Leggera, pura e vitale come l’aria.
La difesa del mais spicca il volo grazie alle mini eliche dei droni e scopre che abbinare tutela dell’ambiente e competitività è una missione alla portata di ogni produttore, al di là della propria organizzazione e dimensione aziendale.
«Il lancio del parassitoide Trichogramma brassicae – testimonia Marco Zambelli, tecnico di Consorzi agrari d’Italia -, distribuito in campo attraverso i droni, si sta rilevando una strategia vincente ed ecocompatibile contro la piralide del mais, purché venga effettuata correttamente».
A sud del fiume Po questa tecnica di difesa è in decisa crescita, passata negli ultimi cinque anni ad essere applicata da 200 a oltre mille ettari, grazie anche al servizio dedicato fornito dai Consorzi agrari d’Italia in collaborazione con IBF servizi, la società di Bonifiche Ferraresi creata per sostenere l’agricoltura di precisione.
Articolo pubblicato su Terra e Vita 11/2021
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Le prove a Bonifiche Ferraresi
«Siamo partiti nel 2016 proprio presso l’azienda agricola di Bonifiche Ferraresi – ricorda Zambelli – prima con piccoli test e poi con una prova più estesa di confronto con strategie di difesa tradizionali su 100 ettari di mais divisi in 4 appezzamenti di 25 ettari ciascuno». Ovvero sulle tipiche “traverse” da 500 per 500 metri, come vengono chiamati i campi quadrati dei terreni bonificati di Jolanda di Savoia, in provincia di Ferrara, sede dell’azienda maidicola più estesa d’Italia».
I risultati hanno dato ragione a chi ha puntato fin da subito su questa strategia di lotta biologica:
- l’efficacia registrata nei confronti della piralide (Ostrinia nubilalis) è risultata infatti del tutto paragonabile a quella degli insetticidi applicati meccanicamente su mais in pieno sviluppo tramite attrezzature chiamate trampoli;
- le analisi sanitarie hanno confermato l’assenza di contaminazioni da micotossine;
- i risultati produttivi registrati alla raccolta hanno però premiato le tesi con i lanci di Trichogramma brassicae.
Le traverse sottoposte a questo trattamento hanno infatti prodotto circa il 3% di granella in più, forse grazie all’assenza dell’effetto calpestamento che si verifica nelle traverse trattate con trampoli.
Molteplice effetto
Un dato che ha convinto il Consorzio agrario dell’Emilia, oggi Consorzi agrari d’Italia, a favorire la diffusione di questa tecnica attraverso un servizio tecnico apposito che ha contribuito al boom di questa soluzione sostenibile. I vantaggi infatti sono molteplici:
- riduzione nell'uso di insetticidi, nel rispetto delle direttive sugli usi sostenibili;
- nessun impatto sull'entomofauna utile selvatica;
- possibilità di effettuare tempestivamente l’intervento anche dopo piogge che rendano il campo impraticabile per i mezzi meccanici;
- capacità di ottenere produzioni senza residui;
- costi ed efficacia paragonabili ai metodi convenzionali nel contenimento sia dei danni diretti che indiretti prodotti dalla piralide.
La pericolosità di questo lepidottero è infatti cresciuta negli ultimi anni per effetto dei cambiamenti climatici ma anche per la maggiore consapevolezza del suo ruolo nelle possibili contaminazioni di micotossine. Ostrinia nubilalis è un lepidottero diffuso soprattutto nelle regioni settentrionali e centrali della nostra penisola in cui attacca il mais, il sorgo e varie colture ortive, in particolare il peperone, ed ornamentali.
Il problema micotossine
Il danno principale è causato dalle gallerie scavate dalle larve, soprattutto quelle di seconda generazione, che possono indebolire il fusto delle piante di mais fino a provocarne lo stroncamento. Le gallerie larvali provocano un’alterazione delle funzionalità metabolica della pianta impedendo il normale flusso di acqua, sostanze nutritive ed elementi prodotti dalla fotosintesi. Questo causa un decremento produttivo proporzionale all’attacco dell’insetto. Ma anche la qualità del prodotto in caso di forti attacchi può risultare compromessa; le gallerie e i fori larvali, infatti, costituiscono la via di accesso preferenziale di funghi tossigeni come Fusarium e Aspergillus.
La difesa dalla piralide non serve dunque solo a massimizzare la produzione, ma soprattutto a prevenire la presenza di micotossine (aflatossine e fumonisine) che verrebbe favorita dall'attività trofica delle larve.
Il Green Deal e la strategia Form Farm to Fork mirano a contenere l’utilizzo di agrofarmaci e a favorire la diffusione dell’agricoltura biologica.
Il lancio di Trichogramma brassicae, sviluppata grazie anche a ricerche iniziate nel nostro Paese, è la tecnica più promettente su mais a questo proposito, ma per anni l'impiego su larga scala di questo insetto utile è stato frenato da tecniche di distribuzione non meccanizzabili (ad es. diffusori di cartone da posizionare manualmente sulle piante).
L’avvento dei droni, velivoli a pilotaggio remoto dal costo contenuto, ha rappresentato una soluzione brillante per questo problema. A questo fine vengono utilizzati apparecchi modificati dotati di serbatoi che possono contenere centinaia di capsule con il parassitoide e che possono rilasciarle con precisione seguendo precisi piani di volo.
Tempestività innanzitutto
«L’efficacia – spiega Zambelli – è legata soprattutto alla tempestività dell’intervento, necessaria per sincronizzare nel migliore dei modi i cicli biologici dell’insetto nocivo e del parassitoide».
L’ausilio delle trappole di monitoraggio a feromoni segnala i momenti dei voli sia degli individui maschi che delle femmine. L’obiettivo è quello di identificare l’istante preciso dell’ovideposizione ed evitare lo sviluppo della seconda generazione.
«Quando si intercetta la presenza sia di maschi che di femmine è il momento di agire. A seconda del clima il lancio deve essere programmato entro 4-7 giorni. Nelle nostre condizioni climatiche ciò si verifica attorno alla prima decade di luglio».
A quel punto il servizio dei Consorzi agrari d’Italia interviene con 4 squadre composte da 4 piloti, 4 copiloti e 6-7 droni equipaggiati dalla società Aermatica capaci di coprire circa 120 ettari al giorno.
«La strategia è quella del lancio massivo: occorre coprire uniformemente l’appezzamento. I droni volano a circa un metro di altezza sopra le piante di mais e rilasciano 125 capsule ad ettaro, ognuna a circa 9 metri di distanza, secondo un piano di volo ben preciso. Ogni drone ha una carica che gli garantisce un’autonomia di circa 5 ettari. Il tempo necessario per coprire questa superficie ed effettuare quindi 625 lanci è di 15-20 minuti, ma dipende da come sono disposte le superfici coltivate».
Si tratta di una modalità di lotta biologica in forte crescita perchè si adatta alle condizioni strutturali del nostro Paese. L'impiego dei droni rende infatti possibile il trattamento preventivo anti piralide anche dove la dimensione degli appezzamenti è sempre stata ritenuta un ostacolo insuperabile.
Il contenuto delle capsule
Le capsule permettono una facile e rapida distribuzione e offrono protezione dalla luce. Per il buon esito della tecnica è fondamentale la corretta gestione del materiale di lancio con una precisa e puntuale filiera di conservazione del materiale durante i trasporti (filiera del freddo).
La dose di lancio è di 400.000 individui/ha, pari a 250.000 femmine (sex ratio 60:40). Le capsule sono costituite da sfere di cellulosa e paraffina, completamente biodegradabili, che contengono migliaia di individui di Trichogramma brassicae in uova già parassitizzate dall’imenottero. Ogni sfera contiene uova a sei stadi differenti di maturazione che quindi genereranno sei differenti generazioni in grado di allungare la finestra temporale utile, in cui cioè le femmine potranno parassitizzare nuove uova di piralide. Il costo del prodotto e del servizio è paragonabile a quello del trattamento con trampoli.
Prenotare l’intervento per tempo
«L’unico vincolo di questa tecnica – puntualizza Zambelli –, ma molto importante, è quello rappresentato dalla logistica. È essenziale che gli agricoltori si muovano per tempo nel prenotare l’intervento, perché occorre programmare la produzione dei parassitoidi nelle biofabbriche, effettuare sopralluoghi per chiedere eventuali autorizzazioni nel caso in cui il campo si trovi in situazioni particolari (vicino ad aeroporti, autostrade, linee dell'alta tensione, ecc), programmare i piani di volo e sincronizzare i diversi interventi».
Quest’anno si prevede un aumento delle superfici seminate a mais e conviene attivarsi con la massima tempestività, magari già all’acquisto del seme, o comunque entro il mese di maggio.
L’identikit di Trichogramma
brassicae è un imenottero parassitoide oofago di alcune specie di Lepidotteri che può compiere fino a 10 generazioni all'anno e che sverna come larva nelle uova parassitizzate. Il ciclo della vespina si conclude in 10-20 giorni da uovo ad adulto e si svolge interamente all’interno dell’uovo della specie ospite, da cui sfarfallano gli adulti attraverso un piccolo foro.
Le uova ospiti, quando sono parassitizzate, assumono un colore più scuro facilmente riconoscibile.
Le uova di Trichogramma brassicae vengono confezionate in capsule di cellulosa di forma sferoidale. che ne permettono la distribuzione anche con i mezzi aerei. In ogni capsula di cellulosa sono presenti uova del parassitoide in 6 stadi diversi di sviluppo insieme a larve già attive in modo da garantire una efficacia che può prolungarsi fino a 2-3 settimane.
La condizione fondamentale da rispettare per ottenere buoni risultati, è di eseguire il lancio del Trichogramma all’inizio della deposizione della piralide poiché la femmine del parassitoide preferiscono le uova appena deposte e non parassitano più quelle vecchie. Un lancio tardivo avrà come effetto che le prime uova di piralide sfuggiranno al controllo e quindi diminuirà l’efficacia del trattamento.
Le prime esperienze di volo
Da deltaplano e con il motorino elettrico del tergicristallo di una Fiat 127 per azionare il rilascio delle capsule. Le prime esperienze di lotta biologica alla piralide del mais con i lanci inondativi di Trichogramma brassicae sono state compite da Stefano Maini e Giovanni Burgio dell’Istituto di Entomologia agraria dell’Università di Bologna.
I droni dovevano ancora arrivare, e il deltaplano purtroppo era troppo dipendente dalla direzione e dall’intensità dei venti, mentre la leggenda dice che la Fiat 127 dei due ricercatori diventasse difficile da guidare sotto la pioggia... vista l’impossibilità di azionare i tergicristalli.