.
L'impiego in razione
Come è noto la maggior parte del grasso del latte deriva dall’acido acetico che si forma nel rumine a seguito dell’attacco batterico sulla fibra foraggera. Fornire all’animale una razione formulata in modo tale da assicurare un rapporto ottimale tra l’acido acetico e gli altri acidi grassi ruminali, con particolare riguardo al propionato, significa fornire alimenti foraggeri con una forte digeribilità della fibra.
In effetti la causa principale della minor percentuale di grasso nel latte è basata proprio sulla carenza di fibra e/o sull’eccesso di carboidrati molto fermentescibili in razione. Pertanto è bene controllare sempre l’assunzione di foraggio e in particolare il livello di NDF da foraggi.
Anche il corretto rapporto foraggi/concentrati è necessario al mantenimento di una buona produzione quantitativa e di un adeguato tenore lipidico. Il foraggio andrebbe incluso perciò in razione in quantità non inferiore al 55%, considerando inoltre lo stadio di maturazione e la specie botanica del foraggio stesso.
Molto importante è anche la presentazione fisica della fibra. Foraggi e unifeed troppo sminuzzati influiscono negativamente sul grasso del latte; la fibra lunga infatti aumenta i tempi di ruminazione e favorisce la secrezione di saliva, neutralizzando l’eccessiva acidità del rumine con produzione d’acetato a favore del propionato. Foraggi ed insilati di misura inferiore a mezzo centimetro andrebbero evitati.
I cereali autunno-vernini, trinciati ad un lunghezza non superiore a 1-2 cm, semplificano, nella preparazione della razione unifeed, quella che è la gestione del taglio degli alimenti in quanto dovrebbero essere semplicemente caricati e miscelati al resto degli ingredienti. In tal modo donano sofficità alla razione e omogeneità alla miscelata con un “effetto fibra” in grado di stimolare la ruminazione. Non va dimenticata la forte appetibilità di questi prodotti legata al loro contenuto in acetato e lattato.
Qualsiasi razione, per quanto adeguata, può essere inefficace se non correttamente distribuita. Gli animali dovrebbero potersi alimentare per almeno venti ore giornaliere; eventuali residui dovrebbero essere rimossi dalla corsia prima di procedere ad una nuova distribuzione.
Tecniche di insilamento
La pratica dell’insilamento risulta ideale nell’ambito di prodotti come i cereali autunno-vernini che al momento dello sfalcio non richiedono pre-appassimento, con chiari vantaggi in termini di basso rischio di contaminazione da terra e clostridi, minore perdita di elementi nutritivi e più semplici e veloci operazioni di raccolta.
Dal punto di vista della miglior conservazione del valore nutritivo è bene ricordare che per una buona riuscita dell’insilato è fondamentale compattare adeguatamente la massa, al fine di ottenere una rapida fermentazione lattica che stabilizzi la massa insilata e impedisca fermentazioni aerobiche o fermentazioni indesiderate quali quella butirrica.
La lunghezza di trinciatura deve essere in questo caso sufficientemente corta da agevolare il più possibile la compressione della massa (1 cm).
Occorre considerare che generalmente le trincee dei cereali vernini risultano di grandezza e volume inferiori rispetto alle trincee di silomais, per cui le zone periferiche della massa sono in proporzione alla massa totale più elevate, determinando un maggior rischio di deterioramento aerobico al momento dell’apertura della trincea.
(1) Servizio tecnico Comazoo.
(2) Servizio tecnico Comab.