La Pac ha conseguito molti successi, tra cui l’autosufficienza alimentare, il sostegno al reddito, l’aumento della bilancia commerciale europea. Ma oggi la Pac è oggetto di molte critiche, prima fra tutte quella di non aver sostenuto adeguatamente le modalità di produzione più vantaggiose per l’ambiente.
Articolo pubblicato sulla rubrica “La Pac sotto la lente” di Terra e Vita
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L’agricoltura rappresenta il 20% delle emissioni di gas serra in Francia. È responsabile del 71% delle emissioni di metano (gas serra prodotto in particolare dai ruminanti) e del 94% delle emissioni di ammoniaca (presenti nei fertilizzanti).
Con questa premessa, il 23 ottobre 2019 a Parigi, l’istituzione governativa di esperti collegata all’ufficio del Primo ministro francese, France Stratégie, ha presentato una relazione intitolata “Rendere la Pac una leva per la transizione agro-ecologica”.
La Francia propone una transizione agro-ecologica, trasformare l’aiuto per ettaro in “pagamenti di base per unità di lavoro”, tassare più prodotti fitosanitari, fertilizzanti e antibiotici per finanziare una “transizione agroecologica”
La critica francese alla Pac e la proposta di un sostegno all’agricoltura green rappresenta una vera novità per il Paese d’Oltralpe, notoriamente tradizionalista in tema di politica agricola.
Una politica che non soddisfa
Secondo France Stratégie, la Pac è complessa e non sempre efficiente e soddisfacente:
- non soddisfa le aspettative degli agricoltori, che stanno lottando per vivere decentemente del loro lavoro nonostante gli aiuti, soprattutto in tempi di crisi. Il reddito medio degli agricoltori francesi era di 1.250 euro al mese nel 2016, secondo il Mutualitè Social Agricole, e nel 2017 un quarto degli agricoltori ha vissuto al di sotto della soglia di povertà, secondo l’Insee;
- non soddisfa le aspettative dei consumatori, in termini di cibo, salute e benessere degli animali. Ciò è dimostrato dai dibattiti sugli effetti dei residui di pesticidi nella filiera alimentare o sull’inquinamento del suolo e delle acque.
Le osservazioni di France Stratégie corrispondono alla realtà anche in Italia, dove la maggior parte degli agricoltori subiscono la stagnazione dei redditi e dove i consumatori auspicano un’agricoltura sempre più sostenibile.
Principi diversi
La Pac non può essere ridotta a una questione tecnica o di bilancio. La società civile ha una grande voce sulla Pac, tenendo conto dei problemi relativi a cibo e sviluppo sostenibile. Con una maggiore ambizione ambientale a livello europeo e nazionale, la politica agricola deve favorire una transizione verso sistemi agricoli meno dannosi per l’ambiente e più resilienti perché più diversificati: un sistema agroambientale in grado di soddisfare le aspettative della società in termini di cibo, salute e benessere degli animali, e che deve garantire un reddito dignitoso per gli agricoltori.
In un momento in cui il dibattito sulla futura Pac è al centro dell’attenzione, la relazione francese cerca di renderla più ambiziosa in termini di efficienza delle risorse, protezione ambientale e azione per il clima.
Al fine di integrare la questione ambientale e fornire agli agricoltori un reddito dignitoso, il documento francese propone di:
- allineare la Pac ai principi dell’economia pubblica, in particolare applicando un’imposta ambientale basata sui principi “chi inquina paga” e remunerando i servizi che sono forniti dall’agricoltura all’ambiente;
- sostenere i metodi di produzione che contribuiscono a migliorare la qualità nutrizionale e sanitaria della produzione di cibo, il che significa limitare l’uso di input (fertilizzanti, pesticidi, antibiotici, ecc.) che incidono sulla salute dell’uomo e la qualità dell’ambiente;
- sostenere l’innovazione agricola e agroalimentare.
La proposta francese chiede, in sostanza, una maggiore ambizione alla Pac, soprattutto in tema di ambiente e salute del cibo, con una forte penalizzazione all’uso degli input in agricoltura.
La transizione agroecologica
Attualmente il sostegno della Pac è legato alle dimensioni delle aziende agricole e ai riferimenti storici di produzione.
Il pagamento di tutti gli aiuti è subordinato al rispetto degli obblighi normativi in materia di protezione dell’ambiente e del benessere degli animali (la “condizionalità”); inoltre si tiene conto del contributo ambientale mediante il pagamento greening (30% dei pagamenti diretti).
Il documento francese propone un pilastro della Pac per una transizione agroecologica, con una serie di misure (fig. 1):
- incentivi per aree di interesse ecologico;
- incentivi per il mantenimento dei prati permanenti;
- incentivi per la diversificazione;
- incentivi per le aree Natura 2000;
- incentivi per le aree agricole ad alto valore naturale;
- contratti di lungo periodo per l’innovazione ecologica.
L’attuazione di questi strumenti verso una transizione agroecologica comporta una riorganizzazione del bilancio della Pac. Il documento francese auspica che questa scelta venga adottata a livello comunitario; altrimenti, la Francia potrebbe applicarlo a livello nazionale. Va da sé che l’opzione europea consentirebbe una transizione più efficace all’agroecologia e ridurrebbe il rischio di distorsione della concorrenza intracomunitaria.
I “pagamenti per unità di lavoro”
Un elemento di cambiamento radicale è la sostituzione dell’attuale primo pilastro del Pac e dei suoi diritti di pagamento di base con un “pilastro dell’occupazione agricola” (fig. 1).
Il documento francese auspica un sistema d’erogazione dei pagamenti diretti proporzionalmente all’intensità del lavoro agricolo aziendale anziché alla superficie dell’azienda agricola. Tale sistema assicurerebbe, da un lato, che tutti gli agricoltori dispongano di un pagamento minimo (pagamento di base per unità di lavoro) indipendente dal sistema storico di calcolo dell’aiuto legato alla produzione agricola, e dall’altro lato, di considerare l’aumento del lavoro aziendale per passare da pratiche convenzionali ad agroambientali (es. diserbo meccanico al posto del diserbo chimico).
Questa nuova base di pagamento – occupazione – comporterebbe una diversa distribuzione rispetto all’attuale: i produttori di seminativi e la zootecnia bovina verrebbero penalizzati in modo significativo, a differenza dei produttori di ortofrutticoli.
Tasse su agrofarmaci e fertilizzanti
Una parte dei fabbisogni finanziari per la Pac potrebbe essere finanziata da imposte, senza richiedere aumenti della dotazione di bilancio per la Pac. Ad esempio, l’incentivo per la diversificazione delle colture, stimato in 2,4 miliardi di euro, potrebbe essere finanziato da un graduale aumento dell’imposta su fertilizzanti e agrofarmaci, applicando un tasso progressivo sul prezzo partendo da un minimo del 20%. Analogamente per l’aliquota dell’imposta sugli antibiotici, fissata al 15%. Tali aliquote corrispondono alle soglie minime in grado di finanziare la transizione al nuovo sistema di pratiche agricole. L’interesse di un’applicazione progressiva e graduale delle imposte è di dare tempo agli agricoltori per adattare le loro pratiche con il monitoraggio di indicatori ambientali e sanitari da rispettare per consentire agli agricoltori di effettuare la transizione.
Effetti sulla distribuzione degli aiuti
Una simulazione del documento francese dimostra che l’incentivo per la diversificazione delle colture andrebbe a beneficio delle aziende agricole biologiche e delle aziende agricole che attuano una diversificazione colturale e dell’allevamento. Gli incentivi (i bonus-malus) per i prati permanenti, per le aree Natura 2000 e con alto valore naturale andrebbero a beneficio dell’allevamento estensivo.
Per quanto riguarda le tasse sui pesticidi e sui fertilizzanti, andrebbero innanzitutto a beneficio delle aziende agricole e biologiche, mentre le tasse sulle emissioni di gas a effetto serra avrebbero un impatto sulle colture convenzionali e sull’allevamento intensivo. In dettaglio, il modello mostra che, per quanto riguarda i seminativi, sono i sistemi di produzione biologica a essere favoriti. Nell’allevamento, a guadagnare sarebbe l’allevamento di bovini da latte di montagna.
D’altro canto, in uno scenario di Pac agro-ecologica, le colture convenzionali su larga scala dovrebbero cambiare le loro pratiche per mantenere lo stesso livello di aiuto.
La simulazione mostra, ad esempio, che per evitare di perdere aiuti rispetto alla situazione attuale, i seminativi con “potenziale agronomico basso o medio” dovrebbero ridurre del 20% il loro uso di fertilizzanti e pesticidi.
Inoltre, la concessione di un pagamento base per unità di lavoro consentirebbe di consolidare produzioni ad alta intensità di manodopera. Considerando l’attuale dotazione finanziaria per diritti all’aiuto di base, consentirebbe un aiuto agli agricoltori di circa 8.000 euro per unità lavoro equivalente a tempo pieno all’anno.
Vantaggi per la collettività e per gli agricoltori più virtuosi
Gli agricoltori più virtuosi sul fronte ambientale e sociale avranno la possibilità di ricevere un aiuto addizionale all’importo attualmente percepito con i pagamenti diretti. Gli agricoltori dovranno fare una valutazione economica di comparazione tra gli incentivi ricevuti e il costo delle pratiche agricole applicate per beneficiare del pagamento.Vantaggi per collettività e agricoltori virtuosi
Un ulteriore elemento di valutazione economica è costituito dal maggior costo dei mezzi tecnici (a causa della maggior imposizione fiscale) che costituirà un disincentivo al loro utilizzo per gli agricoltori che saranno stimolati alla transizione. L’applicazione del sistema proposto potrebbe essere interessante sia per l’agricoltore, che continua a ricevere l’attuale importo per i pagamenti diretti, come pure per l’opinione pubblica in generale, considerando che gli aiuti corrisposti per raggiungere determinati obiettivi climatici e ambientali non gravano sulla collettività. Infatti, essendo tali aiuti ricavati attraverso una maggior imposizione fiscale sui mezzi tecnici agricoli considerati non benefici per l’ambiente, il sistema funziona attraverso un meccanismo di finanziamento a circuito chiuso.
Diversamente, l’agricoltore che non aderirà a tale sistema potrebbe essere penalizzato per i maggiori costi di produzione (aumento imposte mezzi tecnici) ma potrà continuare a beneficiare degli attuali importi dei pagamenti diretti senza subire alcuna riduzione o penalità.
Ottimo,quella Francese mi pare una ottima proposta.L’agricoltura in questo momento è chiamata ad una chiara svolta ecologista.Nessuno può essere più ecologico dell’agricoltore,diritti verso nuovi orizzonti per l’ambiente e per noi stessi che comunque ne siamo una pedina fondamentale e per i consumatori, al fine di potersi un poco rendere indipendenti dal grande business delle multinazionali verso un futuro sostenibile.