Si è di recente registrata una nuova flessione del prezzo comunitario e internazionale del mais, con valori nuovamente sui 280 €/t sulla piazza a termine di Parigi. Nonostante uno scenario internazionale tutt’altro che rassicurante, gli operatori di mercato temono maggiormente il calo della domanda e i riflessi economici della recessione rispetto a ulteriori problemi climatici e a un’evoluzione dei fondamentali (soprattutto il rapporto stock/utilizzi) ancora poco rassicurante.
Nell’ultimo report dell’americana Usda, si è abbassato ulteriormente il target dell’esportazione statunitense di campagna (-4 mln/t) che di fatto ha compensato la revisione al ribasso della produzione 2022 (-5 mln/t), e reso in prospettiva di ulteriori problemi a tenere il “ritmo di imbarco”, meno evidente il calo delle scorte finali al Maggio 2023 (valore per contro atteso in aumento). Come detto, l’attenzione è tutta sulla domanda mondiale e sui consumi e nonostante i dubbi sui raccolti presenti e futuri le quotazioni Fob sono rimaste pressoché invariate su tutte le piazze dell’area dollaro anche se i produttori d’Oltreoceano sono restii a vendere e praticano la ritenzione (evidente nei maggiori “premi”) dell’offerta.
Comunque tra i venditori prevale il timore di un ulteriore rallentamento dell'economia, anche per l’indecifrabile questione pandemica in Cina, e questo ha un effetto limitante sul fattore rialzista delle avverse condizioni climatiche in Sudamerica. Argentina e Brasile lottano contro la siccità e un deficit idrico nel terreno che continua a peggiorare lo stato delle colture che, nell’ultimo report della Usda, ha portato a un taglio di 4 mln/t dei loro raccolti combinati 2022/23.
Raccolti ridotti nell'Emisfero Sud?
Le prossime settimane saranno cruciali per capire se e quanto sarà ridotta nella prossima primavera l’offerta di mais dall’Emisfero Sud, ma nel frattempo in Europa si continua a guardare a Est, verso il Mar Nero, dove nonostante il conflitto in essere, l’Ucraina ha potuto esportare ulteriori 3 mln/t e raccogliere alla metà di gennaio 2023 oltre l'80% delle aree seminate a mais per una produzione di oltre 23 mln/t.
Il proseguo di campagna sarà quindi legato a pochi fattori contrapposti, da un lato gli attesi cali di produzione (e raccolti) in Usa, Ucraina e Sudamerica e dall’altra la contrazione degli utilizzi soprattutto in Asia. Domanda asiatica che nel 2012/22 fu di supporto ai prezzi globali e di riflesso nel Vecchio Continente e in Italia. Oggi questa contrapposizione vede prevalere la preoccupazione sui consumi, ma gli equilibri restano delicati.