Nei grandi numeri,
l’effetto traino legato
alla componente
estera della domanda
continua a fare da contraltare
alla battuta d’arresto dei
consumi interni. Tanto più
in una fase recessiva come
quella attuale, che si protrae
ormai da otto trimestri.
Eppure, le esportazioni
nazionali stanno avanzando
quest’anno a un ritmo complessivamente
più moderato,
alimentando qualche preoccupazione
proprio in
quei settori caratterizzati da
una maggiore propensione
all’export.
Nell’alimentare è noto
che l’apertura internazionale
non è delle più elevate,
con le vendite oltre confine
che rappresentano meno
del 20% del fatturato totale.
Ma ci sono comparti, come
quello dei trasformati a base
di cereali, che proprio
all’estero guardano invece
con grandi aspettative rispetto
al passato, nella necessità
di non perdere colpi,
e tanto meno quote di
mercato, in aree che assicurano
invece grosse fette di
fatturato.
L’evoluzione quest’anno,
seppure positiva, non
sembra in grado di replicare
lo stesso ritmo di marcia
del 2012. Le vendite all’estero,
per paste e prodotti
da forno, continuano a
macinare progressi sicuramente
interessanti. Ma il
passo, relativamente ai fatturati,
segnala una decelerazione
rispetto agli ultimi dodici
mesi, complice il peso
delle barriere protezionistiche
e della concorrenza sleale,
determinata dai frequenti
fenomeni di «italian
sounding».
Per biscotti, merendine,
crackers e altri elaborati a
base di cereali il bilancio
dei primi sei mesi 2013 certifica,
nei consuntivi dell’Istat,
una crescita del
5,9%, a 685 milioni di euro.
Tutt’altro che irrilevante
nella dimensione del dato,
ma meno robusta se rapportata
al più 8,7% di un anno
fa. Stessa sorte per la pasta
le cui vendite all’estero
hanno superato la soglia
del miliardo di euro. Rispetto
al primo semestre
2012 l’aumento è stato del
4,5%, dunque soddisfacente,
ma anche questo in decelerazione
rispetto al più
6,7% sperimentato nell’intera
annata 2012.
Dai dati emergono poi alcune
differenze. Se i prodotti
da forno mostrano nel
complesso qualche difficoltà
di tenuta fuori dalla Ue
(dove il fatturato ha subìto
una flessione di oltre un
punto percentuale, contro il
più 10% rilevato nel mercato
comune), per le paste sono
invece i Paesi terzi a
riservare le maggiori soddisfazioni,
con un aumento di
oltre il 7% del giro d’affari,
contro il più 3,2% nell’Unione
europea.
Una doppia velocità,
quella dei prodotti da forno,
che nei mercati extra
Ue sconta un calo dei fatturati
in destinazioni di rilievo
come Usa e Svizzera,
oltre che in Canada, Messico,
Libia e Giappone. Continua
invece a spingere sull’acceleratore
l’export in
Arabia Saudita, Russia e
Australia, mercati al contrario
in forte espansione e tra
i più promettenti, considerando
che anche i flussi fisici
segnano su queste rotte
decisivi progressi.
In area Ue a spingere è
soprattutto il mercato francese
dove il giro d’affari, il
più elevato in assoluto, è
cresciuto di quasi il 20%.
Bene le vendite di prodotti
da forno anche in Germania
e Regno Unito, mentre segnano
il passo le spedizioni
verso Madrid.
Per le paste, il ruolo propulsivo
dei Paesi extra Ue è
associato principalmente all’ottima
performance sul
mercato russo (+20% abbondante)
e al consolidamento
delle vendite sulla
piazza elvetica. Al contrario
si sgonfiano i fatturati
in Usa, e in misura ancora
più rilevante in Giappone.
In Europa crescono Germania
e Francia, ma il bilancio
è negativo in Regno Unito.
Nei volumi, come nei fatturati,
entrambi i comparti
archiviano un semestre positivo.
Da rilevare il più
6,1% delle paste, con più di
986mila tonnellate, al fianco
del più modesto 3,9%
dei prodotti da forno, che
hanno superato in sei mesi
quota 200mila tonnellate.
Nel complesso il comparto
delle paste alimentari
ha chiuso il primo semestre
2013 con un saldo attivo
di oltre un miliardo di
euro, in crescita del 4,4%
su base annua (+6,5% nel
2012). Migliora anche il
surplus della bilancia commerciale
dei prodotti da forno,
a 351 milioni di euro
(+1,6%), seppure a un ritmo
decisamente più blando
rispetto al più 10% registrato
nel 2012.