In 60 anni l’Europa ha profondamente cambiato la sua agricoltura.
Ma l’agricoltura ha anche contribuito a mutare radicalmente le istituzioni che la governano.
È quanto è emerso nell’audizione “Sessanta anni di politica agricola comune, come è cambiato il ruolo del Parlamento europeo”, un’evoluzione che ha subito una decisiva accelerazione dopo il Trattato di Lisbona e l’introduzione del processo di codecisione nel 2009.
La democrazia del confronto
Una triangolazione (o, se preferite, un triello) tra EuroParlamento, Commissione europea e Consiglio Ue messa in scena a Bruxelles anche dagli organizzatori dell’audizione. Dopo l’introduzione di Norbert Lins, presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale dell’Europarlamento è infatti toccato al Commissario per l'agricoltura Janusz Wojciechowski aprire l'elenco degli oratori mettendo in evidenza come la situazione economica e politica fosse molto diversa quando è stata adottata la prima PAC, «ma questa politica è stata in grado di adattarsi e rispondere a tutte le sfide».
E mentre manca poco più di un mese per entrare nella nuova programmazione 2023-2027 di una politica agricola comune fortemente condizionata dalle ambizioni del Green Deal, il Commissario ha annunciato che sarà presto organizzata una conferenza per avviare il dibattito sulla prossima riforma.
Jiri Sir, viceministro della Repubblica Ceca, presidente di turno del Consiglio Ue, ha ribadito con enfasi che la PAC, nonostante i problemi reali, «rimane una politica strategica, in grado di garantire la sicurezza alimentare con prodotti di alta qualità».
Tre obiettivi falliti
Peter Jahr, Martin Hlaváček ed Eric Andrieu, i tre relatori dell'ultima riforma (Hlaváček ha sostituito Ulrike Müller) durante la loro introduzione, hanno convenuto che la PAC è una politica resiliente e adattabile, che in 60 anni di storia ha dimostrato la capacità di introdurre riforme che tengono conto delle diverse tensioni geopolitiche.
Nonostante il successo di questa politica, i tre riformatori hanno espresso alcuni dubbi su possibili fallimenti:
- il divario di reddito non colmato rispetto agli altri settori economici;
- la crisi demografica che rende difficile attrarre i giovani verso il settore agricolo;
- la fragilità della sicurezza degli approvvigionamenti alimentari, resa oltremodo evidente dal conflitto in Ucraina.
Più peso nei rapporti esterni, più collaborazione in quelli interni
È toccato a Maria Christodoulou e Dylan Bradley, del servizio di ricerca del Parlamento europeo (Eprs) entrare nel merito dell’evoluzione del dibattito Europarlamentare con la presentazione del documento "Il ruolo del PE nel processo decisionale della PAC prima e dopo l'introduzione della procedura legislativa ordinaria".
Uno studio che ha innescato un dibattito sulla necessità di un maggiore esercizio del potere del Parlamento nei negoziati.
Negli interventi è stata sottolineata l'importanza di selezionare figure politicamente influenti come relatori e c’è chi ha raccomandato al Parlamento di evitare di cedere il suo potere mediante atti di esecuzione insistendo invece su atti delegati o nell’elaborazione di approfondimenti dettagliati nell'atto di base.
- L’accento è stato posto sulla necessità di rafforzare la collaborazione bilaterale con la Commissione allo scopo di spingere il Parlamento a cercare un rapporto analogo a quello svolto dal Consiglio, lavorando in stretta collaborazione nell'elaborazione di proposte legislative.
- Il Parlamento dovrebbe dotarsi di migliori competenze politiche e sostegno alla ricerca e migliorare le sue modalità di lavoro interne.
- C’è chi ha messo il dito nella piaga del rapporto di lavoro tra la commissione AGRI e la commissione ENVI (sanità pubblica e sicurezza alimentare), sottolineando l’esigenza di trovare con urgenza il modo per agevolare la cooperazione.
- Serve poi, secondo alcuni, una maggiore attenzione alle questioni politiche piuttosto che a quelle tecniche ma ha riscosso ampio consenso anche la sottolineatura della necessità di una maggiore capacità parlamentare di fornire competenze politiche e sostegno alla ricerca per controbilanciare le risorse a disposizione della Commissione e del Consiglio su questo fronte.
La Pac è la politica più diffusa
Luìs Capoulas Santos, principale attore della riforma della PAC 2014-2020 ormai agli sgoccioli (in qualità di relatore per i pagamenti diretti e lo sviluppo rurale) ha affermato che «la Pac è l’unico esempio di come sia possibile applicare una politica di successo su diverse aree geografiche, con esigenze diverse, attraverso norme comuni che garantiscano una concorrenza leale».
La lezione appresa da Michel Dantin (relatore per il regolamento OCM del 2014) dal lungo e difficile negoziato del 2011, dopo l'entrata in vigore del trattato di Lisbona, è che il Parlamento non deve tirarsi indietro. «Senza la determinazione di questo organo democratico non vi sarebbe stato alcun cambiamento nelle regole di concorrenza applicabili all'agricoltura e nemmeno sull’abolizione dei diritti di impianto in viticoltura»
«Per avere successo nei negoziati interistituzionali - ha aggiunto - un relatore ha bisogno di competenze sufficienti, di una forte maggioranza e di coraggio politico. Il Parlamento deve diventare più maturo ed evitare che gli vengano imposti ritmi che non corrispondono a quelli del necessario confronto parlamentare».
La democrazia ha i suoi tempi
Giovanni La Via (relatore per il precedente regolamento orizzontale) ha richiamato l'attenzione sul tempo necessario per completare la procedura.
Sono infatti stati necessari 35 mesi per mettere a punto la riforma dalla comunicazione «La PAC verso il 2020: rispondere alle sfide del futuro in materia di alimentazione, risorse naturali e territorio» e 26 mesi dalla presentazione ufficiale delle proposte legislative da parte della Commissione europea.
La Via ha invitato i partecipanti ad approfondire due domande: «una semplificazione della procedura e una maggiore snellezza dei tempi sono già necessarie per garantire un successo?». «In che modo tutto ciò potrebbe garantire in futuro alla PAC maggiore flessibilità e meno burocrazia agli agricoltori dell'UE in un contesto economico sempre più mutevole?».
Il diritto di iniziativa
L'ex commissario all’agricoltura Franz Fischler ha provocato la platea affermando: «per molto tempo, forse troppo, il Parlamento non ha svolto un ruolo speciale nella PAC».
«Nel 1962 – ha ricordato - l'ex Assemblea parlamentare è stata ribattezzata Parlamento europeo, tuttavia, le prime elezioni popolari hanno avuto luogo solo 12 anni dopo e la codecisione parlamentare è diventata possibile solo nel 2009, quando è entrato in vigore il Trattato di Lisbona».
«Il requisito più importante per il Parlamento - ha ribadito Fischer con energia- rimane quindi l'acquisizione del diritto di iniziativa. Poiché ciò è possibile solo attraverso una modifica del trattato, il Parlamento europeo dovrebbe attivarsi per realizzare presto tale cambiamento».
Anche l’intervento del politico austriaco ha stimolato un acceso dibattito, prima della celebrazione finale dei "60 anni della PAC: vero tesoro per l'agricoltura e per la società nel suo complesso».
Si ringrazia Francesca Cionco (Administrator presso il Segretariato della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo) per il prezioso supporto