La capacità di mantenere o recuperare una posizione stabile, quando fattori esterni o interni tendono a modificarla, è il punto di equilibrio di ogni sistema dinamico. Come l’agricoltura, che per sua natura è aleatoria, per la variabilità dei molteplici fattori che interagiscono tra loro.
A questa trascurata consapevolezza, a cui mai ci abitueremo, si aggiungono eventi straordinari e imprevedibili che alimentano uno stato di provvisorietà che danneggia il comparto produttivo e disorienta gli imprenditori.
Diversamente dagli altri settori economici, il primario richiede equilibrio e programmazione di medio-lungo periodo, tecnologie innovative di comprovata efficacia, a iniziare da quelle finora pregiudizialmente osteggiate, piuttosto che soluzioni alternative apparentemente risolutive.
Editoriale di Terra e Vita 13/2022
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Una visione programmatica, pertanto, è indispensabile per progettare gli interventi e accompagnare le trasformazioni necessarie per affrontare le sfide sempre più complesse che ci attendono. Pertanto, non possiamo fare a meno di nessuna delle innovazioni disponibili e dobbiamo continuare a cercare nuove risposte a problemi irrisolti, cercando di integrare metodi e tecnologie, adeguando norme e regolamenti che spesso frenano il ristabilirsi del punto di equilibrio diretto alla sostenibilità circolare dell’agricoltura. Ovviamente un’attenzione sugli interventi strutturali appare fondamentale per affrontare le congiunture climatiche e geopolitiche, come quelle di queste settimane.
Se all’agricoltura sarà ancora affidato il compito di garantire la sicurezza alimentare, oggi più che nel recente passato dobbiamo investire tutte le conoscenze e gli strumenti disponibili per aumentare la stabilità produttiva senza rinunciare alla sostenibilità, interpretando le politiche comunitarie nazionali e regionali per realizzare provvedimenti strutturali straordinari, anche immateriali, con effetti duraturi nel tempo. Il Piano Strategico Nazionale è un’opportunità epocale per investire in reti idriche di collegamento tra consortili e aziendali per distribuire l’acqua con avanzati modelli gestionali di supporto alle decisioni, gli unici in grado di garantire incrementi e stabilità delle rese. Mappatura di vocazionalità territoriale e diffusione di impianti per la subirrigazione consentirebbero di ridurre o eliminare le lavorazioni del terreno e di programmare gli interventi agronomici senza l’incertezza delle condizioni microclimatiche sempre più erratiche che non consentono di intervenire in modo efficiente e sostenibile.
Gli effetti addizionali degli avvicendamenti colturali in sequenza sono la prospettiva agroecologica più coerente agli obiettivi del Green Deal europeo, anche nell’ottica della produzione di biomasse rinnovabili per uso energetico: esempio di circolo virtuoso in cui l’organizzazione produttiva si trasforma a vantaggio dell’intero sistema, riducendo gli input esterni e innescando cicli del carbonio sostenibili e resilienti ai cambiamenti climatici.
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È urgente intervenire con ambizione e coraggio per un cambiamento duraturo e sostenibile che ponga sempre al centro l’agricoltura per soddisfare i fabbisogni alimentari e salvaguardare l’ambiente nella direzione della neutralità climatica e non viceversa. La nuova Pac potrà fare molto se i rappresentanti istituzionali e tutti i portatori d’interesse si convinceranno che solo una visione unitaria di competenze e responsabilità potrà rafforzare l’agricoltura italiana. Il tempo sta per scadere, servono certezze, visione chiara e trasparenza dei metodi. Indugi e omissioni tardive e immotivate non saranno giustificati.
di Michele Pisante
Università di Teramo, Coordinatore del Comitato tecnico scientifico di Edagricole