Alla faccia della “naturalità”.
Per fare il vino servono competenze tecniche, tecnologie e pratiche enologiche. E queste pratiche enologiche sono in continua evoluzione determinando la necessità di un aggiornamento continuo delle competenze.
Additivi e coadiuvanti
Anche perché il recente Reg.934/2019, in vigore da dicembre, ha scompigliato le carte. Riformando la materia delle pratiche ammesse e differenziando nettamente le sostanze e i composti utilizzabili in enologia tra:
- additivi
- coadiuvanti tecnologici.
Un’evoluzione che secondo alcuni può essere l’anticamera della temuta - e ben poco auspicata in Italia – indicazione in etichetta degli ingredienti del vino.
Più elasticità nelle pratiche autorizzate
E un’altra riforma significativa introdotta dal nuovo dispositivo normativo è il maggiore livello di integrazione rispetto alle posizioni tecniche dell’Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino (OIV) rispetto al precedente Reg. (CE) 606/2009.
Un collegamento che determinerà una più veloce evoluzione delle pratiche e dei trattamenti enologici utilizzabili durante i processi di vinificazione e di elaborazione dei prodotti vitivinicoli, che potranno essere aggiornati in accodo con le deliberazioni del maggiore consesso scientifico dell’enologia mondiale senza dover più passare dall’emanazione di nuove normative.
Vini bio e vini a bassa gradazione, i nuovi trend
Una maggiore elasticità per andare incontro alle sempre nuove richieste di una domanda in continua evoluzione che sviluppa nuovi trend come quella dei vini biologici e dei vini a bassa gradazione alcolica, su cui Bruxelles intende presto introdurre un’ulteriore deregulation, consentendo di chiamare vino anche bevande con gradazione inferiore a 8° alcolici sdoganando i termini dealcolizzato e parzialmente dealcolizzato per i vini con titolo alcolometrico totale rispettivamente inferiore e superiore a 0,5 % vol.
Gli enologi poco informati rischiano di rimanere tagliati fuori da questa travolgente evoluzione.
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