Il valore del settore agroalimentare in Toscana è di circa 3,2 miliardi di euro, il vivaismo in questo è secondo solo alla viticoltura e rappresenta il 54% dell’intera produzione nazionale nella quale spicca il ruolo del distretto pistoiese con 7.000 ettari, 1.500 imprese, oltre 5.000 occupati e un valore di 750 milioni di euro ogni anno. Dati importanti che testimoniano, come ha ricordato l’Assessore all’Agricoltura della Regione Toscana Massimo Remaschi, la tenuta di fronte alla crisi ancora in corso dal 2008 ad oggi, dell’agricoltura toscana, un settore che oggi si trova di fronte alle nuove sfide della transizione tecnologica e della sostenibilità.
Rivoluzione tecnologica in corso
L’agricoltura e il vivaismo pistoiese stanno vivendo infatti una fase di trasformazione anche strutturale, una vera e propria rivoluzione tecnologica nella quale gli agricoltori sono impegnati a mantenere la competitività in mercati sempre più complessi e non sempre trasparenti, presidiare il territorio, creare innovazione e dare continuità a un’attività produttiva che, come ha ricordato Francesco Mati, presidente dell’Associazione Vivaisti Italiani, crea filiera, indotto, ricchezza e redditività per la regione e per l’intero Paese.
Il ruolo sociale, ambientale ed economico
«Bisogna dare il giusto valore a quello che stiamo facendo- ha evidenziato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura-, avere il coraggio di sdoganare certi argomenti e fare un bilancio, basato sui dati e non sulle false informazioni di coloro che l’agricoltura non la praticano». Secondo il presidente di Confagricoltura occorre tener conto, non solo dell’uso degli agrofarmaci, ma anche di quanto di buono fanno gli agricoltori in termini di occupazione, presidio del territorio e del verde pubblico, sguardo all’ambiente, regimazione delle acque e molto altro. «Si vedrà che anche per la sostenibilità, non solo ambientale ma anche sociale ed economica, il bilancio è positivo».
Il piano integrato di distretto
«E i driver dell’innovazione e dell’agricoltura 4.0 – ha aggiunto - dovranno diventare il nostro mantra per sviluppare strumenti di competitività a monte e di certificazione della sostenibilità a valle, in grado di dare ai consumatori un’informazione corretta del valore delle nostre produzioni».
In questo percorso occorrono strumenti e sostegno da parte delle istituzioni, come quelli che già si stanno programmando anche nel Piano Integrato di Distretto “Vivaismo per un futuro sostenibile” ricordato da Luca Magazzini del Distretto Vivaistico Pistoiese, che sta registrando una partecipazione dei produttori molto superiore alle aspettative iniziali e con un investimento di circa 10 milioni di Euro dedicati a innovazione e sostenibilità, con la speranza che i fondi regionali siano adeguati allo sforzo fatto.
Accordo con la Regione per ridurre il carico di agrofarmaci
Un impegno per produzioni più sostenibili e per la riduzione nell’uso dei fitofarmaci confermato dall’accordo che i vivaisti firmeranno anche con la Regione Toscana, ricordato dall’Assessore regionale all’Ambiente Federica Fratoni, che ha sottolineato anche il ruolo e l’opportunità fondamentale del vivaismo ornamentale nel futuro delle smart cities e della forestazione urbana come misura di contrasto ai cambiamenti climatici.
Diserbo robotizzato e trattamenti a rateo variabile
La riduzione dei fitofarmaci e degli erbicidi e la loro sostituzione potranno tuttavia essere realizzate, senza una perdita di produttività e di competitività, solo quando con la ricerca e l’innovazione si troveranno delle alternative efficaci, come già si sta facendo nell’incremento sostanziale di utilizzo delle pacciamature per le coltivazioni in vasetto (+ 400% nei primi mesi dell’anno), o nella ricerca di soluzioni avanzate come il sistema robotizzato per il diserbo meccanico e l’uso dei trattamenti di precisione che Marco Vieri dell’Università di Firenze sta sperimentando presso i vivai Vannucci o la matrice organica indurente descritta da Domenico Prisa che il CREA OF di Pescia sta valutando per la limitazione delle piante infestanti e delle condizioni di stress delle piante in vaso.
La serra high tech del Crea
Sono quindi le nuove tecnologie la sfida del futuro nel vivaismo ornamentale:
- la sensoristica per il rilievo dei parametri microclimatici e fisiologici delle piante,
- i modelli di supporto alle decisioni,
- il rilevamento multispettrale,
- i trattamenti a rateo variabile,
- ma anche le biotecnologie con le ricerche sui microorganismi del suolo ed endofiti della pianta
- quelle sui substrati di coltivazione anche da matrici riciclate e sottoposte a biorisanamento.
La serra high tech realizzata a Pescia dall’Istituto del CREA è un esempio dimostrativo a disposizione dei produttori che, visitandola, possono valutare al meglio, le possibilità di integrazione dei diversi moduli di monitoraggio e gestione all’interno delle proprie strutture.
Affidarsi a consulenti per l’innovazione
Perché proprio questi, l’individuazione dei fabbisogni di innovazione più adatti ad ogni tipo di impresa e la formazione, sono i nodi fondamentale nella transizione verso l’agricoltura 4.0 che Marco Vieri e l’Università di Firenze stanno sviluppando con un gruppo di altri partner europei nel progetto Sparkle del quale il ricercatore fiorentino ha parlato a Pistoia: «Occorre entrare in un sistema complesso, che non si deve limitare all’acquisto di una nuova tecnologia, che rischia di sommergere i produttori in uno tsunami di dati di difficile interpretazione, ma deve accompagnare l’agricoltore nella scelta delle tecnologie più appropriate nel proprio modello di business e dargli le competenze necessarie per gestirle e controllarle. Un modello culturale del tutto nuovo, che coinvolge in un ecosistema territoriale insieme agli agricoltori, i fornitori di tecnologia, quelli di servizi per le riparazioni, le società informatiche, i consulenti, il capitale umano delle aziende, il sistema educativo e quello della governance».