Moniliosi dell’albicocco, diradare i fiori aiuta la difesa

Fiori di albicocco nella fase di maggiore sensibilità alla monilia
Il ciclo, i sintomi per non confondere l'attacco del fungo con quello del batterio Pseudomonas, una strategia di prevenzione agronomica efficace

Due specie di monilia possono causare danni sui fiori: Monilia laxa e Monilia fructicola. Il fungo si conserva come micelio nei cancri rameali formati negli anni precedenti o sui frutti mummificati rimasti appesi sull’albero.

Sintomi da riconoscere

A fine inverno, a partire da questi organi di svernamento, si originano conidi che si disperdono sui fiori e germinano quando le condizioni sono favorevoli. Le infezioni hanno luogo in presenza di acqua sui fiori o in condizioni di forte umidità persistente. La contaminazione dipende anche dalla temperatura: avviene in 18 ore a 10 °C e in 12 ore a 16 °C. I sintomi della moniliosi possono essere confusi con quelli del cancro da Pseudomonas spp. ma, mentre quelli da monilia iniziano nella parte terminale dei rami, quelli del cancro iniziano generalmente alla base dei rami. Il cancro è più spesso espresso su alberi isolati, mentre la monilia è più generalizzata nei frutteti.

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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Fasi fenologiche sensibili

I fiori possono essere infettati dal rigonfiamento delle gemme alla caduta dei petali, con sensibilità crescente dallo stadio C allo stadio F. Lo stadio F “fiore aperto” è il più sensibile alla contaminazione da moniliosi.

Tutti gli organi dei fiori possono essere infettati. I primi sintomi sugli organi fiorali compaiono entro 3-6 giorni: gli stami disseccano e compaiono necrosi brune sui pistilli, sepali e petali.

La porta d’ingresso del fungo

È stato anche dimostrato che i petali di fiori di albicocca sono una possibile porta d’ingresso per M. laxa. Infatti, quando i petali vengono rimossi sperimentalmente dopo l’esposizione alla pioggia, la percentuale di rami infetti diminuisce drasticamente. Una volta che il fungo è entrato nei tessuti della pianta sporula e ricopre gli organi con cuscinetti grigiastri. In 3-6 giorni compare il disseccamento degli stami e si possono osservare necrosi sul pistillo, sui sepali e sui petali. Le necrosi possono quindi svilupparsi sui rametti.

Fiori e giovane rametto infetti da monilia

Temperatura e precipitazioni

Diversi studi hanno dimostrato l’importanza della durata della bagnatura, precipitazioni o umidità relativa sulla contaminazione degli organi vegetali. In condizioni controllate la germinazione è molto più rapida e maggiore in presenza di acqua libera piuttosto che in ambiente secco; elevata umidità relativa (98%) in ambiente secco avrebbe lo stesso ruolo nella germinazione di un ambiente umido.

I lavori sperimentali di ricercatori svizzeri sui fiori di ciliegio hanno dimostrato che a basse temperature il periodo di inumidimento necessario per l’infezione da M. laxa è lungo. A temperature superiori il tempo di bagnatura richiesto sarà più breve. In mezzo di coltura lo sviluppo miceliale di M. laxa avviene da 2,5 °C a 30 °C, con un ottimo intorno ai 25 °C. Secondo uno studio condotto su M. fructigena, i conidi sarebbero vitali per più di 20 giorni se le temperature sono basse e l’umidità relativa è alta.

Suscettibilità varietale

La scelta di varietà poco suscettibili alla moniliosi riduce il rischio di danni economici e limita l’utilizzo di prodotti fitosanitari. È fondamentale favorire una scelta varietale che consenta uno scaglionamento delle date di fioritura per limitare i rischi di un anno senza raccolto.

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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Diradare i fiori

I petali rappresentano la sede iniziale della contaminazione. I fiori allo stadio di fiori aperti sono più sensibili alla moniliosi rispetto allo stadio di bottoni bianchi, tanto che i fiori a caduta petali non mostrano alcuna infezione da M. laxa. Tra le strade sperimentate dall’Inrae il diradamento dei fiori (con una spazzola rotante Electro’flor) e la caduta dei petali (con una sfogliatrice/soffiatrice) hanno dato risultati promettenti.

Infatti, il diradamento dei fiori ha ridotto dell’81% il numero di rami moniliati sulle cinque cultivar valutate, per una diminuzione della carica fiorale del 69%. La caduta dei petali ha consentito, invece, una riduzione della moniliosi tra il 38% e il 63% per tre cultivar delle cinque valutate.

Moniliosi dell’albicocco, diradare i fiori aiuta la difesa - Ultima modifica: 2023-03-22T07:46:13+01:00 da K4

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