SPECIALE GRANO TENERO

Campagna complessa la coltura prova a reagire

Il frumento rimane strategico nelle scelte imprenditoriali. Anche se i prezzi modesti e le dinamiche dei mercati internazionali non aiutano

Dopo un’annata deludente come il 2013 ci si attendeva per
il 2014 una ripresa del comparto granario in Italia, in
particolare in relazione all’aggravarsi della situazione
deficitaria che si è determinata. L’annata 2013 è stata caratterizzata
da due fatti negativi che si sono sommati negli effetti: a) un
andamento climatico fortemente avverso con conseguenze produttive
che sono andate anche oltre le previsioni che si erano
formulate nei primi mesi dall’anno, b) una dinamica dei prezzi
che si è dimostrata allineata a quella internazionale e quindi
ancorata a livelli nettamente inferiori agli anni precedenti. La
nuova campagna in parte ha risposto alle aspettative, anche se
ancora una volta l’andamento climatico, con un inverno particolarmente
mite e, soprattutto, un’elevata piovosità in autunno,
non è stato propizio. Comunque la produzione secondo le stime
formulate nelle principali aree e già basate sulla raccolta del
grano ha recuperato in termini sia di superficie sia di rese e, in
generale, di qualità. Secondo le stime Ismea la superficie a grano
tenero è aumentata del 2,7% rispetto al 2013 e la produzione del
5,5% grazie anche a un recupero delle rese medie. Tuttavia il
mercato, nonostante una breve ripresa nei primi mesi dell’anno,
al momento della mietitura e delle prime quotazioni è ritornato
sui prezzi della campagna 2013, attorno ai 200 euro/t, un valore
che in presenza di rese non particolarmente elevate non consente
di coprire i costi di produzione unitari.

In sostanza la situazione si presenta complessa sul piano delle
scelte colturali anche perché la rilevanza del rischio tecnico sui
risultati produttivi a causa della variabilità climatica appare in
crescita e tale da sollevare numerosi problemi. Se negli anni roventi della crisi si parlava di mercato del meteo (weather market)
per dire che nella fase speculativa i prezzi erano condizionati
dalle previsioni sui raccolti, oggi a maggior ragione sarebbe
giusto usare le stesse parole per significare che l’economia del
comparto torna a dipendere, come in un passato che ritenevamo
superato, dall’andamento climatico che ha inciso pesantemente
per il frumento sulle ultime due annate.

Situazione produttiva

La valutazione della situazione produttiva di queste due ultime
campagne appare, comunque, più complessa di quanto il riferimento
alle condizioni climatiche lasci supporre. La dinamica
recente, incluse le previsioni per la campagna in corso, va inserita
nel quadro delle tendenze di lungo periodo del comparto cerealicolo.
L’arco temporale di circa 30 anni che prendiamo in considerazione
comprende l’ultima fase della vecchia Pac e quella aperta
agli inizi degli anni’90 con la riforma che dal prossimo anno vivrà
una nuova fase di ulteriore riduzione del sostegno e di indurimento
di alcune regole per accedere agli aiuti comunitari (fig. 1).
In questo periodo è emerso con una certa evidenza un trend di
costante contrazione della superficie a frumento, in una prima
fase per la maggiore competitività del mais sostenuto dalla Pac,
poi, di recente, per la riduzione di superficie che sta colpendo
tutte le principali colture a seguito della crescente diversificazione
attuata dai produttori alla ricerca di redditi migliori. Le grandi
colture, in particolare, risentono della flessione dei mercati mondiali
che si trasmette con difese minori che in passato al mercato
interno. In questo quadro vanno inseriti gli avvenimenti delle
ultime tre campagne (tab. 1), in cui il frumento prima è risalito in
termini di superficie e di produzione, poi nel 2012/13 nonostante
un incremento di superficie ha perso produzione e nell’attuale
recupera superficie, senza arrivare ai livelli dei primi anni 2000,
registrando un incremento di produzione che rimane anch’esso
lontano da quelli dello stesso periodo. I dati del 2012/13 mostrano
che, a fronte di un incremento di superficie del 6,1% rispetto
all’anno precedente, la produzione ha un calo del 4,1% mentre le
rese medie nazionali, con tutte le ovvie distinzioni fra esse e le
singole realtà, scendono da 5,9 t/ha a 5,3t/ha. In maniera meno
evidente e cioè senza un analogo incremento di superficie e con
un calo minore, si è mosso anche il grano duro. Tutto considerato
sembra di poter individuare una certa tenuta del frumento tenero
rispetto alle colture competitive che darebbe per l’ultimo decennio
un’indicazione di stabilità, se non di ripresa, del comparto
granario dopo anni di calo progressivo. Una conferma a questa
interpretazione si può ricavare anche dall’andamento di superficie
e produzione limitato agli anni 2000 che sembra suggerire questa interpretazione (figg. 2 e 3). I dati provvisori della campagna
in corso si inseriscono in questa logica che tiene conto evidentemente
del quadro complessivo delle potenziali scelte colturali
e della redditività di ognuna.

Mercato internazionale

La situazione del mercato mondiale delle commodity agricole e
in particolare dei cereali attraversa da un paio di anni una fase di
stabilità su valori piuttosto bassi e inferiori sia ai picchi registrati
nei primi anni della crisi mondiale, sia alle quotazioni precedenti
la crisi.

L’elevata volatilità del periodo sino all’estate del 2012 sembra
essersi allontanata dai mercati agricoli lasciando alle spalle, tuttavia,
un mercato in cui i prezzi hanno fatto raggiungere record
senza precedenti. La fase di maggiore quiete dei mercati ha
coinciso nell’Ue con un ulteriore allentamento del sistema di
protezione dei mercati agricoli che si accentuerà, come è noto, nel
prossimo periodo della Pac. Già negli ultimi anni, tuttavia, si è
notato che i prezzi interni del nostro mercato si andavano allineando
sempre più con quelli internazionali, specialmente per le
grandi colture come i cereali e, nello specifico, il frumento.

Le quotazioni mondiali legate alle dinamiche complessive del
mercato internazionale rimangono oggi il principale indicatore
dei prezzi anche sul nostro mercato come si è visto lo scorso anno
sia per il frumento sia per il mais, nonostante le rispettive cadute
produttive e la condizione di maggiore carenza di produzione
interna che si è creata.

La produzione mondiale di frumento (tab. 2) nel periodo più
recente pur in presenza degli effetti negativi della crisi, è in
crescita e ciò le consente di mantenere un tasso tendenziale di
incremento dell’offerta superiore a quello della domanda.

Questo fatto è il fattore
chiave della nuova situazione,
subentrata alla fase speculativa
finanziaria e ritornata, almeno
in apparenza, al collegamento
con i fondamentali del
mercato, cioè domanda e offerta.

La produzione mondiale di
frumento, dopo la flessione nell’ordine di circa 40 milioni di t del 2012/13 che ha determinato
una ripresina temporanea dei prezzi, nel 2013/14 ha registrato
un nuovo record raggiungendo 710 milioni di t.

Le previsioni per la campagna in corso, dopo i raccolti dell’emisfero
settentrionale, in particolare dell’Ue e dell’area del
Mar Nero, vengono mantenute su livelli inferiori ma sono in
crescita rispetto a quelle formulate solo qualche mese addietro e
vengono valutate attorno a 700 milioni di t, un dato che se
confermato significherebbe una contrazione di appena l’1,4% nei
confronti di un’annata record.

L’offerta di grano tenero nazionale in ripresa rispetto al 2013 e
con valori abbastanza prossimi al 2012 si inserisce nel contesto
dell’Europa comunitaria in cui la produzione si presenta in
espansione, come anche nell’area del Mar Nero che nonostante la
crisi politico/militare in corso si conferma come il principale
fornitore del mercato. La domanda a sua volta cresce, ma più
lentamente dell’offerta e non intacca il livello degli stocks che
rimane rassicurante e stabile. Di conseguenza per la nuova campagna
si prevedono prezzi mondiali, e quindi anche italiani,
sostanzialmente collocati sui valori attuali.

Il confronto fra la dinamica dei prezzi delle commodity agricole
e del petrolio (fig. 4) negli ultimi anni mostra che la spinta speculativa smossa dalla vicende
finanziarie degli anni
caldi della crisi sembra esaurita.
Il petrolio che è l’indicatore
chiave delle dinamiche delle
materie prime, nonostante i
problemi legati ai vari conflitti
che interessano alcuni dei
principali paesi fornitori è di
fatto stabile da alcuni anni. I
prezzi agricoli, nello stesso periodo
sono addirittura in flessione
e si allineano alla tendenza
del petrolio, anche se su
valori comparativamente inferiori,
in particolare nell’ultimo
periodo in cui anche il frumento
ha seguito gli altri prodotti.

Le prospettive

Le prime valutazioni sulla
produzione 2014 di grano tenero
mostrano, come si è detto,
un doppio risvolto: da un
lato la superficie, con 649.000
ettari, supera quella del 2013 e
ritorna a livelli al di sopra di
quelli dell’ultimo periodo,
dall’altro la produzione, pur
recuperando sul 2013, sale a 3.557.000 tonnellate, ma non presenta
una resa simile a quelle degli anni recenti. La resa anche a
causa dei problemi climatici si ferma sotto a 5,5 t/ha portando
comunque il totale della produzione a 3.557.000 tonnellate, un
dato che supera, sia pure di poco, quello del 2012 e che è secondo
solo a quello del 2008 (tab. 3). Il risultato in termini quantitativi è
importante perché dimostra una buona reattività del comparto,
mentre in termini qualitativi secondo le indicazioni raccolte in
fase di mietitura appare contrastato. Un fatto, questo, che induce
ad una profonda riflessione sul fatto che sembra ritornare alla
ribalta dell’attenzione degli agricoltori il peso delle vicende climatiche.
L’impiego dei mezzi di produzione è mirato a contrastare
e contenere l’azione delle avversità tipiche dell’attività agricola,
ma in questi due ultimi anni la riduzione intervenuta non è
stata sufficiente ad ottenere l’obbiettivo della protezione delle
colture.

L’andamento dei prezzi rimane deludente e sui valori minimi
degli ultimi anni (fig. 5). D’altro canto la situazione interna di
carenza di prodotto non ha agito perché il nostro prezzo di
mercato è legato a quello dei mercati mondiali in cui i costi sono
inferiori ai nostri. Le previsioni a breve e medio termine danno
indicazione di un proseguimento di questa tendenza anche nei
prossimi anni. Gli ottimisti ritengono che la risalita delle quotazioni
dipenderà dall’effettivo superamento della crisi economica
e dalla ripresa della domanda,
ma i recenti avvenimenti geopolitici,
con le sanzioni incrociate
fra Russia e paesi occidentali
per la questione ucraina
che colpiscono addirittura i
prodotti alimentari, inducono
a temere che possano entrare in
gioco altre e ben più preoccupanti
variabili per il futuro.

Un motivo in più per concentrare
ogni sforzo sui risultati
produttivi, soprattutto per i prodotti
chiave come il frumento.

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Campagna complessa la coltura prova a reagire - Ultima modifica: 2014-10-22T00:00:00+02:00 da Redazione Terra e Vita
Campagna complessa la coltura prova a reagire - Ultima modifica: 2014-10-22T15:10:57+02:00 da Redazione Terra e Vita

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