Uve apirene, dal Crea viticoltura in arrivo Ursi

uve apirene
Frutto della ricerca pubblico-privata sta per essere iscritta nel Catalogo nazionale delle varietà di vite. Rossa, medio tardiva, si raccoglie a fine agosto/settembre, molto resiliente

Ancora qualche mese e sarà iscritta nel catalogo nazionale delle varietà di vite anche "Ursi", cultivar di uva da tavola senza semi costituita nel centro di enologia e viticoltura del Crea di Turi, nel barese. Rossa, medio tardiva, raccolta a fine agosto/settembre, molto resiliente, Ursi sarà la prossima a essere iscritta dopo "Maula", la prima in assoluto, seguita da "Maula Egnazia" e "Dauna", tutte cultivar frutto del programma di miglioramento genetico in corso presso il centro di Turi, nato per rispondere alla mancanza di apirena nazionale, fornire  ai produttori varietà locali legate al territorio e selezionare alcune uve da avviare poi alla protezione brevettuale.

Fare squadra paga

Un programma ambizioso frutto dell'intesa decennale pubblico/privato, siglata nel 2016 tra il Crea e il Consorzio Nuvaut (Nuove Varietà Uve da Tavola), costituito da 23 aziende pugliesi, guidato da Giacomo Suglia, presidente di Apeo, associazione di esportatori ortofrutticoli di Puglia e Basilicata. La varietà che ha bruciato le tappe, perchè già in produziome su di una Sau di oltre cento ettari è Maula, bacca rossa, la prima varietà apirena tutta italiana, iscritta nel catalogo delle varietà di vite.

Uva precoce, già al taglio da metà giugno, Maula è coltivata nei terreni individuati dal consorzio, e condotti anche da non soci con costi delle royalty differenziati (50 centesimi a pianta e 500 euro per ogni ettaro messo in produzione per i soci e 1 euro e 1.000 euro per i non soci). La precocità la differenzia nettamente dalle altre varietà di uve apirene che il consorzio Nuvaut ha individuato tra le oltre 400 presenti nei campi sperimentali di Turi.  Precocità riscontrata sia nella coltivazione sotto telo che sotto rete. Maula, come Egnazia e Dauna e presto anche Ursi, sono l'avanguardia dell'intesa decennale che ha permesso di testare, direttamente nelle aziende dei soci, 36 varietà di uve italiane al 100% e senza semi, in grado di resistere alla scarsità idrica e agli stress biologici, con una lunga shelf life, così da poter essere esportate anche in nazioni molto lontane.

Maula è anche la conferma di come della ricerca pubblica (Crea) e privata (Nuvaut) possano beneficiare sia i produttori - che vedono tutelato il proprio reddito - che i consumatori che vedono valorizzata la qualità in linea con il trend di consumi ormai spostatosi sulle senza semi, tanto che il 60% della Sau vitata del sud est barese, polo viticolo da mensa per eccellenza della Puglia, è investita sulle colture apirene. Quanto alle rese delle tre cultivar già iscritte e che meglio di altre hanno grossi margini di adattamento agli areali pugliesi, mentre Maula ha una resa media di 240 quintali per ettaro, la varietà Maula Egnazia, nota per produttività e capacità di conservazione sulla pianta, ne ha una di 400, come la Daunia, uva rossa.

Per Ursi siamo su livelli standard di 250/300 quintali. «La Maula – sottolinea Rocco Perniola, responsabile tecnico scientifico del progetto e Tecnologo del Crea di Turi – ha una spiccata precocità che va incontro in particolare alle esigenze di inizio campagna, mentre la Ursi, è tardiva. Non è ancora iscritta nel Catalogo, ma lo sarà nei prossimi mesi».

«Sulla Maula i risultati sono in crescita, sul mercato italiano ed estero, specie Germania e Svizzera, dove c'è un buon riscontro – ha precisato Giacomo Suglia –. Siamo molto soddisfatti del lavoro fatto fin qui, frutto dell'impegno della ricerca pubblica e della collaborazione con un consorzio privato. Un risultato tutto italiano, tutto della Puglia, la regione che in questa coltura ha un primato produttivo nazionale».

Liberare il genome editing

E per la regina dell'uva con semi, l'Italia? Da tempo si lavora alla possibilità di una Italia senza semi «ma per averla serve un suo clone e per questo servirebbe creare tecniche di genomica assistita – ha sottolineato Perniola –. Siamo in una fase di studio che prosegue per avere embrioni in cui introdurre la apirena e poi c'è la possibilità di trasferire in campo, ma servono ambienti confinati e autorizzati dal Masaf».

Uve apirene, dal Crea viticoltura in arrivo Ursi - Ultima modifica: 2025-05-30T08:42:23+02:00 da Simone Martarello

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