L’affinamento della tecnica agronomica applicata alla coltivazione del frumento ha permesso di migliorare in modo significativo la qualità delle produzioni mediante la rigorosa applicazione di alcuni accorgimenti, non ultimo il corretto e tempestivo impiego di adeguati mezzi di difesa nei confronti della fusariosi della spiga.
La malattia, causata da funghi patogeni appartenenti ai generi Fusarium e Microdochium, è diffusa pressoché in tutti gli areali di coltivazione del frumento, anche se le infezioni più conclamate sono state osservate soprattutto nel nord Italia ed in alcune regioni del centro. La frequenza e la gravità delle infezioni sono strettamente correlate alla quantità di inoculo presente nell’ambiente colturale e alle condizioni climatiche che si instaurano a partire dalla spigatura, anche se il momento di massima sensibilità delle piante coincide con l’inizio della fioritura.
La fusariosi della spiga è causa di danni sia quantitativi che qualitativi sulla resa in granella. I primi comportano la riduzione del peso dei semi e del peso ettolitrico i cui valori, in presenza di attacchi significativi, possono risultare inferiori del 30-70%. I danni qualitativi includono la produzione di semente con ridotta germinabilità ed energia germinativa, basso contenuto di proteine e la contaminazione delle cariossidi da micotossine. Fra queste, quella più frequentemente riscontrata nelle nostre produzioni è il desossinivalenolo (DON), una sostanza che induce gravi stati patologici negli animali che si nutrono di granella infetta e negli esseri umani che si alimentano dei prodotti derivati della trasformazione industriale.
Premesso che la difesa del frumento da questa temibile avversità deve essere condotta essenzialmente in modo preventivo mediante la coltivazione di varietà che mostrano una tolleranza o resistenza alla malattia e l’adozione delle seguenti misure agronomiche che consentono di ridurre il più possibile l’inoculo primario nell’ambiente colturale: evitare il ristoppio, la minima lavorazione, la semina su sodo e quella troppo fitta e le eccessive concimazioni azotate.
Quando durante la spigatura si verifica un andamento climatico stagionale caldo umido, è opportuno difendere le varietà particolarmente recettive a contrarre la fusariosi della spiga con una applicazione fitoiatrica da effettuarsi all’inizio della fioritura. Il medesimo trattamento può risultare utile per prevenire ulteriori danni prodotti dalla ruggine bruna e dall’oidio.
Nelle coltivazioni cerealicole invase dalla cimice occorre intervenire con la massima tempestività effettuando un trattamento insetticida mediante l’uso di un preparato a base di dimetoato per impedire che le punture di nutrizione e l’azione enzimatica della saliva del fitofago provochino la comparsa di diverse alterazioni a carico delle foglie, dei culmi, del rachide, delle spighe e delle cariossidi.
Prima di effettuare un trattamento insetticida nei confronti degli afidi occorre valutare attentamente il livello di infestazione. Indicativamente in presenza di almeno 57 afidi/spiga, rilevati su almeno l’80-90% dei culmi durante la fase fenologica della maturazione lattea ed il cui numero è destinato ad aumentare per l’insufficiente attività di contenimento esercitata dagli ausiliari, si consiglia di effettuare un trattamento con un preparato a base di pirimicarb; detto principio attivo è preferibile ad altri insetticidi per la sua selettività nei confronti degli ausiliari e la scarsa tossicità verso le api richiamate dalla melata prodotta dagli afidi.