Frumento, le strategie di successo tra biostimolanti e filiere

    Prove e mercato, una giornata dedicata al grano nell'alessandrino

    Campi dimostrativi grano
    Dai test illustrati nell'open day di Sata organizzato in collaborazione con quattro cooperative è emersa anche l'influenza del tipo di lavorazione su natura e numero delle infestanti

    Varietà, concimazione, difesa e diserbi. Senza dimenticare i biostimolanti, novità di questi ultimi anni su cui si ripongono grandi speranze per un futuro con meno chimica di sintesi ma non con meno produzioni.

    L’Open Day che Sata, società di consulenza specializzata in cereali, ha dedicato al grano nell’ambito del progetto Cooperiamo per il frumento alessandrino, è tutto questo, ma non soltanto. Nel corso dell’appuntamento si è infatti parlato anche di mercato e delle sue prospettive, nonché di come valorizzare un cereale che, per questo territorio, ha un significato del tutto particolare. Siamo infatti ad Alessandria, provincia che si contende il primato di superficie a grano con Bologna.

    Non stupisce, dunque, l’attenzione che istituzioni ed enti di ricerca mettono nella valorizzazione di questo prodotto. Né che a fianco del Sata, nell’organizzare una giornata ben riuscita, anche grazie a un meteo per una volta favorevole, vi fossero quattro tra le principali cooperative del territorio: Settevie, Centro Agricolo San Michele, Saf e Produttori mais di Alessandria.

    Due i momenti della giornata: la visita ai campi delle prove varietali e di coltivazione, svoltasi in mattinata, e il tour fra gli stand delle aziende che hanno partecipato alle prove, raggruppati presso la sede dell’azienda agricola Retorto di Predosa (Al), che ha ospitato la manifestazione. Come ponte tra le due fasi, una breve tavola rotonda che ha cercato di approfondire i temi del mercato e soprattutto della formazione del prezzo, ormai dipendente da fattori internazionali più che interni.

    Tecniche a confronto

    Partiamo però dai campi dimostrativi, suddivisi in cinque settori:

    • pratiche colturali;
    • nutrizione;
    • difesa;
    • diserbo;
    • prove varietali.

    Nella prima area sono state messe a confronto due strategie di coltivazione: alto e basso input. Nella prima, i terreni sono stati sottoposti a doppio diserbo (pre e post-emergenza), fungicida a inizio levata e ancora a inizio fioritura, in abbinamento a un insetticida. In aggiunta, una delle parcelle è stata trattata con biostimolanti. Il settore con agrotecnica “al risparmio” ha ricevuto invece un diserbo post emergenza e un solo trattamento fungicida.

    In attesa di conoscere i dati produttivi, in campo era già possibile notare una maggior pressione del loietto nei terreni non trattati in pre emergenza.

    Biostimolanti

    Articolata la prova dedicata ai biostimolanti, definiti dai tecnici di Sata «una novità interessante nel panorama dei mezzi tecnici per l’agricoltura, pur essendo studiati e utilizzati già da anni».

    Sono stati applicati diversi prodotti (estratti di alghe, microalghe, batteri e consorzi di funghi micorrizici) commercializzati con bollo CE, con normativa italiana o anche appartenenti alla categoria dei fertilizzanti speciali con caratteristiche biostimolanti.

    Si sono seguite due strategie:

    1. in concia sul seme, per cercare di migliorare la vigoria della pianta nelle prime fasi post germinazione;
    2. in applicazione fogliare, per incrementare l’efficienza nell’uso dell’azoto.
    Parcella trattata con biostimolanti in concia

    L’impiego in concia, hanno fatto notare gli accompagnatori della visita guidata, ha prodotto una maggior fascicolazione radicale nelle parcelle trattate con microalghe, estratti di alga e consorzi di funghi e batteri, mentre i batteri migliorano piuttosto lo sviluppo fogliare. «In stagioni con inverni siccitosi, un miglior sviluppo radicale può favorire la pianta nell’assorbimento dell’acqua e dei nutrienti», hanno ricordato i tecnici presenti.

    I test con distribuzione fogliare sono stati abbinati a diversi dosaggi di concime: 150 unità di azoto (100% del fabbisogno) oppure 100 unità, con riduzione della somministrazione in levata. Una parcella-testimone ha ricevuto infine soltanto 60 U/ha in accestimento, pari al 40% del fabbisogno stimato. I biostimolanti sono stati applicati in diverse fasi di sviluppo, come levata, foglia bandiera, spigatura. Le differenze nell’efficienza di uso dell’azoto apparivano abbastanza evidenti, specialmente in rapporto alla parcella testimone.

    Difesa e diserbo

    Per i test su trattamenti e diserbo si è scelto di verificare i vari prodotti in due situazioni distinte: minima lavorazione (erpicatura su precedente di mais e successiva semina) e coltivazione tradizionale, per valutare quanto la gestione del residuo può complicare il quadro sanitario o favorire lo sviluppo di infestanti.

    Particolarmente interessanti, in questo quadro, le prove di diserbo. L’infestante principale, in tutte le parcelle, è stata il loietto. Che è stato in piccola parte seminato di proposito, per stressare ulteriormente il sistema.

    L’infestazione è stata maggiore sui terreni in minima lavorazione rispetto a quelli in semina tradizionale, che tuttavia presentavano una maggior quota di dicotiledoni, i cui semi sono stati probabilmente riportati in superficie dall’aratura. «Ciò dimostra», hanno spiegato gli accompagnatori, «che il tipo di lavorazione può influire sia sulla specie presenti, sia sulla loro diffusione».

    Il grano su minima lavorazione appariva più vigoroso grazie a un miglior deflusso delle abbondanti piogge cadute tra aprile e maggio, mentre i terreni in lavorazione tradizionale, più compatti, hanno avuto difficoltà di percolamento.

    - Leggi anche: Grano duro, si va verso la peggiore annata delle ultime dieci

    Filiera e stoccaggio per sostenere i prezzi

    In chiusura di mattinata, presso il centro aziendale di Retorto, si è svolta la tavola rotonda sul mercato del grano. Vi hanno partecipato il vicepresidente della Granaria di Milano, Mario Boggini, e il presidente dell’associazione granaria e alimentare di Torino, Claudio Bongiovanni, in collegamento dal Cibus di Parma.

    Nel corso del dibattito è emerso come ormai l’andamento del mercato italiano sia totalmente legato a quello dei grandi centri di commercio delle commodities mondiali, che finiscono per influenzare anche i listini impiegati nelle trattative nostrane.

    Poche, a questo punto, le armi in mano agli agricoltori. La prima è fare massa critica, e in questo possono tornare utili le cooperative, non a caso presenti alla giornata.

    Una strada alternativa è quella della diversificazione del prodotto, ovvero dell’adesione a una delle tante filiere che si sono sviluppate negli ultimi anni.

    Per chi può, infine, è sempre valida la regola della ripartizione delle vendite: in parte a inizio campagna, in parte durante la stagione invernale e infine, se si ha capacità di stoccaggio, in prossimità del raccolto successivo, per beneficiare di eventuali aumenti di prezzo legati a scarsità di prodotto sui mercati internazionali.

    Frumento, le strategie di successo tra biostimolanti e filiere - Ultima modifica: 2024-05-16T12:48:44+02:00 da Ottavio Repetti

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