Il mais paga dazio al clima anomalo del 2019 e mette a referto un calo di quasi il 6% nei confronti della stagione 2018. È questo l’esito delle prove di confronto varietale della rete nazionale coordinata dal Crea di Bergamo, i cui risultati sono stati resi noti in occasione della tradizionale Giornata del mais di Bergamo, che quest’anno coincideva con i 100 anni dalla fondazione della stazione sperimentale di maiscoltura bergamasca.
«La stagione è iniziata con un mese di marzo eccezionalmente caldo – ha riferito Gianfranco Mazzinelli del Crea di Bergamo, coordinatore della sperimentazione – e questo ha consentito una semina anticipata, come accade peraltro sempre più spesso, nella prima e seconda decade di marzo. Da fine marzo fino a maggio, però, le temperature sono scese al di sotto della media poliennale e questo ha provocato un rallentamento dello sviluppo della coltura. Da metà maggio le temperature sono poi risalite come nella norma, ma hanno toccato picchi molto alti nella terza decade di giugno, dopo di che la stagione è proseguita in modo altalenante, con punte termiche molto alte nella terza decade di luglio e di agosto e temperature autunnali inferiori al 2018. Le fioriture sono avvenute più o meno in contemporanea con il 2018, nonostante si fosse seminato molto prima rispetto all’anno precedente. Il periodo di accumulo è stato di 58 giorni (3 in più sul 2018), mentre le precipitazioni si sono fermate a quota 793 mm (180 mm in meno rispetto al 2018). Tutto questo ha comportato, nonostante le temperature mediamente più basse, un certo stress per la coltura nei mesi estivi».
Mazzinelli ha anche riportato le previsioni del servizio di monitoraggio Ue, per cui in Italia la produzione media di mais nel 2019 sarebbe stata di 8,96 t/ha, inferiore del 13% rispetto a quella degli ultimi 5 anni e del 9,3% rispetto all’anno precedente. Secondo l’Ismea, invece, la produzione media dovrebbe essere stata di 10 t/ha (-4% rispetto al 2019).
RISULTATI
Gli ibridi di Classe Fao 500-600-700 testati, in 9 località di 5 regioni diverse (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Toscana), sono stati 45, di cui 16 classe 500, 17 classe 600 e 12 classe 700. Diciassette le novità sotto osservazione, per una media produttiva inferiore al 2018 (129,6 q/ha vs 137,7 q/ha), in linea con il dato nazionale. Per la Classe 500, sui primi tre gradini del podio sono saliti Kefieros (Kws), P1275 (Pioneer) e Portbou (Semillas Fito’); per la classe 600 Kulmos (Kws), SY Fuerza (Syngenta) e Mas 68.K (Mas Seeds); infine, per la Classe 700 al primo posto si è piazzata la novità DKC 6980 (Dekalb), seguito da P2105 e P1570 (Pioneer).
Per quanto riguarda gli ibridi precoci, in totale sono stati testati 19 ibridi, in 5 località di 3 diverse regioni (Lombardia, Friuli VG e Toscana), di cui sei appartenenti alla Classe 300 e tredici alla Classe 400, per un totale di 6 novità. La resa media è stata di 89,8 q/ha contro i 106,3 q/ha del 2018). Nella Classe 300 ha prevalso DKC4316 (Dekalb), seguito da Kenobis (Sis) e LG31.377 (Limagrain); nella Classe 400 primo posto per P0362 (Pioneer), Mas 53.R (Mas Seeds) e P0729 (Pioneer).
Infine, gli ibridi da trinciato. 23 in totale gli ibridi testati, di cui 7 di Classe 600 e 16 di Classe 700, in 4 località in 2 regioni diverse (Lombardia e Veneto). La produzione media è stata di 238 q/ha di sostanza secca contro i 283 del 2018. Per la Classe 600 (classe di eccellenza) ormai da qualche anno si conferma primo Shaniya (Mas Seeds), seguito da SY Giants (Syngenta) e Mas 78.T (Mas Seeds), mentre per la Classe 700 solo 4 gli ibridi testati, con nell’ordine Kelindos, DKC6664, Kamisteas e DKC6752.
In conclusione, dal punto di vista sanitario l’andamento climatico del 2019 ha determinato una forte presenza di fumonisine nella granella. I dati definitivi saranno disponibili a breve, così come i dati completi della sperimentazione 2019 saranno pubblicati sul tradizionale Speciale "Mais in campo" del numero 9/2020 di Terra e Vita.