Grano duro, una campagna con prezzi boom e rese in leggero calo

    Prezzi in rialzo fino all’80% rispetto al 2021, le prime stime produttive della campagna 2022 in Italia sono in leggero calo. Sono i dati emersi dal Durum Days in corso a Foggia che ha visto tutti i protagonisti della filiera fare il punto sulle previsioni del grano duro. In Italia  pesano le incognite legate al clima e all’impennata dei costi degli input produttivi. La produzione nazionale attesa è di 4 milioni di tonnellate.

    Restano sostenuti i prezzi del grano duro, con quotazioni superiori di circa il 70-80% rispetto a un anno fa.

    A maggio la Borsa Merci di Foggia registra un prezzo di 545 €/t per la tipologia fino, un valore non distante dai picchi massimi toccati a gennaio 2022. È difficile al momento ipotizzare riduzioni di prezzo prima della raccolta, anche per il sostegno che arriva da condizioni sempre più critiche sul generale mercato dei cereali.

    Fare filiera

    grano duro patrizia marcellini terra e vita
    Patrizia Marcellini, coordinatrice
    del settore cerealicolo dell’Alleanza
    delle Cooperative agroalimentari

    «La volatilità dei prezzi - afferma Patrizia Marcellini, coordinatrice del settore grandi colture di Alleanza delle Cooperative nel suo speech in apertura dell'evento - è il mostro più temuto dai sistemi produttivi».

    «I contratti di filiera - continua-, purché fatti tra attori seri e pronti ad assumersi le conseguenze delle proprie scelte, sono l’unica strada in grado di proteggerci dai rischi della volatilità dei mercati: basta sedersi intorno ad un tavolo, dirsi le reciproche esigenze e possibilità e trovare un accordo».

    Il clima avverso

    In Europa il clima secco sta mettendo a rischio il raccolto di frumento duro, soprattutto in Francia, mentre in Italia le recenti piogge potrebbero non essere sufficienti a compensare la siccità dei mesi precedenti, anche alla luce dei ritardi delle semine, ed in considerazione dell’ondata di caldo che sta investendo il Paese.

    Le prospettive di riduzione dei prezzi per il grano duro, peraltro modeste, restano quindi subordinate ai rischi di ulteriore deterioramento delle produzioni per via dell’impatto climatico. La produzione nazionale faticherebbe a raggiungere i 4 milioni di tonnellate, facendo quindi registrare un leggero calo rispetto alla campagna precedente, con una forchetta per ora prevista tra -1 e -3% rispetto ad annata come quella del 2021 già segnata da gelate primaverili e siccità estiva.

    Spighe di diverse varietà di grano duro

    Filiera compatta

    È questo il quadro che emerge dal Durum Days 2022, l’evento che ogni anno chiama a confronto tutti gli attori della filiera per fare il punto sulle previsioni della campagna che è in corso di svolgimento oggi a Foggia, con la partecipazione di Assosementi, Cia – Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri, Alleanza Cooperative Agroalimentari, Compag, Italmopa, Unione Italiana Food e CREA, con Areté quale partner tecnico, la moderazione di Terra e Vita e la partecipazione in veste di sponsor di Syngenta.

    Secondo le previsioni elaborate dall’istituto di ricerca Areté, società di ricerca e consulenza specializzata nell’agri-food, dopo il pesante impatto della siccità che nella scorsa campagna ha compromesso oltre la metà del raccolto atteso in Nord America, anche per la campagna 2022/23 (che si apre a giugno 2022) le condizioni climatiche non ottimali stanno ipotecando le produzioni attese.

    Il recupero del Nord America

    In Nord America (USA e Canada), i ritardi nelle semine e la siccità stanno limitando le potenzialità di rimbalzo dell'offerta, comunque significative dopo la produzione deludente della scorsa campagna. In Canada, dove l’aumento delle aree seminate è stato superiore al 10%, le stime di Areté indicano produzioni attese che non andranno oltre i 5,5 milioni di tonnellate: non certo un dato record, ma comunque un recupero importante rispetto al dato precedente di 2,6 milioni di tonnellate.

    L’impennata dei costi di produzione

    Sulle rese del grano duro in Italia pesano invece sia le incognite legate ai cambiamenti climatici che l’instabilità geopolitica e l’aumento conseguente dei costi dei mezzi di produzione che può avere condizionato i piani di fertilizzazione e di difesa. Secondo il Crea, Centro di Ricerche per l’Agricoltura, «nelle regioni meridionali, le semine scalari di inizio stagione, dovute alle abbondanti precipitazioni, e le basse temperature del periodo primaverile hanno provocato un allungamento del ciclo della coltura costringendola ora ad una fase di riempimento della granella con temperature in forte aumento».

    Il rischio di “stretta”

    «Pertanto, in questi areali, se le condizioni meteorologiche permangono stabili, la produzione media attesa potrebbe essere limitata per effetto della “stretta”. Nelle regioni centro-settentrionali, superato l’allarme siccità del periodo invernale-primaverile, al momento la coltivazione si presenta in buone condizioni anche dal punto di vista fitosanitario. Resta anche al Nord l’incognita meteorologica delle prossime settimane che potrebbe influenzare ancora la produzione finale».

    Grano duro, una campagna con prezzi boom e rese in leggero calo - Ultima modifica: 2022-05-18T10:08:03+02:00 da Lorenzo Tosi

    LASCIA UN COMMENTO

    Per favore inserisci il tuo commento
    Per favore inserisci il tuo nome