Altissime densità, filare continuo e ridotta dimensione delle piante. Come nel vigneto, così nell’oliveto. La meccanizzazione integrale con gestione in continuo della raccolta è una realtà già operativa anche per la regina delle colture mediterranee. I primi sistemi superintensivi testati negli anni ’90, con densità d’impianto da 1.200 a 2.000 olivi per ettaro, si sono evoluti verso l’olivicoltura superintensiva di seconda generazione (SHD 2.0), basata sull’allevamento “smart tree”, senza strutture di sostegno, in modo da consentire anche la meccanizzazione delle operazioni di potatura.
Giovedì 12 ottobre alle 14:30 alla fiera Agrilevante di Bari convegno su questi temi dal titolo "Oliveti superintensivi, le linee di ricerca italiane".
Interverranno:
- Salvatore Camposeo professore associato dell'Università degli Studi di Bari
- Antonio Russi, contoterzista di Cai, Confederazione agromeccanici e agricoltori italiani, esperto di lavorazione e raccolta negli impianti superintensivi.
- Roberto Guidotti, segretario Cai, Confederazione agromeccanici e agricoltori italiani.
- Modera Giuseppe Francesco Sportelli giornalista Edagricole.
Tra i focus principali:
- Minori costi di gestione
- Le varietà più resistenti
- Verso un’olivicoltura digitale resistente
La partecipazione all'incontro offre la possibilità di ottenere CREDITI FORMATIVI PROFESSIONALI per gli iscritti all’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali
Guarda il video: Una via italiana per l'olivicoltura superintensiva