Contratti di filiera sì, ma che siano affidabili

Grano duro: dopo i danni del maltempo, Barilla lavora a nuovi parametri di qualità

Spighe di diverse varietà di grano duro
Bando V Pnrr, criteri discutibili per una graduatoria che marginalizza quella che è la coltura chiave per il nostro Paese, ovvero il grano duro

Trent’anni tondi tondi di contratti di filiera hanno fatto crescere la qualità del grano duro italiano.

Barilla è l’antesignana di queste esperienze di integrazione verticale. I primi contratti di coltivazione sono partiti infatti nel lontano 1993, per fare crescere “l’indice di giallo”, grazie alle varietà Zenit e successivamente Svevo.

La prima intesa formale comprendente anche le autorità del territorio, oltre che gli operatori della filiera, è invece stata siglata nel 2006 in Emilia-Romagna e anche in una campagna di raccolta difficile come quella in corso, la stretta collaborazione tra agricoltori e industria può fare la differenza sul fronte qualità e anche sulle quantità.

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Maresca: «Dss e varietà fanno la differenza»

Carlo Maresca, presidente della Federazione nazionale cereali alimentari di Confagricoltura

«81-82,5 kg/hl di peso specifico – testimonia Carlo Maresca – proteine tra 14,5 e 15,5%, rese di 44-46 q/ha». Non sono niente male i riscontri sotto trebbia del grano duro dell’esperto produttore di Serracapriola (Fg), presidente della Federazione nazionale cereali alimentari di Confagricoltura.

Soprattutto se messi a confronto con quelli dei numerosi cerealicoltori che lamentano, sia al Centro-Sud che al Nord, le grosse penalizzazioni causate dal clima estremamente piovoso dell’anomala primavera 2023 (vedi il primo piano dello scorso numero di Terra e Vita).

Tra i diversi appezzamenti che compongono i 450 ettari di grano duro aziendali di Maresca, solo in un caso si registrano invece rese sotto media a causa di una pesante infestazione di Lolium.

«Sono stato fortunato – dice- ma anche agevolato dall’adesione al contratto di filiera Barilla (Maresca è un pioniere di queste esperienze che oggi riguardano tutta la sua produzione di duro)». Due gli elementi tecnici che, secondo lui, hanno fatto la differenza:

il progressivo affiancamento, iniziato proprio quest’anno, della storica varietà Aureo con Leondur, caratterizzato da ciclo precoce, adattabilità e pronta risposta alle fertilizzazioni azotate, ha consentito di anticipare il ciclo vegetativo di quel tanto che ha consentito di evitare che le pesanti perturbazioni di maggio ostacolassero troppo le operazioni colturali;

il sostegno del Dss granoduro.net di Horta, a disposizione di tutte le realtà che aderiscono al sodalizio con Barilla, che ha permesso di posizionare nel momento ottimale le fertilizzazioni e i trattamenti fungicidi.

Serve flessibilità

«Altri aderenti ai contratti di filiera – riconosce - accusano invece pesi specifici di 70-72 Kg/hl e anche meno, ben lontani sia dai valori ottimali per la qualità molitoria che dai parametri fissati dagli accordi di filiera».

Tenuto conto delle condizioni di eccezionale maltempo dell’annata, Maresca auspica flessibilità: «Produttori e trasformatori si devono venire incontro, anche perché quella dei contratti di filiera è un’esperienza positiva da salvaguardare».

Questi accordi non sono infatti minacciati solo dagli effetti del climate change, ma anche dall’impatto dell’estrema volatilità dei mercati. Tanto è vero che dopo l’impennata dei prezzi del grano duro registrata un anno fa (55 €/q per il fino contro i 39 attuali, dopo le ultime rivalutazioni) molti competitor di Barilla si sono svincolati dai contratti in quanto, un mese prima del raccolto, le stime di resa agronomica e quindi di produzione erano estremamente ottimistiche. Una scelta che non si è rivelata lungimirante, viste le attuali difficoltà a reperire grano duro di qualità.

Digitalizzazione e sostenibilità

Emilio Ferrari, Direttore acquisti grano duro e semola del Gruppo Barilla

«Gli impatti– rileva Emilio Ferrari, Direttore acquisti grano duro e semola del Gruppo Barilla – accusati da molti cerealicoltori a causa degli eventi climatici estremi stanno mettendo in ulteriore evidenza la validità della scelta di supportare chi aderisce ai nostri contratti di filiera con i Dss».

«La maggiore efficienza produttiva assicurata da questi strumenti digitali si è infatti tradotta anche in una migliore sostenibilità ambientale ed economica grazie alla possibilità di ottimizzare le pratiche colturali in funzione del clima».

Tab. 1 I contratti di filiera Barilla per il grano duro alta qualità
Area produttiva Periodo Volume (t/annue)
Nord 2023-2025 220mila*
Centro 110mila
Sud 110mila
*di cui 120mila dal Contratto alta qualità grano duro Emilia-Romagna e il resto dalle filiere attivate in Lombardia, Veneto, Piemonte e Toscana. Delle 440mila t/annue totali, 44mila riguardano la varietà Aureo dedicata soprattutto alla pasta 100% made in Italy a marchio Voiello

Nuovi criteri di selezione

«Faremo il possibile – continua Ferrari – per venire incontro ai produttori, ma i danni creati dagli eccessi idrici in una fase critica come quella del riempimento cariossidi sono diversi rispetto a quelli registrati negli anni scorsi a causa della siccità».

«Oltre ai pesi specifici bassi e alle cariossidi striminzite occorre infatti fare i conti con le volpature e gli altri segni lasciati dagli attacchi fungini». Due le alternative a disposizione dell’industria per migliorare la qualità molitoria delle partite di grano: miscelazione e selezione. Entrambe nascondono costi e rischi.

«Pensiamo di lavorare sul valore del peso dei mille semi per cercare di escludere solo le partite caratterizzate da elevate percentuali di cariossidi striminzite e spezzati, ma occorre che anche le istituzioni facciano la propria parte».

Rammarico per la graduatoria

Nella filiera del grano duro c’è infatti un grosso rammarico per l’esito del V bando Pnrr per i contratti di filiera del settore agroalimentare, la cui graduatoria provvisoria è stata pubblicata lo scorso 30 giugno (vedi riquadro). I maggiori progetti legati ai cereali vernini risultano infatti parecchio indietro nella classifica, presumibilmente tagliati fuori dai fondi.

«Si è voluto – commenta Maresca – tenere conto di criteri, come l’intensità della manodopera impiegata o l’adesione formale alle certificazioni, che hanno poco a che fare con questo tipo di esperienze». Non si è invece tenuto conto di parametri determinanti come l’organizzazione, la dotazione tecnologica (varietà uniche di qualità e sistemi di supporto alle decisioni), la preparazione tecnica, la capacità di stoccaggio differenziato e l’impatto attuale sul tessuto economico delle filiere già esistenti. In questo contesto la graduatoria sembra aver premiato le filiere più recenti e quelle piccole, con meno vincoli dettati dalla loro storia e dimensioni.

In questa come in altre attività agricole, più che la numerosità è infatti la competenza e l’organizzazione a fare la differenza. «La scadente qualità del grano di quest’anno non è infatti solo legata al clima, ma anche all’impennata dei prezzi di mezzi tecnici come i fertilizzanti, che ha spinto i produttori a risparmiare su questa pratica». «Oppure a limitare il numero degli interventi, accorpando ad esempio diserbo e trattamento fungicida». Una scelta che quest’anno ha vanificato l’efficacia sia di uno che dell’altro.


Mancherà il seme di grano duro?

Le alluvioni, gelate, grandinate di quest’anno non incidono solo sui contratti di filiera per il grano alimentare, ma anche per quello da seme. La Pac 2023-2027, appena entrata in vigore, impone ai produttori di grano duro, per accedere all’aiuto accoppiato, di utilizzare solo seme cartellinato: ce ne sarà abbastanza per le prossime semine 2023-24?


Gli esiti del Bando Pnrr

850 milioni disponibili, 242 domande presentate, 6.521 imprese rappresentate ma solo poche riusciranno ad accedere ai sostegni. E il grano duro, coltura chiave per il nostro Paese, rischia di essere marginalizzato: tenendo conto dell’entità dei contributi ammessi, potrebbe essere infatti finanziato solo il primo progetto in graduatoria (v. Tab.2). È l’esito del V Bando per i contratti di filiera nel comparto agroalimentare collegato al Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, tramite la dotazione del Fondo Complementare. Avviato nel dicembre 2021 dall’allora ministro Stefano Patuanelli, l’esito è stato pubblicato solo lo scorso 30 giugno.

Tab. 2 I progetti di filiera cerealicola del V Bando Pnrr
Posizione in graduatoria Denominazione Programma Soggetto Proponente Contributo richiesto (milioni di €) Contributo ammesso  (milioni di €)
58 Filiera appulo lucana del frumento De Bonis Teodosio 34 33,9
103 Sostenibilità dei seminativi Pivetti Gianluca 19,4 19,4
130 Filiera cerealicola Iris solo biologica Gritta Maurizio 11,6 9,6
141 Cereali italiani Stefanati Alberto 21,3 21,3
148 Tenero mulino bianco Ganazzoli Luigi 1 15,3 15,3
152 Grano a residuo zero Pantone Sergio 20,3 20,3
216 Gis - Grani italiani sostenibili Pivetti Silvia 21,1 19,5
222 Grano Duro Italia Barilla Ganazzoli Luigi 23,6 23,6
251 Op Italia Cereali Vignati Monaldo 12,7 12,7
267 Grano Tenero Sostenibile Cosma Marta 3,8 3,8
295 Inn.Varietale Frumento Fuselli Fabio 6,7 4,3
Fonte: D.M Masaf 342515 del 30 giugno

 

Contratti di filiera sì, ma che siano affidabili - Ultima modifica: 2023-07-26T00:43:32+02:00 da Lorenzo Tosi

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