Il vigneto è una delle coltura apripista per il biologico. Oggetto di un grande lavoro di messa a punto di modelli di gestione senza il ricorso a input di sintesi. L’obiettivo principale: abbassare i residui sull’uva vendemmiata e successivamente sul prodotto trasformato. L’impulso defintivo per il boom di questo settore è arrivato nell’agosto 2012, con la possibilità di indicare in etichetta il termine “vino biologico” (in passato potevano essere etichettato solo come ottenuto “da uve biologiche”). La viticoltura biologica europea si basa sul Reg. 889/2008, in applicazione del Reg. 834/2007 e successive modifiche (Reg. Ue n. 354/2014).
Il ricorso a tecniche di coltivazione biologiche ricostruisce l’equilibrio nelle aziende agricole; qualora, comunque, si rendesse necessario intervenire per la difesa delle coltivazioni da parassiti e altre avversità, l’agricoltore può fare ricorso esclusivamente a sostanze di origine naturale espressamente autorizzate e dettagliate dal Reg.europeo.
L’importanza del clima
Per quanto riguarda la difesa i principali ostacoli sono rappresentati dalle due principali malattie fungine: oidio e peronospora e dalla tignoletta, specialmente in vigneti in pianura.
Per gestire al meglio il rapporto con queste due crittogame l’azienda si deve attrezzare con tutti gli strumenti che permettono di tenere sotto controllo le variabili climatiche: pioggia, umidità relativa e temperature. È quindi strategico disporre in azienda almeno di un pluviometro, meglio ancora, se possibile, installare una capannina meteorologica dotata della strumentazione per la misurazione di tutte le variabili climatiche.
Le previsioni meteorologiche sono strategiche perchè, con le sostanze attive a disposizione, si può lavorare solo in prevenzione, non disponendo di armi adeguate per interventi curativi.
Da questo punto di vista, a sostegno anche dei produttori biologici, è strategico disporre delle conoscenze fornite dai modelli previsionali disponibili sia per l’oidio che per la peronospora.
A corredo di tutte queste informazioni, rimane indispensabile un attento monitoraggio sul campo, per individuare puntualmente elementi di criticità come i primi sintomi in relazione ai quali intervenire con trattamenti ravvicinati o aumentando le dosi delle sostanze attive impiegate, oppure utilizzando formulazioni diverse; ad esempio passando dallo zolfo bagnabile a formulazioni polverulente per cercare di arginare un’ulteriore diffusione dell’oidio.
Bisogna anche tenere ben presenti le condizioni d’uso per i composti del rame (Reg. Ue n. 354/2014): consentiti solo gli usi come battericida e fungicida nel limite massimo di 6 kg di rame per ettaro ogni anno. Per le colture perenni (compresa la vite), in deroga a quanto sopra, gli Stati membri possono autorizzare il superamento, in un dato anno, del limite massimo di 6 kg a condizione che la quantità media effettivamente applicata nell’arco dei cinque anni costituiti dall’anno considerato e dai quattro precedenti non superi i 6 kg.
Potatura e posizione
Altri aspetti da considerare: la gestione agronomica del vigneto; la sensibilità del vitigno; l’area di coltivazione.
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