PRODUZIONE BIOLOGICA

Il compost autoprodotto. Una risorsa per le aziende bio

Realizzato in Campania un impianto con sistema a insufflazione d’aria e controllo della temperatura. Alimentato con residui vegetali garantisce la sostanza organica necessaria alla concimazione

La produzione di compost on farm rappresenta un’opportunità per le aziende che si dedicano alla produzione biologica.

Grazie a un progetto finanziato nell’ambito del Psr Campania, per la prima volta nella regione si è concretizzata un’iniziativa in quest’ambito realizzando, a basso costo, un impianto di compostaggio con piattaforma in cemento armato e con sistema automatico d‘insufflazione di aria e controllo della temperatura.

«Con questo impianto – afferma Massimo Zaccardelli del Cra - Centro di ricerca per l’orticoltura (Cra-Ort) di Pontecagnano (Sa), ente responsabile del coordinamento scientifico del progetto – è appena terminato un secondo ciclo di compostaggio da residui vegetali, in particolare di quelli derivanti dalle produzioni di IV gamma e di potatura. Inoltre, è stato realizzato un estrattore per la produzione di compost-tea direttamente in azienda».

L’impiego di compost in agricoltura biologica è praticamente una tappa obbligata per chi intende seguire questa forma di coltivazione.

«Il compost – spiega Zaccardelli – riequilibra il suolo dal punto di vista nutrizionale, microbiologico e fisico, consentendo il raggiungimento di produzioni soddisfacenti e di elevata qualità, grazie anche alla riduzione dell’impiego dei pesticidi che sono consentiti in biologico».

Un investimento contenuto

Il compost, inoltre, svolge anche altre funzioni non ancora conosciute nel dettaglio.

«Nella progettazione e realizzazione dell’impianto di compostaggio – afferma Giuseppe Celano, dell’Università degli studi della Basilicata – si è prestato particolare attenzione alla trasferibilità delle tecnologie proposte. Grazie alla collaborazione di Luca Rizzuti, programmatore, e di Alfredo Bufano, elettrotecnico, è stato possibile realizzare un sistema di compostaggio a insufflazione d’aria e a controllo di temperatura, di facile riproducibilità e a basso costo (<2.000 €). In totale l’investimento non supera i 16mila € e consente di produrre compost in azienda a costi inferiori ai 5 €/t. La tecnologia semplificata proposta è trasferibile anche in altri contesti produttivi, quali le aziende zootecniche, dove può risolvere importanti problemi di gestione delle deiezioni trasformandole in compost stabilizzato».

I primi risultati, rilevati nell’azienda Mellone, sono confortanti.

«Per quanto riguarda le prove con Tea compost – dice Giancarlo Mellone dell’azienda omonima di Eboli, coinvolta nella sperimentazione – abbiamo risultati positivi su melone, mentre stiamo verificando quelli rilevati su peperone. Il compost, invece, è stato utilizzato per la prima volta su lattuga e, fra qualche mese, potremmo trarre le conclusioni».

Non solo ammendante

Il compost verde, inoltre, non ha solo una funzione ammendante: «Questa sostanza – spiega Alessandro Piccolo, direttore del Cermanu (Centro di ricerca magnetica nucleare) – rappresenta sostanza organica in dinamica nel suolo e, quindi, nella successiva lenta mineralizzazione produce composti organici con effetti di bio-attività».

Gli studi sul compost, dunque, aprono nuove prospettive circa l’impiego e gli effetti delle molecole biostimolanti. «La ricerca – continua Piccolo – è impegnata nello studio degli effetti di bio–stimolazione del compost, approfondendo la chimica dei composti in esso contenuti e la risposta delle piante. Il compost, infatti, è in grado di assorbire sostanze umificate contenendone fino al 15%. Alcuni studi hanno appurato che miscelato con materiali microbici (micorrize) è in grado di veicolare sostanze biostimolanti».

Il trattamento della materia prima

La composizione e la qualità di un compost sono influenzate sia dal materiale di partenza, sia dalle tecniche di compostaggio impiegate.

«Nell’esperienza condotta presso l’azienda Mellone – spiega Piccolo – è stato messo a punto un sistema di compostaggio che prevede la formazione di cumuli di materiale verde, rappresentato dai prodotti di scarto aziendali, sottoposti ad areazione forzata. I cumuli sono stati bagnati per garantire il giusto grado di umidità, così da consentire il raggiungimento, nelle prime due settimane, di una temperatura di 65-70 °C necessaria per l’igienizzazione dai patogeni». In seguito, la temperatura si abbassa e inizia la fase di maturazione che può durare 3-4 mesi e ha notevole influenza sulla stabilità del prodotto finale.

«In definitiva – conclude il direttore del Cermanu – la qualità del compost varia molto in funzione del materiale impiegato, dei dosaggi, dei tempi di maturazione e delle procedure adottate. Infine, non bisogna sottovalutare un altro aspetto importante che riguarda l’attività di sequestro del carbonio da parte del compost, con conseguente riduzione dell’immissione di anidride carbonica in atmosfera»

Il compost autoprodotto. Una risorsa per le aziende bio - Ultima modifica: 2013-05-07T15:14:03+02:00 da nova Agricoltura

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento
Per favore inserisci il tuo nome