Negli ultimi anni sono sempre più gli italiani che riservano alle noci un “posto fisso” nella loro dieta. In passato, l’elevato potere calorico, oltre 600 kcal per 100 grammi di sgusciato, ne aveva disincentivato il consumo, relegandone l’acquisto in occasione di festività ed in particolare di quelle natalizie.
Da alcuni anni una campagna informativa continua e puntuale circa gli effetti benefici sulla salute di un consumo moderato di noci ha riabilitato questo alimento. Ovviamente in questa sede non ci soffermeremo sulle caratteristiche nutrizionali e salutistiche ma procederemo ad una breve analisi sul mercato di questo prodotto.
In Italia, il consumo annuo è stimato in circa 55mila tonnellate mentre la produzione è di poco superiore a 10mila tonnellate. Di conseguenza, il fabbisogno interno è coperto dalle importazioni. Nel 2014 sono state importate 35mila tonnellate di noci in guscio e 5.000 tonnellate di prodotto sgusciato che equivalgono a circa 15mila tonnellate di noci in guscio.
Negli anni ’60 l’Italia vantava una produzione di circa 80mila tonnellate di noci all’anno. Per motivi diversi, tra cui lo spopolamento delle campagne e la scarsa redditività di questa coltura, nei decenni successivi si è verificato il progressivo ridimensionamento dei quantitativi prodotti in Italia, fino ad arrivare ai livelli produttivi attuali.
In tale contesto si è concretizzata la dipendenza del nostro paese dalle importazioni di noci estere. Attualmente si stima che solo due noci su dieci consumate in Italia sono prodotte nel nostro paese. Le restanti otto provengono: quattro dalla California, due dalla Francia e le ultime due da vari paesi tra cui Cile, Argentina ed Australia.
Produzione e commercio mondiale
Secondo il Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti (Usda) la produzione mondiale della campagna 2014/15 ammontava a circa 1,8 milioni di tonnellate di noci in guscio (figura 1).
Cina e Stati Uniti, rispettivamente con 900mila e 513mila tonnellate, coprono l’80% della produzione mondiale. A seguire si piazzano i paesi dell’Unione europea con circa 100mila tonnellate di cui 10mila appannaggio dell’Italia, quindi Ucraina, Cile, Turchia e India.
*Ismea
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