Olivicoltura smart e tracciabilità nei progetti della regione Toscana

    olivicoltura
    Centraline per il monitoraggio degli oliveti
    Internet of Things, modellistica, olivicoltura di precisione, l’utilizzo dei sottoprodotti secondo i principi dell’economia circolare. Migliorare la redditività significa, in olivicoltura, aumentare le rese, contenere l’alternanza e ridurre i costi di produzione.

    Ci sono le nuove tecnologie, l’Internet of Things e la modellistica applicata alla stima del rischio dei principali patogeni e insetti dannosi dell’olivo, l’olivicoltura di precisione, l’utilizzo dei sottoprodotti secondo i principi dell’economia circolare ma anche i protocolli di sostenibilità e di valutazione di impatto ambientale, tra i temi trattati nei tre progetti presentati all’Accademia dei Georgofili il 10 dicembre scorso (leggi qui l'articolo di presentazione): SEMIA – (Indirizzi di Sanità, Sostenibilità ed Eccellenza della olivicoltura MedIterraneA) con capofila il Collegio Toscano degli Olivicoltori OLMA, cooperativa grossetana di molitura e di servizi con più di 1200 soci, AsiolBIO SI (Applicazione di nuove Strategie e tecniche Innovative in Olivicoltura BIOlogica in provincia di Siena) coordinato dal Consorzio Volontario Fitosanitario di Siena e APPAGO (Applicazioni Agronomiche innovative per la Gestione dell’Olivicoltura collinare) dell’Oleificio Val d’Orcia. A sostenerli nelle attività di innovazione e trasferimento l’Università di Firenze, la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, il CNR Ivalsa, l’Università della Tuscia di Viterbo e la Fondazione per il Clima e la Sostenibilità.

    Gli obiettivi

    Migliorare la redditività significa in olivicoltura aumentare le rese, contenere l’alternanza e ridurre i costi di produzione.

    Negli ultimi anni le condizioni climatiche di grande variabilità, con gelate tardive e periodi primaverili estremamente piovosi, alternatisi ad estati molto calde e siccitose, da un lato hanno influenzato in modo diretto la fisiologia delle piante, causando fenomeni quando di scarsa allegagione, quando di cascola, e dall’altro hanno favorito la diffusione e la proliferazione delle generazioni della mosca delle olive Bactrocera Oleae, anche nelle aree interne dove nei decenni scorsi non era diffusa.

    Centraline e DSS

    La Schermata del Dss di Semia

    Per questi motivi nell’ambito del progetto SEMIA è stata realizzata, dallo Spinoff Terrasystem dell’Università della Tuscia, una rete di monitoraggio di quindici centraline agrometeorologiche, georeferenziate e interfacciate con quelle della rete di stazioni del Servizio Fitopatologico Regionale, allo scopo di migliorare la copertura dell’informazione territoriale. “I dati di precipitazioni, bagnatura fogliare, umidità e temperatura, rilevati con una sensoristica flessibile ed elaborati con tecnologie opensource, insieme ai rilevi di campo relativi alla presenza delle avversità”  ha spiegato Claudio Belli di Terrasystem “sono accessibili ai produttori della cooperativa OLMA e consultabili anche da altri utenti registrati.”

    Claudio Belli di TerraSystem

    I modelli, inseriti nel sistema di supporto alle decisioni DSS sono quelli relativi allo sviluppo dell’occhio di pavone e della lebbra, oltre a quello di infestazione della mosca già sviluppato dallo Spinoff accademico Aedit srl della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e utilizzato anche dal portale della Regione Agroambiente.info.

    La Sant'Anna rilancia sui modelli

    Lo stesso modello per la mosca è stato utilizzato, insieme ad altri modelli di previsione delle fasi fenologiche e della maturazione dei frutti, nel sistema di supporto alle decisioni del progetto AsiolBIO nel quale Ruggero Petacchi e gli altri ricercatori della Scuola Sant’Anna, hanno introdotto un nuovo sistema di monitoraggio e controllo delle generazioni della mosca, a partire dalla primavera e prima dello sviluppo dei frutti, associato a metodi di difesa adulticidi e preventivi.

    Val d'Orcia più sostenibile

    Oliveti della Val d'Orcia
    Progetto Appago

    L’impegno degli olivicoltori e del frantoio della Valdorcia per gli obiettivi di sostenibilità, qualità e conservazione del territorio, perseguiti anche con le azioni del progetto AppAGO, sono stati organizzati dapprima in uno studio di Life Cycle Assessment (valutazione del ciclo di vita) e poi in un protocollo di sostenibilità, come ha spiegato Stefano Grazini, agronomo dello studio tecnico SIA, sviluppato secondo quattro pilastri, ambientale, economico, sociale e territoriale e di Qualità delle produzioni, ognuno espresso poi in indicatori oggettivi e misurabili. Un protocollo, poi validato da DNV-GL come Ente Terzo, che per il momento è di tipo proprietario e riservato agli olivicoltori soci della cooperativa che intraprendono un loro percorso di miglioramento della sostenibilità.


    Xylella in Toscana, segnale di efficienza dei controlli

    Secondo quanto riportato da Toscana Notizie, Agenzia di informazione della Giunta regionale toscana, apparterrebbero alla sottospecie Multiplex, diffusa in Francia e in Spagna ma diversa da quella presente in Puglia, i ceppi di Xylella fastidiosa isolati per la prima volta in Toscana su alcune piante arboree ed arbustive (ma non sull’olivo) nel Comune di Monte Argentario.

    Le piante sono state identificate a seguito dei controlli capillari applicati dal Servizio Fitopatologico Regionale allo scopo di applicare le misure di eradicazione previste dalla legge con la distruzione delle piante colpite e la costituzione di una zona cuscinetto di massima attenzione.

    Olivicoltura smart e tracciabilità nei progetti della regione Toscana - Ultima modifica: 2018-12-20T18:12:19+01:00 da Lorenzo Tosi

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