Meno braccia e più testa per gestire il frumento duro. Le frontiere della precision farming e della digitalizzazione possono essere preziose alleate per consentire alla coltura più tradizionale per il Sud di affrontare le sfide della sostenibilità, della qualità e della globalizzazione dei mercati. La coltivazione del frumento duro si estende in Italia su una superficie di 1,2 milioni di ettari e può dare un contributo decisivo alla realizzazione dell’obiettivo, lanciato dal ministero delle Politiche agricole, del 10% di agricoltura di precisione entro il 2021. E in questo senso la sede centrale di Foggia del Centro di ricerca di cerealicoltura e colture industriali del Crea può svolgere un ruolo trainante per lo studio e la diffusione di queste pratiche evolute sul territorio. Il progetto Agridigit è uno dei pilastri dell’azione dell’ente di ricerca del Mipaaf per i prossimi anni (il secondo è quello delle biotecnologie sostenibili) e la sostenibilità - economica, sociale e ambientale - è la parola d’ordine che indirizza l’azione dei ricercatori.
La digitalizzazione
Una digitalizzazione che può ottimizzare la produzione, ma anche la ricerca, per favorirne gli sforzi nelle attività di breeding e di miglioramento delle pratiche agronomiche che mirano a ottimizzare i costi di gestione del sistema cerealicolo. In questa ottica l’agricoltura di precisione si sta rilevando un ottimo strumento: gli investimenti in termini di software e device vengono infatti ampiamente compensati dai minori costi colturali, derivanti dal risparmio nell’utilizzo dei mezzi tecnici: meno fertilizzanti, prodotti fitosanitari, acqua irrigua e semente.
Tre sono i livelli di applicazione della precision farming che si stanno affermando anche sul frumento duro: 1) guida assistita per migliorare la collimazione dei passaggi delle macchine agricole in campo; 2) l’applicazione di sensori (per rilevamenti prossimali o telerilevamento) e georeferenziamento per automatizzare la distribuzione a rateo variabile dei mezzi tecnici; 3) il coinvolgimento dell’intera filiera e dei diversi comprensori con il rilevamento direttamente in campo dei parametri quanti-qualitativi della produzione.
Droni e sensori
I sensori delle camere a infrarosso, tetraspettrali e nel visibile montati sui droni sono gli occhi con cui il Crea di Foggia riesce a raccogliere la massa di dati necessaria per un breeding di precisione che sappia individuare varietà più resistenti di grano duro, in grado di ottimizzare l’assimilazione di nutrienti ed acqua. Il radar posizionato sul tetto della sede di Foggia è una sorta di faro che, all’interno del progetto di ricerca Sensagri, consente, assieme ai rilevamenti effettuati dai satelliti Sentinel di ottenere informazioni sullo stato idrico e vegetazionale dei suoli. Con l’obiettivo di ottimizzare l’utilizzo della risorsa più preziosa, ovvero l’acqua. Oppure di studiare la distribuzione di patologie emergenti come la ruggine.
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Irroratrici e seminatrici
Le irroratrici e gli spandiconcimi a rateo variabile consentono di applicare il secondo livello dell’agricoltura di precisione, realizzando risparmi notevoli di input tecnici. Un risultato ottenuto anche tramite la seminatrice brevettata dal Cre-CI di Foggia che, imitando la tecnica della semina “a spaglio” assicura una maggiore competizione nei confronti delle infestanti, con risparmi nei diserbi, nella fertilizzazione a anche nella dose di seme distribuito. Un’innovazione che trova la sua massima applicazione nei sistemi biologici, ma che non rappresenta un ritorno all’agricoltura di “imprecisione”. Lo schema di distribuzione del seme è infatti in realtà attentamente studiato per favorire emergenze e accestimenti ed evitare difformità di sviluppo fino alla raccolta. Perché il compito della ricerca è quello di fornire le idee in grado di favorire lo sviluppo dell’agricoltura, anche in ottica digitale.
* Nicola Pecchioni - Direttore del Crea CI Foggia, già professore associato di Agronomia e coltivazioni erbacee del dipartimento di Scienze della vita dell’Università di Modena e Reggio Emilia, già Ricercatore presso l’Istituto Sperimentale per la Cerealicoltura, sezione di Fiorenzuola d’Arda (PC), già direttore del laboratorio Cerealab. Tra i principali Filoni di Ricerca che ha affrontato: Meccanismi genomici di tolleranza agli stress abiotici e adattamento all’ambiente delle specie erbacee; sviluppo di progetti e strumenti innovativi per la Selezione Assistita con interazione ‘pubblico-privato’ in cereali ed orticole; nuovi prodotti e aumento contenuto in composti a valenza salutistica nelle produzioni vegetali; approfondimento delle conoscenze ecofisiologiche che limitano la produzione in cereali e pomodoro.
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