Nome americano con cuore italiano, il tabacco Kentucky è la sola varietà di tabacco che dà vita al sigaro Toscano. La sua coltivazione è a tutti gli effetti una coltura di nicchia, circa l’1% della produzione mondiale di tabacco: in Italia rappresenta un’eccellenza del settore agricolo. L’Italia è il primo paese europeo produttore di tabacco per sigari, spesso svolto da piccole aziende agricole familiari. In totale si tratta di quasi 1.400 ettari per 2.500 t lavorate ogni anno dall’attività pre-manifatturiera. Sono agricoltori concentrati in poche province: Arezzo e Siena in Toscana, Perugia in Umbria, Verona nel Veneto.
Oggi in Valtiberina Toscana e Umbria si produce l’80% a livello nazionale per ciò che riguarda la foglia di tabacco utilizzata per la fascia del Sigaro Toscano, ossia la parte esterna, costituita dalla foglia intera, elastica, di un marrone uniforme e vivace.
In questo comprensorio si concentrano quasi 200 aziende per oltre 500 ha di terreni coltivati per una produzione annua di circa 1.200 t. Il tabacco Kentucky prodotto in Valtiberina è al primo posto per quanto riguarda l’attività pre-manifatturiera della Toscana.
Fattori come il clima, il terreno a medio impasto, la disponibilità idrica di buona qualità e l’alta professionalità degli agricoltori maturata in quasi due secoli di esperienza, rende questa coltura la regina di queste zone. Dalla semina, al trapianto, fino alla fase della lavorazione finale di “Cura a fuoco” (fire-cured), trascorre circa un anno di lavoro attento e scrupoloso, volto alla ricerca e all’ottenimento di un prodotto di alta qualità, dove in questo caso predomina l’artigianalità dei tabacchicoltori.
Tecniche innovative
In questi ultimi anni la crisi economica, non solo, ma anche la spinta delle misure agro-ambientali legate ai Psr regionali, hanno favorito l’introduzione di tecniche innovative, come l’irrigazione a goccia e la conseguente fertirrigazione. Anche per una coltivazione specializzata come il tabacco kentucky, la fertirrigazione a goccia si è dimostrata una tecnica interessante, come anche per altre tre importanti colture praticate nella zona, quali il tabacco Virginia Bright, il pomodoro da industria e il mais. Applicare la tecnica della fertirrigazione a goccia con i fertilizzanti NPK idrosolubili (oltre ad affrontare le solite problematiche tecniche che con l’irrigazione a pioggia non era necessario risolvere, come la filtrazione e il trattamento acidificante per la pulizia delle ali gocciolanti) ha permesso di ottenere un vantaggio pratico, legato proprio alla facilità di utilizzo e gestione della conimazione con i concimi NPK idrosolubili.
I vantaggi che sono stati evidenziati dalla prova pratica di campo, che andiamo a spiegare nell’articolo, riguardano aspetti legati al risparmio di manodopera e di ottimizzazione della gestione aziendale, a un miglioramento della produzione quali-quantitativa e, non ultimo, un anticipo di una settimana per l’inizio della raccolta. Queste aspetti positivi sono stati messi in evidenza nel corso di una riunione tecnica sulla fertirrigazione a goccia, che ha visto la presentazione dei risultati delle prove tecniche svolte nell’estate del 2014 ad Anghiari in provincia di Arezzo, presso l’azienda agricola Bevignani.
L’irrigazione a goccia
Massimo Bevignani, coltivatore di tabacco in Valtiberina nel comune di Anghiari (Ar), ha applicato per la prima volta la tecnica dell’irrigazione a goccia su tabacco kentuchy nel 2013, abbinandola alla fertirrigazione con concimi semplici. Nel 2014 ha voluto provare la stessa fertirrigazione, utilizzando invece i fertilizzanti NPK idrosolubili. Bevignani, assieme a Matteo Cacciaglia, agronomo della Toritek, che ha seguito le prove di fertirrigazione del tabacco, ci ha spiegato come l’irrigazione a goccia abbinata ai concimi NPK sia risultata senza dubbio una tecnica che ha permesso una migliore efficienza organizzativa della gestione della coltura. «Una decisione – spiega Cacciaglia – che abbiamo preso con la consapevolezza, di voler investire e rendere più facile la gestione-tempo dell’azienda, e contemporaneamente rendere più affidabile la concimazione, con un minor rischio di errore nell’applicare la nutrizione alla coltura del tabacco».
«Il progetto microirriguo – prosegue Cacciaglia – è lo stesso di tutta l’azienda, e ha visto solo la corretta scelta e dimensionamento delle ali gocciolanti, in funzione delle particolari caratteristiche chimico-fisiche del terreno e dell’acqua irrigua».
L’acqua irrigua risultava essere di buona qualità per cui è stato sufficiente un buon filtro a dischi manuale con grado di filtrazione da 120 mesh.
Ruolo e apporto dell’azoto
L’apporto degli elementi alla coltura del tabacco costituisce una delle pratiche colturali più difficili sia per le diverse esigenze di ciascuna varietà, sia perché nel tabacco bisogna prestare molta attenzione agli aspetti legati alla qualità. In particolare l’azoto è un elemento chiave per la buona riuscita della coltura, a cui va posta molta attenzione. Il tabacco Kentucky rispetto al Virginia Bright ha bisogno comunque di apporti azotati superiori in particolare nelle prime fasi di sviluppo per garantire la produzione di foglie espanse, scure e ricche in nicotina. Apporti in dosaggi e fasi di sviluppo sbagliati si ripercuotono negativamente sulla qualità commerciale del prodotto. Il tabacco è caratterizzato da una fase di rapido accrescimento, durante la quale viene assimilata la maggior parte dei nutrienti, che devono essere prontamente disponibili in quantità adeguate. L’azoto necessario deve essere apportato in modo tale che almeno un mese prima dell’inizio raccolta, la sua disponibilità nel terreno sia diminuita drasticamente. Le fasi di sviluppo della coltura del tabacco prevedono: pre-trapianto e fase di sviluppo radicale, fase di sviluppo vegetativo, fase produttiva. Si stima che il 90% dell’azoto viene assorbito dalla pianta in 4-5 settimane nella fase intermedia (ossia nello sviluppo vegetativo).
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*Agronomo (www.fritegotto.it)
**Arpa Fertilizzanti Speciali
***Toritek srl