Seconda fumata nera per i neonicotinoidi. Nemmeno nella riunione del Comitato d'appello del 29 aprile è stata raggiunta la maggioranza qualificata tra i 27 Stati membri dell'Unione Europea sulla proposta di restrizione d'uso presentata dal Commissario alla Salute Tonio Borg.
«La decisione è ora nelle mani della Commissione - ha detto Borg -. Andremo avanti con la nostra proposta di difendere la api dai rischi individuati dallo studio dell'Efsa. È necessario proteggere questi pronubi vitali per l'agro-ecosistema, il cui contributo all'agricoltura europea è quantificabile in 22 miliardi di euro».
Sono stati 15 i voti favorevoli a Borg, otto contrari, tra cui l'Italia e quattro astenuti. Il nostro Paese ha cambiato posizione rispetto alla votazione dello scorso 15 marzo (si veda pag. 14 di Terra e Vita n. 12/2013), giudicando eccessiva una restrizione allargata anche ai trattamenti fogliari sulle specie frutticole. Opposto il percorso della Germania, astenuta nella prima votazione, favorevole nella seconda.
Nonostante lo studio dell'Efsa si fosse infatti concentrato sull'utilizzo di clothianidin, imidacloprid e thiametoxam nel trattamento del seme e nelle applicazioni granulari al suolo su mais, colza, cotone, la proposta della Dg Sanco allarga le restrizioni anche ai trattamenti fogliari sulle piante attrattive per api. Restrizioni che dovrebbero scattare dal prossimo 1° dicembre.
Le uniche eccezioni che potranno essere concesse riguardano i trattamenti professionali sotto serra e in post-fioritura. Entro due anni, non appena saranno disponibili nuove informazioni di rilevanza scientifica, la Commissione rivedrà le condizioni di approvazione dei tre neonicotinoidi.
Una sospensione salutata positivamente dalle associazioni ambientaliste e dagli apicoltori. Greenpeace e il “Coordinamento Apistico Europeo” avevano inscenato una manifestazione davanti alla sede di Syngenta in occasione dell'Assemblea annuale dello scorso 23 aprile «per informare gli azionisti della responsabilità di questi prodotti nel declino globale delle popolazioni di api».
L'effetto sulle produzioni
Opposta la valutazione di Copa-Cogeca, centrale europea di rappresentanza dei principali sindacati e delle cooperative agricole, che ha denunciato il rischio di una perdita di 2,8 miliardi di euro e la messa in pericolo di 50mila posti di lavoro.
Secondo Paolo Marchesini, presidente di Assosementi, «la restrizione Europea rischia di penalizzare le nostre produzioni». Una recente indagine realizzata da Esa (European seed association) tra le aziende tedesche e francesi evidenzia infatti come sia possibile controllare la dispersione delle polveri contenenti possibili residui di conciante durante la semina rispettando i limiti restrittivi di 0,75 g/100mila semi su mais e 0,5 g/700mila semi di colza.
«Inoltre in Europa - ha aggiunto il presidente - procede a gonfie vele lo standard europeo di sicurezza e qualità della concia delle sementi (Esta) al quale molte aziende sementiere hanno già aderito: vanificare questi sforzi senza un'attenta e approfondita analisi scientifica appare quanto meno azzardato».
Bayer e Syngenta, proprietari dei prodotti contestati, richiedono alla Commissione di ritirare la proposta e procedere ad esami più approfonditi. La multinazionale svizzera in una nota afferma che lo stallo presso lo Standing Committee on the Food Chain and Animal Health dovrebbe spingere la Commissione a ritornare sul tavolo negoziale, «piuttosto che forzare la mano per attuare il divieto».
Secondo Syngenta, infatti, «gli studi dell'Efsa si basano su dati teorici e su errori che hanno portato ad una sovrastima della quantità di residui a cui sarebbero sottoposte le api.
Allegati
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