La nuova Pac è stata messa nero su bianco in sede Ue, adesso si tratta di stringere il cerchio sul Piano strategico nazionale (Psn) che accompagnerà i nostri agricoltori dal 2023 al 2027. Con tutti i benefici riflessi che queste politiche potranno avere anche per i 60 milioni di cittadini italiani.
Convinti del progetto ambizioso che abbiamo approvato nel novembre scorso al Parlamento europeo, basato sui tre pilastri della garanzia di reddito per gli agricoltori, della tutela ambientale e della condizionalità sociale per la difesa dei diritti dei lavoratori, il Piano configura alcune priorità da realizzare nell’interesse comune con adeguate risorse finanziarie.
Editoriale di Terra e Vita 7/2022
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La connotazione green della nuova Pac
Il Psn riconosce innanzitutto l’importanza dell’agricoltura biologica per contribuire al raggiungimento degli obiettivi ambientali indicati dall’Unione. E questo con una dotazione supplementare nei cinque anni di programmazione di circa un miliardo di euro, nel quadro dello sviluppo rurale, che insieme ai fondi ad hoc previsti all’interno degli eco-schemi del primo pilastro, porta il budget complessivo “dedicato” al settore a 2,5 miliardi.
Particolare attenzione è rivolta al rilancio di competitività della zootecnia, che dovrà passare da interventi mirati a una maggiore sostenibilità ambientale. Per questo un’altra quota significativa delle risorse per gli eco-schemi – circa 1,8 miliardi – è destinata al benessere animale e alla riduzione dell’uso di antimicrobici in zootecnia. Aiuti, questi, cui si aggiungono 400 milioni di euro nell’ambito dello sviluppo rurale per l’adozione di buone pratiche agricole e per impegni finalizzati a migliorare la gestione dei reflui.
La connotazione green del Psn si evince poi dalla cosiddetta architettura verde, che tra primo e secondo pilastro ha in dote 10 miliardi di euro per interventi con chiare finalità ambientali. In questo contesto, ai 5 eco-schemi individuati a livello nazionale saranno destinati 4,4 miliardi per i prossimi 5 anni – pari a circa un quarto delle risorse degli aiuti diretti – a sostegno delle aziende agricole che adotteranno pratiche agronomiche meno impattanti da un punto di vista della lotta al cambiamento climatico.
Oltre agli eco-schemi del primo pilastro (con pagamenti per la resistenza antimicrobica e il benessere animale, inerbimento delle colture arboree, salvaguardia degli ulivi di particolare valore paesaggistico, sistemi foraggeri estensivi e misure specifiche per gli impollinatori), l’architettura verde è sostenuta da 26 interventi agro-climatico-ambientali e forestali del secondo pilastro. Questo, con una spesa prevista di 1,5 miliardi e 5 interventi forestali con un budget di circa 250 milioni.
Editoriale di Terra e Vita 7/2022
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La ridistribuzione delle risorse
Altro punto qualificante del Psn è la progressiva convergenza interna del sostegno al reddito su tutto il territorio nazionale: un processo che entro il 2026 porterà a riallocare l’85% delle risorse della media nazionale dei pagamenti diretti, con uno stop loss al 30% che vedrà aumentare in quattro step i titoli di valore più basso e l’introduzione di un tetto ai titoli di duemila euro.
Contestualmente, il 10% della dotazione nazionale andrà al sostegno redistributivo con particolare attenzione rivolta alle piccole e medie aziende agricole. Intanto, per migliorare le competitività e la sostenibilità di alcuni settori in difficoltà – latte vaccino, di montagna e di bufala, vacche nutrici e a duplice attitudine, bovini, ovi-caprini, grano duro, proteaginose, agrumi, riso, barbabietole, pomodoro, oli Dop e Igp – la strategia prevede di destinare il 13% dei pagamenti diretti al sostegno accoppiato, al quale si aggiunge un ulteriore 2% per le colture proteiche.
Ultimi, ma non per importanza, la gestione del rischio per la sottoscrizione di polizze assicurative e un fondo mutualistico, con una destinazione di quasi tre miliardi, e il capitolo giovani agricoltori per il quale c'è un budget di 1,25 miliardi.
di Paolo De Castro
europarlamentare