Una quota non trascurabile della potenza erogata dal trattore si disperde nel suolo, compattandolo. Nelle lavorazioni del terreno tale quota è molto elevata e in quelle convenzionali può raggiungere il 50% della potenza erogata.
Molti studi individuano nella compattazione del terreno la causa principale della minor resa delle colture. La riduzione di produzione però non è sempre percepita perché tende a interessare l’intero appezzamento. La compattazione, infatti, riduce gli scambi gassosi, l’infiltrazione dell’acqua, lo sviluppo di micro e macrorganismi del suolo, la crescita radicale e il volume del terreno esplorato, e altera il pH del suolo. Per contrastare la compattazione si eseguono lavorazioni intensive che però, pur migliorando le condizioni fisiche del suolo (soprattutto la porosità), arrecano un forte disturbo rendendo il terreno non più in grado di ospitare un’attività biotica complessa, capace di supportare lo sviluppo della coltura. La rizosfera s’impoverisce e per sostenere la produzione crescono gli input chimici, soprattutto in termini di fertilizzanti, che a loro volta concorrono ad alterare le condizioni edafiche, ad esempio contribuendo alla volatilizzazione della sostanza organica del suolo.
Per interrompere questa spirale di eventi sfavorevoli alla coltivazione sono state sviluppate soluzioni che riducono il compattamento, come l’adozione di ruote gemellate, pneumatici a bassa pressione e larga sezione, cingoli in gomma. Così operando, si “spalma” su una superficie maggiore il calpestamento riducendone al contempo l’entità: meglio calpestare poco una superficie più ampia. Compattare poco il suolo consente di ridurre l’intensità della lavorazione. La stessa tecnica di semina su sodo prevede, per garantire il conseguimento di un reddito, che sia limitato al massimo il compattamento. Alcuni studi però tendono a dimostrare come un suolo agrario soffra per qualsiasi grado di calpestamento, perché compattazione e azioni di decompattazione alterano il sistema ecologico del terreno interferendo con lo sviluppo della rizosfera (micorrize, antagonisti, ecc.) e con i cicli di acqua, carbonio e azoto.
Controlled Traffic Farming
Ecco allora tornare in auge una tecnica, quella del traffico controllato, già proposta negli anni Ottanta, che s’ispira a un paradigma di segno opposto: concentrare il calpestamento su poche fasce del campo sottratte alla coltivazione, in modo da preservare l’integri
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