L’albicocco nell’ultima decade si è caratterizzato per una certa stabilità produttiva e non ha sofferto il mercato come è capitato ad altre drupacee. Eppure si sono anche osservati dei limiti a livello di adattabilità per motivi sia fisiologici sia legati al cambiare delle condizioni ambientali.
In Italia il 75% delle superfici ad albicocco si trovano in Emilia-Romagna, Campania e Basilicata in ordine d’importanza, mentre la Puglia ha raggiunto il quarto posto. Le albicocche vengono destinate principalmente al mercato fresco e questo spinge la costituzione di nuove varietà. Il miglioramento genetico ha lavorato sia nel miglioramento del frutto sia per un ampliamento del calendario di maturazione, ma al contempo sono apparsi problemi di adattamento ambientale, autoincompatibilità d’alcuni genotipi, fabbisogno in caldo o freddo e gestione della chioma. Conviene dunque informarsi dal costitutore sulle caratteristiche della varietà che si intende impiantare, al fine d’evitare insuccessi nella produzione.
Riguardo ai portainnesti il Mirabolano 29C non appare conveniente in ambienti meridionali, dove sono preferibili franchi di pesco Missoue e Montclar Chanturge. Per le forme d’allevamento la palmetta è stata superata dall’ Y trasversale, usato per le colture coperte, dove si cerca di anticipare la raccolta di circa due settimane, e dal vaso libero, che viene gestito con facilità da terra.
Sono state infine costituite varietà resistenti a Sharka, ma l’adattabilità di queste nuove varietà e il loroi gradimento da parte del mercato è ancora da valutare.
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