Una collaborazione tra i ricercatori dell’Enea (Agenzia italiana per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), Crea (il Consiglio per la ricerca in agricola e l’analisi dell’economia agraria) e Osu (l’Ohio State University), ha portato a due pubblicazioni sulla rivista Plos One che aprono nuove prospettive per arricchire le patate con due importanti vitamine.
Nel primo lavoro, una collaborazione tra Enea e Crea, è stato utilizzato il miglioramento genetico classico per arricchire le patate con luteina e zeaxantina, due carotenoidi che si accumulano nella macula lutea dell’occhio umano e prevengono la degenerazione maculare legata all’età, che è la causa principale di cecità nei paesi sviluppati. La luteina si accumula anche nel cervello umano e diete ricche in luteina sono associate al miglioramento delle funzioni cognitive nei neonati e negli anziani. La luteina si trova solitamente in verdure a foglia verde, come gli spinaci mentre le fonti dietetiche di zeaxantina sono più rare. Tra i risultati di questa ricerca è la nuova varietà Melrose di patate, arricchita con luteina e la scoperta che i tuberi di questa varietà mostrano una ridotta germinazione e perdita di peso durante l’immagazzinamento a lungo termine, riducendo sostanzialmente l’utilizzo dei prodotti chimici e della refrigerazione durante la conservazione post-raccolta.
Nel secondo lavoro, la Osu ha unito le forze con quelle di Enea e Crea per studiare la quantità di vitamina A da patate arricchite in beta-carotene (“patate d’oro”) prodotte in precedenza attraverso una collaborazione tra Enea e l’Università di Friburgo. Il beta-carotene è la principale fonte di vitamina A negli alimenti di origine vegetale e la avitaminosi A è tra le cause principali di cecità e mortalità infantile in molti Paesi in via di sviluppo. Aumentando il contenuto di beta-carotene dei principali alimenti consumati in questi Paesi attraverso un processo chiamato “biofortificazione”, il consumo di vitamina A può essere migliorato, salvando molte vite umane.
La biofortificazione con beta-carotene di una serie di piante di largo consumo, come il riso, il mais, la patata e la cassava, è una delle priorità principali indicate nel Copenaghen Consensus Report.
I ricercatori Osu hanno usato un sistema simulato di digestione da loro creato per studiare la bioaccessibilità del beta-carotene nelle “patate d’oro”. Lo studio ha rivelato che i tuberi contengono livelli di vitamina E dieci volte superiori rispetto alle patate normali. Lo studio suggerisce anche che una porzione da 150 g di “patate d’oro” bollite può fornire il 42% della dose giornaliera di vitamina A e il 34% di vitamina E di un bambino, sufficiente a prevenire lo stato di avitaminosi. «La biofortificazione con carotenoidi era stata dimostrata nel riso e nel mais - ha detto il coordinatore degli studi Giovanni Giuliano - la patata è la terza coltura di ampio consumo a essere biofortificata. La tecnologia da utilizzare è dipendente dalla specie: per arricchire il mais e la cassava con beta-carotene, il miglioramento genetico tradizionale funziona, mentre per riso e patate le strategie transgeniche sembrano essere, per ora, l’unica opzione. È importante mantenere un’apertura mentale, ricordando che le esigenze nutrizionali differiscono in diversi paesi e che il nostro obiettivo finale è quello di fornire cibo sicuro e nutriente ai 9 miliardi di persone che popoleranno il mondo».
«La caratterizzazione dettagliata del germoplasma di patate ad alto contenuto di carotenoidi ha portato alla scoperta di nuove varianti geniche presenti nelle patate non Ogm che controllano la biosintesi dei carotenoidi - ha dichiarato il coordinatore dello studio del Crea Giuseppe Mandolino - queste varianti possono essere utilizzate per la generazione di patate non-Ogm, biofortificate con carotenoidi ad alto valore nutrizionale come la zeaxantina e la luteina. La varietà Melrose, rilasciata da Crea durante il progetto in collaborazione con Enea, è un primo esempio di tali nuove varietà».