Semine primaverili, allarme rosso per il pomodoro da industria

    pomodoro da industria
    Alleanza delle cooperative avverte: se non ci sarà una proposta economica soddisfacente i produttori potrebbero virare su colture oggi più redditizie

    Siamo nelle settimane cruciali per la programmazione della coltura del pomodoro da industria e il rischio è che molti produttori scelgano di puntare su altri prodotti come mais, sorgo, girasole e soia, che andranno seminati a breve e che erano, fino a oggi, oggetto di importanti flussi in ingresso da Russia, Ucraina e Ungheria. Tali coltivazioni potranno d'ora in poi risultare particolarmente interessanti per gli alti prezzi raggiunti: solo nell’ultima settimana il prezzo del mais nelle diverse borse merci è cresciuto del 25%. Il rischio di un radicale cambiamento nelle scelte produttive è reale, specie se ai produttori non sarà riconosciuto un prezzo adeguato.

    L'allarme lo lancia Davide Vernocchi, coordinatore ortofrutta di Alleanza cooperative Agroalimentari in riferimento alla trattativa in corso in questi giorni sul prezzo del pomodoro da industria «una coltura che deve mantenere un suo ruolo strategico nell’economia nazionale» afferma Vernocchi.

    Tempesta (im)perfetta sul pomodoro da industria

    Sul comparto del pomodoro così come per tutte le altre attività agricole pesa da mesi l’impatto dell’incremento dei costi di produzione – con l’impennata dei prezzi dei concimi, dell’energia, della logistica e dei materiali da imballo, solo per citarne i principali – a cui in queste settimane si aggiunge la preoccupazione per la siccità in tutti gli areali del centro-nord.

    «Per un produttore di pomodoro da industria – prosegue Vernocchi – il costo di produzione è aumentato di oltre 1.200 euro all’ettaro. E il problema non si limita al pomodoro: le stesse criticità incombono su altre grandi colture che sono patrimonio dell’agroalimentare italiano come piselli, fagioli e ceci». A queste difficoltà si è poi aggiunto il quadro geopolitico preoccupante, con i venti di guerra che soffiano impetuosi alle porte dell’Europa.

    «Lo scenario per i produttori di orticole destinate all’industria di trasformazione – conclude Vernocchi – è dunque assai complicato e può condizionare fortemente le scelte da fare nelle ormai imminenti semine primaverili».

    pomodoro da industria
    Davide Vernocchi

    Contratto ancora in alto mare

    L'incontro tra parte agricola e industriale per la trattativa sul contratto di coltivazione 2022 è in programma nel pomeriggio di venerdì 11 marzo. Nelle riunioni precedenti le posizioni erano molto distanti. L'industria ha offerto un prezzo base di 94 €/t ritenuto del tutto inadeguato dalla parte agricola che chiede almeno un riconoscimento dell'aumento dei costi di produzione, quindi un 20-25% in più rispetto allo scorso anno, quando il prezzo base era di 92 €/t. Significherebbe 110 €/t, una cifra che difficilmente le industrie saranno disposte a concedere, dato che anche per loro ci sarà un aumento dei costi per la lavorazione e il confezionamento della materia prima.

    «Cifre che sarebbero del tutto in linea con quelle riconosciute nei Paesi principali competitor – fa notare il presidente di sezione di Confagricoltura Piacenza Giovanni Lambertini – in Spagna si è passati dai 78 €/t del 2021 a 102 €/t, in California l'incremento rispetto allo scorso anno è stato del 25% e in Portogallo il contratto è stato chiuso a 105 €/t. Tra l'altro – sottolinea Lambertini – i produttori spagnoli e portoghesi possono contare su un aiuto accoppiato a ettaro quasi il doppio del nostro: 300 €/ha contro i nostri 160».

    Semine primaverili, allarme rosso per il pomodoro da industria - Ultima modifica: 2022-03-09T15:29:15+01:00 da Simone Martarello

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