Da Israele: innovazione zootecnica, novità

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(A destra) La home page del sito internet del Volcani Center. (Sopra) Uzi Moallem, direttore del Department of Ruminant Science del Volcani Center.
Studi all’avanguardia per sostenere produttività, benessere animale e ambiente. La ricerca israeliana è all’avanguardia da questo punto di vista. Se ne parlerà anche in un worshop alla Fiera di Cremona. Anticipazioni nella nostra intervista esclusiva a Uzi Moallem, capo del Department of Ruminant Science del Volcani Center di Tel Aviv

In occasione delle Fiere Zootecniche di Cremona nell’ottobre 2016 è previsto un workshop tenuto da Abed Gera, Acting Director, ricercatore e professore del Volcani Center, che appartiene all’Aro (Agricultural Research Organization) e annovera sei prestigiosi istituti di ricerca in Israele.

Abed Gera interverrà in occasione della presentazione del Technology Village, contribuendo con una testimonianza dell’esperienza israeliana nel campo dell’innovazione tecnologica in agricoltura e zootecnia.

Il Volcani Center verrà anche premiato con la prestigiosa Targa Beltrami, offerta dall’Ente Eredità Girolamo Beltrami e CremonaFiere come riconoscimento al contributo nello sviluppo internazionale del settore primario.

Il Volcani Center nasce nel 1921 e deve il suo nome al fondatore, Yitzhak Elazari Volcani. Sin da principio lo status di stazione sperimentale ha caratterizzato le attività innovative del centro, che ora ha sede in un campus a Bet-Dagan, nei pressi di Tel Aviv.

Nel Volcani Center sorgono sei istituti di ricerca (Plant Sciences, Animal Science, Plant Protection, Soil, Water and Environmental Sciences, Agricultural Engineering, e Postharvest and Food Sciences) e l’Israel’s Gene Bank for Agricultural Crops. L’Aro coordina anche quattro stazioni di ricerca situate in altre zone di Israele.

L’Aro collabora attivamente con altri Istituti di ricerca statunitensi ed europei, grazie a fondi e scambi di personale con Regno Unito, Francia, Germania, Olanda e Italia.

Oltre alle attività di ricerca, l’Aro fornisce assistenza tecnica a regioni in via di sviluppo, attraverso progetti nazionali e internazionali che consentono di trasferire il solido know-how alle aziende agricole, specialmente se localizzate in aree aride.

L’Aro promuove attivamente lo sviluppo delle buone pratiche agricole, prestando collaborazione nel settore privato e pubblico, inclusa la Fao.

Tra scienza e natura

Le attività di ricerca presso il Volcani Center si focalizzano sull’agricoltura nei suoli marginali, aridi, con ecosistemi fragili e protetti, sullo sfruttamento di acque saline per l’irrigazione, sull’impiego responsabile di pesticidi e fertilizzanti.

In ambito zootecnico, vi è particolare attenzione alla pescicoltura e alla selezione genetica di animali da reddito adatti a produrre in condizioni disagiate, in previsione dei temuti cambiamenti climatici che potrebbero caratterizzare l’allevamento del futuro.

L’istituto di Animal Science, composto da 3 dipartimenti, focalizza le ricerche su metodiche di allevamento all’avanguardia, per ottenere la massima produttività e contemporaneamente tutelare la qualità del prodotto e preservare l’ambiente.

Molti successi sono stati ottenuti nel campo della genomica, della statistica e delle tecniche bio-informatiche, allo scopo di selezionare linee genetiche ottimali.

I ricercatori del Department of Ruminant Science si sono concentrati principalmente sulla produttività di bovini e ovini in condizioni di stress, per adeguarsi all’esasperazione dei cambiamenti climatici e alla crisi globale che limita la disponibilità di alimento e di acqua (da: www.agri.gov.il).

Un testimone speciale

Il dottor Uzi Moallem, a capo del Department of Ruminant Science dell’Aro, è specializzato in nutrizione e riproduzione delle bovine da latte e ha condotto numerose ricerche sul modo in cui la composizione della dieta e in particolare la frazione lipidica influenzano le prestazioni riproduttive, il metabolismo e la produzione lattea.

Abbiamo chiesto a Moallem di spiegare ai lettori dell’Informatore Zootecnico in quale direzione si stanno orientando le ricerche presso il Volcani Center. Di seguito l’intervista in esclusiva.

 

Uno degli obiettivi del Department of Ruminant Science del Volcani Center è selezionare geneticamente animali da reddito resistenti e produttivi, adatti al cambiamento climatico severo che si prevede in un prossimo futuro. Quali sono attualmente i progetti più interessanti che il Volcani Center sta sperimentando su questo fronte?

«La ricerca più interessante in questo campo è il tentativo di individuare dei biomarkers nei tessuti corporei e nel sangue, allo scopo di identificare le bovine che sono più resistenti allo stress climatico».

 

Secondo lei, quali sono le frontiere della genetica che è necessario sperimentare e che cambieranno i nostri animali da reddito?

«Considerando l’elevato livello produttivo del latte in Israele e gli sforzi che sono stati compiuti negli ultimi 15 anni per accrescere il tenore in sostanza secca del latte, attraverso il management e la genetica con risultati eccezionali, la prossima frontiera della genetica sarà di sviluppare una bovina che sia più resistente agli stress ambientali».

 

Quali innovazioni si prevede di introdurre per preservare la produttività degli animali, mantenendo alta la qualità e tutelando il benessere?

«Ritengo che l’elevata produttività delle bovine passi attraverso il benessere. Noi utilizziamo alcuni nuovi sensori che possono aiutarci a identificare le bovine affette da stress, a uno stadio estremamente precoce. Tra questi sensori, utilizziamo quelli che registrano il tempo trascorso a riposo a terra, il tempo di ruminazione e, negli ultimi 2 anni, anche una tecnologia che monitora in modo continuo la temperatura vaginale. Tutti questi sensori sono impiegati nella maggior parte degli esperimenti presso il Volcani Center e sono sotto studio nelle nostre ricerche».

Secondo lei, quali tipi di tecnologia serviranno alle aziende zootecniche per rimanere competitive?

«Sono necessarie quelle tecnologie che aiuteranno a misurare il consumo individuale di alimento, dal momento che l’efficienza alimentare sta diventando un fattore chiave nel profitto delle aziende da latte. L’assenza di una tecnologia che possa misurare il consumo alimentare individuale limita la ricerca sul miglioramento dell’efficienza alimentare, che attualmente è ristretta alle fattorie sperimentali con l’impiego di risorse complesse e costose».

 

Il Volcani Center sta lavorando su progetti per migliorare la tecnologia zootecnica di precisione? Con quali obiettivi?

«Il Volcani Center è impegnato in diversi progetti per sviluppare e implementare nuovi sensori nelle aziende da latte. Le bovine in lattazione delle strutture sperimentali presso il Volcani Center sono già equipaggiate con i seguenti sensori per misurare: quantità di latte, composizione del latte in tempo reale, attività fisica, tempo di riposo a terra, tempo di ruminazione, peso corporeo, conducibilità elettrica del latte (per individuare la mastite), localizzazione della bovina.

Attualmente c’è una scarsità di informazioni sull’associazione tra i dati disponibili dai sensori ed i sintomi fisiologici in condizioni di stress; ciò preclude un utilizzo efficiente delle tecnologie di precisione disponibili in questo campo. Stiamo tentando di integrare l’informazione proveniente da tali sensori per definire l’associazione tra le condizioni di salute e stress ed i dati dei sensori».

 

Un fronte di ricerca importante del Volcani Center è la tutela dell’ambiente. Quali progetti si stanno sviluppando, in campo zootecnico, per limitare la contaminazione del territorio e mantenere elevata l’efficienza produttiva?

«Attualmente stiamo conducendo uno studio che misura il modo in cui tutte le escrezioni delle bovine da latte sono influenzate dal management alimentare, per cercare di ridurre la contaminazione dell’ambiente e delle acque nel sottosuolo. Ipotizziamo che la gestione nutrizionale possa ampiamente ridurre la contaminazione da parte dell’industria delle bovine da latte e che ciò possa essere ottenuto anche modificando alcune forme tradizionali di management».

 

In occasione delle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona, in Italia, il Volcani Center riceverà un prestigioso riconoscimento, la Targa Beltrami, per il contributo allo sviluppo internazionale del settore primario. Secondo lei, quali sono stati i successi più significativi raggiunti negli ultimi anni dal Volcani Center nel settore zootecnico?

«I successi più significativi sono stati:

- Mantenere un’elevata produzione lattea aumentando nel contempo il contenuto proteico e lipidico del latte. Questo è stato ottenuto grazie a fattori genetici, gestionali e nutrizionali.

- Collaborare con le industrie per sviluppare nuovi sensori che misurino nuovi aspetti delle aziende da latte.

- Cercare una formulazione ottimale della dieta per mantenere un’elevata produzione con costi minimi».

Il latte israeliano in numeri

Il Volcani Center dell’Aro è parte di un’organizzazione più ampia che ha consentito, nel giro di pochi decenni di raggiungere livelli produttivi e qualitativi estremamente elevati e competitivi, nel settore dell’industria del latte (figura 1).

Nel 2015 le bovine israeliane hanno prodotto in media 11.772 kg di latte ciascuna, con un tenore di grasso del 3,71% e proteico del 3,30%. Nel 1950 la produzione media individuale annua era di 3.900 litri.

È da sottolineare che le condizioni climatiche di allevamento sono piuttosto severe, paragonabili al territorio australiano, dove tuttavia le bovine raggiungono la metà dei risultati produttivi israeliani.

Il successo degli allevatori israeliani proviene dalla continua ricerca e adozione delle innovazioni tecnologiche, da un’attenta organizzazione del management e dal rispetto per il benessere delle loro bovine.

Le circa 124.000 bovine da latte sono distribuite in oltre 800 fattorie, che adottano due principali sistemi di allevamento. Nei Kibbutz (fattorie collettive) si allevano da 200 a 600 capi (350 in media) e si effettuano 3 mungiture al giorno.

Nelle Moshaw (cooperative a gestione famigliare) si allevano da 20 a 150 capi (60 in media) e si effettuano 2 mungiture giornaliere.

Anche nelle aziende più piccole la tecnologia è stata adottata da tempo. Nel 1999 è stato installato il primo robot di mungitura.

I successi israeliani

I ricercatori israeliani hanno contribuito allo sviluppo di tecnologie che sono diffuse nelle stalle di tutto il mondo, come gli analizzatori elettronici del latte (in quantità e qualità), i sistemi di identificazione individuale, i sensori di analisi del latte per riscontrare problemi di salute (chetosi, acidosi, mastite, carenze nutrizionali), i software per la gestione della mandria e del piano alimentare, le tecnologie per il raffrescamento della stalla.

Attualmente esistono prestigiose aziende commerciali che producono sensori per la zootecnia di precisione e che collaborano attivamente con i ricercatori per proporre e migliorare le soluzioni di monitoraggio della bovina (da Israel Dairy Board, Facts and Figures, anno 2015, pubblicazione dell’Idb, organizzazione privata a partecipazione statale che raggruppa le associazioni di allevatori di bovini ed ovini in Israele).

 

Leggi l’articolo completo di box, grafici e tabelle pubblicato su Informatore Zootecnico n. 18/2016

L’edicola di Informatore Zootecnico

Da Israele: innovazione zootecnica, novità - Ultima modifica: 2016-10-26T15:30:18+02:00 da Barbara Gamberini

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