Grano duro, frena la corsa dei prezzi

cereali
I valori restano comunque vicini ai massimi del 2008. Colpa del calo produttivo in Canada e Stati Uniti

Frenano i prezzi del grano duro nazionale in avvio di settembre, dopo l’impennata registrata tra luglio e agosto. È quanto emerge dall’analisi sul mercato cerealicolo realizzata da Bmti, su dati delle Camere di Commercio e delle Borse Merci nazionali.

Tuttavia, i prezzi attuali si confermano molto elevati, vicini ai 500 €/t (+60% rispetto al 2020), raggiungendo quasi i livelli record dei primi mesi del 2008. Nel mercato del grano duro persistono infatti degli elementi di tensione sia a livello nazionale che internazionale, primo tra tutti la possibile riduzione di oltre tre milioni di tonnellate per il raccolto di Canada (maggiore produttore ed esportatore mondiale di grano duro) e Stati Uniti, duramente colpiti dalla siccità estiva.

Forti rincari anche per gli sfarinati di grano duro. Il prezzo all’ingrosso della semola è cresciuto ad agosto di quasi il 30% (+60% rispetto al 2020).

Grano tenero tonico ma più stabile

Anche per il grano tenero, le elaborazioni di Bmti mostrano un rallentamento in avvio di settembre. I prezzi rimangono tuttavia elevati, quasi sui 250 €/t, in crescita del 35% circa rispetto ad un anno fa. La disponibilità dell’offerta appare in crescita e gli operatori intervistati non escludono una maggiore stabilità nel breve termine per i grani nazionali.

Grano duro, frena la corsa dei prezzi - Ultima modifica: 2021-09-09T14:36:53+02:00 da Redazione Terra e Vita

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