Nel profondo Ovest del Piemonte dominato dal Monviso c’è una porzione di territorio in cui la terra e la pietra si confondono e dove fare agricoltura è una sfida costante.
Produrre vini lo è ancora di più, ma grazie alla caparbietà e alla passione ci si riesce, e a anche bene. In sei ettari di vigneti al confine della provincia di Torino con quella di Cuneo, tra Campiglione Fenile e Barge, L’Autin ha appena raccolto i grappoli di Pinot Nero e Chardonnay destinati a diventare spumante metodo classico insieme ad una piccola percentuale di uve locali.
Ghiaia e argilla, acidità e sapidità
L’azienda è una realtà relativamente giovane, nata nel 2010 per volontà di Mauro Camusso, agronomo prestato all’attività della lavorazione delle pietre di Luserna con il sogno, realizzato, di riportare in vita quei vigneti del nonno che servivano a produrre vino ad uso famigliare. L’Autin in piemontese è proprio questo: il vigneto dietro casa da cui si ricava il vino da offrire agli ospiti. In questo angolo di Piemonte i terreni sono di origine morenica con strato fertile sottile; è forte la presenza di scheletro con un mix di ghiaia e argilla, caratteristiche che rendono la zona adatta alla produzione di vini bianchi profumati, con ottima acidità e mineralità.
Bianchi e rossi bio
Camusso inizia l’avventura avvalendosi della collaborazione di enologi che conoscono a menadito queste caratteristiche pedoclimatiche e le loro potenzialità per arrivare a produrre un’ampia gamma di vini bianchi e rossi. Oggi la cantina arriva a circa 35.000 bottiglie, in parte già destinate all’estero. Nel 2016 ha iniziato la conversione a biologico e i risultati sono interessanti: il clima degli ultimi due anni ha inoltre favorito un’ottima qualità delle uve e scongiurato perdite di produzione. In vigna si usano solo zolfo in polvere e rame, ma già prima dell’inizio del periodo di conversione la sostenibilità era un diktat.
Barrique di pietra
Merita la visita la cantina per la singolare presenza della pietra di Luserna con cui è stata anche costruita una barrique, a testimoniare la doppia anima di Camusso, viticoltore e cavatore.
Passiti e spumanti
Il suo passito da Malvasia Moscata ha ottenuto lusinghieri riconoscimenti dalle guide, ma il suo spumante ha una storia da raccontare: il metodo classico, prodotto anche nella versione rosé, affina per almeno 30 mesi nelle ex miniere di talco della Val Germanasca, dove la temperatura costante di 10° in estate e in inverno, oltre alla totale mancanza di luce, garantiscono le condizioni ottimali per uno spumante.
Bollicine polverose
Le gallerie della miniera sono visitabili con il trenino che porta i visitatori a conoscere questo mondo sotterraneo che racconta uno spaccato di storia locale ed è diventato lo scrigno delle bollicine di L’Autin.