La nuova Pac è già in campo

Intanto salgono a 9 i Piani nazionali già approvati da Bruxelles

Con la preparazione dei terreni per le prossime semine, la nuova Pac 2023-27 è entrata virtualmente in vigore nei campi italiani
Il piano strategico nazionale rivisto è pronto per l’ultimo invio a Bruxelles. L’Italia conferma le sue scelte sul primo pilastro. Uno dei nodi decisivi riguarda la volontà di salvaguardare il ruolo del mais da trinciato nell’ecoschema 4

Nessuna proroga, nessun ripensamento.

Solo qualche deroga residua per indorare la pillola e addolcire i bocconi più amari della condizionalità rafforzata. La riforma della Pac entrerà immancabilmente in vigore dal primo gennaio 2023.

«Una notizia che in realtà è una non notizia», direbbe Angelo Frascarelli.

Anteprima del primo piano di Terra e Vita 28/2022

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Lorenzo Tosi

Proprio il coordinatore del Comitato tecnico scientifico di Edagricole ha infatti scritto più volte su queste pagine che l’avvio del cammino della riforma della politica agricola comunitaria è già segnato. Anche perché il periodo provvisorio ha già spostato in avanti di due anni il prossimo periodo di programmazione 2023-2027 e Bruxelles non ha intenzione di far rimanere la transizione ecologica del New Green Deal, un cambio di rotta fortemente voluto dall’esecutivo comunitario, nel limbo della provvisorietà.

I timori per i cospicui cambiamenti legati agli impegni delle strategie Farm to Fork e Biodiversity e le aspettative di un ulteriore slittamento legato agli stravolgimenti causati dal conflitto in Ucraina non hanno ragione di esistere, perché non è mai stata presentata alcuna proposta ufficiale in tal senso.


LE TAPPE DELLA PAC 2023-2027

>> 2 dicembre 2021: approvazione dei regolamenti in sede UE

>> 31 dicembre 2021: presentazione dei Piani Strategici Pac (PSP)

>> 31 marzo 2022: osservazioni della Commissione Ue al PSP italiano

>> 30 settembre 2022: risposta alle osservazioni

>> ottobre/novembre 2022: approvazione del PSP Italia

>> 1°gennaio 2023: entrata in vigore nuova Pac


La scadenza del 30 settembre

A rinfocolare ultimamente questa ipotesi sono i ritardi accumulati in Italia nella revisione del piano strategico (Psp). La Commissione europea ha infatti già dato il suo benestare a 9 Piani nazionali, ne mancano 19 (quello del Belgio è doppio) e il Psp del nostro Paese è il più atteso, perché sulla sua consegna pesano le incognite legate al concomitante appuntamento elettorale per il rinnovo dell’Esecutivo.

I tempi sono stretti, ma Regioni, Province autonome e Ministero delle Politiche agricole hanno lavorato alacremente anche nel corso del periodo estivo per rispettare il termine del 30 settembre per la riconsegna a Bruxelles del piano revisionato, data fissata dal ministro Stefano Patuanelli.

Il risultato di questo lavoro di sintesi è la bozza del Psp revisionato che sarà inviato per la definitiva approvazione a Bruxelles dopo la riunione conclusiva del Tavolo di partenariato il 28 settembre (una sintesi del documento è scaricabile dal sito della Rete Rurale nazionale).

Semine imminenti

I produttori che in questi giorni stano preparando i terreni per le prossime semine autunnali sono di fatto già entrati nella nuova Pac perché per la domanda unica 2023 varranno le nuove regole.

Alcune importanti scelte nazionali riguardano proprio i seminativi, c’è quindi una forte necessità di informazione sui nuovi incentivi e vincoli Pac che condizionano scelte tecniche e colturali che in questi giorni sono state fatte al buio. Le modifiche del Psp riguardano infatti tutti gli strumenti della Pac (pagamenti diretti, interventi settoriali, sviluppo rurale).

Le osservazioni della Commissione

Il 31 marzo di quest’anno la Commissione europea ha infatti rispedito a Roma numerose osservazioni sul piano strategico nazionale inviato a Bruxelles il 31 dicembre 2021. Si è trattato di un documento cospicuo: 40 pagine di osservazioni articolate in 244 paragrafi.

Queste osservazioni riguardavano tutti gli aspetti del piano strategico Pac, sia riguardo al primo che al secondo pilastro.

Abbiamo scritto su questa rivista che non si è trattato in realtà di una vera bocciatura e che c’erano i margini per difendere le scelte effettuate in sede di Tavolo di Partenariato e di Conferenza Stato-Regioni. Nel nostro Paese infatti la politica agricola è un tema devoluto alla competenza regionale. Anche per questo motivo la redazione del Psp ha avuto un percorso lungo ed articolato (una cronaca parziale è raccontata nel sito della Rete Rurale Nazionale: https://www.reterurale.it/PAC_2023_27).

La seduta decisiva del tavolo

Il Tavolo di Partenariato è stato istituito lo scorso 19 aprile 2021 (D.M.360279 del 6/08/2021) ed è un organo che prevede la presenza di soggetti istituzionali nazionali (29 componenti) e regionali (21 componenti), delle rappresentanze economiche, ambientaliste, sindacati (132 soggetti).

Finora sono stati svolti sei incontri: il 19 aprile 2021, l’8 settembre 2021, il 22 novembre 2021, il 28 dicembre 2021 (a ridosso dell’adozione del PSP), il 19 aprile 2022 e il 22 luglio 2022. Il prossimo Tavolo di Partenariato, quello che dovrebbe essere decisivo, è programmato per il 28 settembre 2022.

Le scelte nazionali saranno difese

Quali sono le modifiche apportate al Psp? Dalla bozza pubblicata sulla Rete Rurale nazionale emerge che l’orientamento che ha prevalso è stato quello di difendere le scelte nazionali per quanto riguarda il primo pilastro. Scelte che sono state il frutto di una grossa azione di mediazione tra le esigenze delle diverse Regioni italiane.

Come conseguenza dei forti cambiamenti nel regime dei pagamenti diretti alcune Regioni hanno infatti visto cambiare notevolmente il loro “monte premi” soprattutto in quelle aree dove i titoli Pac avevano in precedenza un valore più elevato (Lombardia, Veneto, Puglia, Calabria, ecc). L’accordo raggiunto lo scorso dicembre dal Tavolo di partenariato ha puntato su una convergenza tra titoli, ecoschemi e aiuti accoppiati che, in qualche misura, ripristinasse un punto di equilibrio per contenere le variazioni del sostegno comunitario ad un livello accettabile per tutte le aree agricole.

Critiche eccessive

I rilievi di Bruxelles (vedi Terra e Vita 13/2022) hanno riguardato, contraddicendo in maniera ingenerosa la scelta del new delivery model di concedere maggiore potere decisionale agli Stati membri, tutta l’impostazione del Psp sin dal suo orientamento strategico, chiedendo di includere indicatori di risultato con i target intermedi e finali.

Sui pagamenti diretti la Commissione ha chiesto di prevedere importi unitari minimi e massimi per il pagamento di base, di giustificare l’importo per il pagamento redistributivo e di specificare meglio intervalli e importi per l’aiuto ai giovani.

Riguardo ai 5 ecoschemi scelti dall’Italia le osservazioni dell’Esecutivo comunitario si concentrano sulla necessità di descrivere con maggiore chiarezza gli impegni previsti in modo da orientare le scelte dei produttori verso le tecniche più ecocompatibili.

Richieste di modifica più significative riguardano invece l’ecoschema 4, quello che riguarda i sistemi foraggeri estensivi con avvicendamento.

Accogliere tout court le critiche della Commissione su questi punti avrebbe comportato un’alterazione dell’equilibrio raggiunto dal Tavolo di Partenariato verso direzioni che nessun Assessore regionale all’Agricoltura avrebbe considerato sostenibili.

Anteprima del primo piano di Terra e Vita 28/2022

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Ecoschemi, cosa cambia

Per questo, nella nuova versione del Piano strategico, il nostro Paese risponderà in massima parte ribadendo motivazioni e giustificazioni in grado di rafforzare le scelte già effettuate.

Gli aggiustamenti del primo pilastro riguardano infatti prevalentemente gli ecoschemi, che sono stati riscritti in maniera più precisa e le modifiche più cospicue riguardano, per l’appunto, soprattutto l’ecoschema 4, quello che riguarda i sistemi foraggeri estensivi con avvicendamento.mais

Un impegno le cui dotazioni sono state alzate al 18,6% delle risorse attribuite al pacchetto ecoschemi.

L’unico che genera un pagamento aggiuntivo per i seminativi è che è stato riscritto in modo da tutelare il ruolo delle leguminose foraggere senza ridurre la platea delle colture e delle situazioni colturali (tipo il mais da trinciato) che possono accedere al sostegno (come richiedeva Bruxelles) anzi togliendo alcune rigidità eccessive relative alle rotazioni e alle limitazioni a trattamenti di difesa fitosanitaria (approfondisci cliccando qui).

tab. 1 Il ricalcolo delle dotazioni dei 5 ecoschemi del piano strategico italiano
Tipologia di ecoschema Milioni € annui %
Pagamento per il benessere animale e la riduzione degli antibiotici (Eco 1) 363,3 41,5
Premio per l’inerbimento delle colture arboree (Eco 2) 155,3 17,8
Premio per la salvaguardia olivi di particolare valore paesaggistico (Eco 3) 150 17,2
Premio per i sistemi foraggeri estensivi (Eco 4) 162,7 18,6
Premio per misure specifiche per gli impollinatori (Eco 5) 43,4 5
Il Psp ha previsto cinque categorie di ecoschemi, a cui vengono destinate il 25% delle risorse per i pagamenti diretti,

Sviluppo rurale rimaneggiato

Diverso il discorso relativo al secondo pilastro sul quale, da aprile ad oggi è stato compiuto un intenso lavoro. A giugno 2022 un importante passo in avanti è stato compiuto, dopo un lunghissimo negoziato, con l’accordo tra Ministero e Regioni per la ripartizione del plafond finanziario dello sviluppo rurale tra le varie amministrazioni locali.

Ma oltre all’aspetto finanziario è rilevante anche quello tecnico. Le Regioni, assieme al Mipaaf, hanno infatti rivisto le schede delle 8 tipologie e 76 interventi (vedi articolo su Terra e Vita 18) previste dal piano di sviluppo rurale che dal 2023 è unico e nazionale, in modo da consentire di completare la riscrittura del piano revisionato entro fine settembre.


Con l’ok all’Austria i Psp approvati salgono a nove

La Commissione europea ha dato il via libera ai Piani strategici nazionali Pac di Austria e Lussemburgo. Salgono così a nove i Paesi che hanno avuto il via libera da Bruxelles per l’attuazione della nuova Politica agricola comune. Il 31 agosto scorso avevano infatti ricevuto disco verde i Piani di Danimarca, Finlandia, Francia, Irlanda, Polonia, Portogallo e Spagna.

Restano 19 piani da approvare (il Belgio ne ha due) tra cui quello italiano. I piani strategici nazionali sono la novità assoluta della riforma della Pac. Lo strumento con cui gli Stati devono indicare come intendono spendere i 270 miliardi di euro di sostegno agli agricoltori europei (tra aiuti al reddito, sviluppo rurale e misure di mercato) tra il 2023 e il 2027, per realizzare gli obiettivi economici, sociali e ambientali di una Pac chiamata a realizzare gli obiettivi tracciati dalle strategie Farm to Fork e Biodiversity (25% di superficie bio, riduzione del 50% dei prodotti chimici per la difesa e del 20% di fertilizzanti).

Tra gli impegni che spiccano nel Piano austriaco c’è quello di arrivare a regime con il 30% di bio. Il Lussemburgo invece punta solo al 20%, ma paradossalmente è l’obiettivo del piccolo paese dell’Europa centrale il più impegnativo.

L’Austria infatti è già oggi al vertice del biologico europeo, l’unico che ha già raggiunto e superato il target assegnato da Bruxelles (25,7%). Il Lussemburgo è invece oggi tra i fanalini di coda con una quota del 4,6%. L’impegno del Paese alpino risulta quindi, a conti fatti, poco ambizioso e consentirebbe all’Italia di raggiungere la vetta europea del bio se gli impegni anticipati in occasione del Sana (25% nel 2027, 30% nel 2030) verranno messi nero su bianco sul nostro Piano ormai in dirittura di arrivo.

Leggi anche:

Ecoschema 4, l’Italia salva il mais da trinciato

 

La nuova Pac è già in campo - Ultima modifica: 2022-09-22T16:33:11+02:00 da Lorenzo Tosi

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