Sul potenziale rivoluzionario dell’agricoltura di precisione nessuno nutre ormai dubbi. E nemmeno, in modo più esteso, sulla smart agricolture che, tramite le reti intelligenti dell’IoT (Internet delle cose), è in grado di offrire un livello senza precedenti di controllo e di gestione dei processi decisionali lungo le filiere agroalimentari,
Nonostante ciò la diffusione dell’AdP in Italia rimane molto limitata rispetto alla situazione internazionale. Un’arretratezza che non è dovuta alla mancanza di offerta di tecnologie e nemmeno di investimenti e di ricerche.
Si parte dalle scuole
Cosa serve allora? Come e più che in altri settori occorre sviluppare cultura e competenze digitali: la sfida principale secondo una recente indagine dell’Osservatorio HR Innovation Practice della School of Management del Politecnico di Milano. Lo stesso studio rileva che solo il 35% delle realtà interpellate ha però una strategia per indirizzare competenze e modelli organizzativi verso la trasformazione digitale.
Il cammino verso l’agricoltura 4.0, dunque, deve passare da iniziative di riorganizzazione, qualificazione e aggiornamento delle risorse umane in organico, ma anche attraverso lo sviluppo di nuove professionalità in grado di guidare il cambiamento. È un problema italiano di ordine generale (l’indice DESI 2018 piazza il nostro Paese al 25esimo posto sull’Europa a 28 riguardo alle competenze digitali) che nel caso dell’Agrifood ha effetti ancora più pesanti.
Lo sostiene con forza Stefano Epifani, presidente del Digital Transformation Institute, e promotore di un approfondito studio sul Digital Agrifood.
«La generale mancanza - sottolinea Epifani - di competenze digitali si traduce nel caso dell’agroalimentare nell’assenza di figure che sappiano declinare le possibilità offerte dal digitale in opportunità per il settore. Dobbiamo formare giovani esperti già dalle scuole superiori, con curriculum adatti. Ed analogamente a quanto fatto con Industria 4.0 prevedere un piano di azioni strutturali per la formazione professionale e sgravi per chi investe per portare nei campi più elettronica e meno chimica».
Connessioni lente
Il fattore umano non è però l’unica condizione essenziale per il decollo della precision farming. «Ce ne sono almeno altre due - ribadisce Epifani-: in primo luogo, per quanto possa apparire banale, dobbiamo poter contare su una presenza diffusa di infrastrutture di rete. Non c’è precision farming senza la possibilità di connettere a basso costo gli impianti in rete, ed in questo il nostro Paese è estremamente deficitario (in questo caso l’indice DESI 2018 piazza l’Italia al 26mo posto). In secondo luogo una reale dimensione di competenza su cosa si può fare e come va fatto. In questo, peraltro, è centrale il ruolo degli Istituti di istruzione superiore, quali ad esempio gli Agrari».
Tabacco più sostenibile
A fare da propulsori della diffusione dell’agricoltura di precisione vi sono già grandi nomi, come Philip Morris Italia, società leader nel mercato dei tabacchi lavorati sul territorio nazionale con circa 2.000 persone coinvolte, che ha favorito l’introduzione a sistema delle nuove tecnologie su oltre 3.000 ettari coltivati e che conferma la necessità di una formazione specifica.
«Siamo convinti - spiega Cesare Trippella, senior manager leaf Philip Morris Italia - che la precision farming sia lo strumento ideale per tutelare le risorse naturali, minimizzare l’impiego di agrofarmaci e ridurre le emissioni di CO2, ottimizzando le pratiche agronomiche adottate nelle nostre produzioni e supportando i coltivatori nel processo decisionale. È una rivoluzione in atto che ci conduce a una maggiore efficienza e a una ottimizzazione delle rese».
Grazie agli innovativi sistemi di tracciabilità e rintracciabilità, Philip Morris Italia è oggi in grado di garantire la provenienza della materia prima che coltiva, garantendo così al consumatore finale un’informazione puntuale, sia sulla sua origine che sulle sue modalità di coltivazione. «L’agricoltura di precisione – afferma Trippella - è il salto quantico dell’era digitale nel mondo più conservatore che esista ed è chiaro che l’introduzione di queste tecnologie ci stimoli ad essere partecipi anche del processo di formazione di una nuova generazione di operatori del settore, i cosiddetti “digital farmers”, che dovranno unire le tradizionali competenze agronomiche a quelle digitali».
Consolidare la tecnologia Gis
Interessante in questo contesto anche il punto di vista degli attori tecnologici, fra i quali svetta Agricolus, una start up inserita tra i casi di successo a livello europeo e con una sempre maggiore propensione oltre oceano. Antonio Natale, co-fondatore della società insieme ad Andrea Cruciani, ritiene che «una delle strategie da perseguire sia quella di investire, a livello formativo, su tecnologie già diffuse e che si stanno sempre più consolidando: per esempio le tecnologie geospaziali, come i GIS (Geographic Information System)». Educare imprenditori e operatori agricoli ad utilizzare tali strumenti che costituiscono la base della precision farming può aiutare, secondo Natale, a predisporre il terreno per l’adozione di quelle più complesse. «L’obiettivo – continua - è quello di far comprendere che non si può più fare a meno di sistemi scientifici che consentano di raccogliere, interpretare e archiviare le informazioni per prendere decisioni basate su dati certi. Inoltre la formazione si deve arricchire di percorsi pratici che devono arricchire e irrobustire quelli teorici, che devono essere ridimensionati. Più esperienza meno teoria. Questo significa creare esperienza in un contesto di frontiera».
Più ricerca sul campo
La formazione torna, dunque, come un mantra. Ciò non deve far dimenticare la necessità di contemporanei e costanti investimenti dedicati alla Ricerca e Sviluppo in campo applicato, così da trainare la diffusione e la conseguente applicazione dei paradigmi e degli strumenti che caratterizzano l’agricoltura di precisione.
«È necessaria - aggiunge Natale - una spinta nella connessione tra il mondo dell’Università e quello delle aziende, anche per testare concretamente sul campo i risultati della ricerca e per adattare il contesto di precision farming a livello europeo. È importante favorire, anche attraverso le misure di Sviluppo Rurale, contesti dove le Università, le aziende tech e quelle agricole formino incubatori di idee ed esperienze». In questi contesti si potrebbero trovare nuove metodologie per applicare alcuni aspetti di AdP nella realtà italiana.
«A volte non bisogna inventare niente di nuovo ma riscoprire e riadattare. A volte invece si deve sperimentare e innovare ma in contesti dove si è strettamente connessi con l’utente finale, cioè l’imprenditore, l’operatore e il tecnico».
Il Convegno di Todi
L’agricoltura digitale è stata protagonista dell’evento “Precision farming. Le tecnologie innovative per l’ottimizzazione delle pratiche agronomiche” che si è svolto a fine novembre presso l’Istituto Agrario Ciuffelli di Todi.
Il convegno è stato organizzato da Agricolus, azienda umbra che sviluppa soluzioni per la Smart Farming, in collaborazione con l’Istituto stesso.
Una location simbolica quella del Ciuffelli, che è stata la prima scuola di agricoltura ad aver attivato nel 2013 un moderno laboratorio di precision farming.
Importanti testimonianze applicative a livello imprenditoriale sono state quelle di Cantine Lungarotti e di Philip Morris Italia.
Philip Morris Italia sostiene l’importanza dell’agricoltura di precisione e dei sistemi di supporto alle decisioni nel percorso verso il raggiungimento della sostenibilità ambientale ed economica nella tabacchicoltura italiana.
In questo progetto si inserisce la collaborazione con Agricolus: Philip Morris Italia ha investito infatti nell’utilizzo di tecnologie innovative in grado di aiutare i tabacchicoltori umbri e veneti a preservare il raccolto prevenendo il rischio di infestazioni.
La multinazionale adopera un Sistema di Supporto alle Decisioni (DSS) che integra modelli previsionali e dati raccolti dalle stazioni agrometeo e dall’app.
Il sistema fornisce ai coltivatori informazioni sullo stadio fenologico e sul fabbisogno irriguo del tabacco, e bollettini puntuali sul rischio di insorgenza della Peronospora tabacina. I tabacchicoltori hanno così la possibilità di effettuare irrigazioni e trattamenti, non più secondo un calendario prestabilito, ma in base alle necessità concrete e al fabbisogno reale della pianta.
T.V.
Tei (Università di Perugia): «Più democrazia nelle tecnologie 4.0»
Partendo da un altro punto di vista, Francesco Tei, direttore del dipartimento di Scienze agrarie, ambientali e alimentari dell’Università di Perugia, ha individuato, nel corso del recente convegno presso l’Istituto Agrario di Todi, in Umbria, due diversi limiti alla svolta digitale. Da una parte il fatto che i sistemi oggi a disposizione mostrano alcuni limiti di applicabilità alla realtà italiana (costosi, poco robusti, non integrabili), dall’altra che «la precision farming al momento richiede un insieme di operazioni complesse che richiedono molte (troppe) competenze esterne all’azienda agricola».
Quasi una controlettura sulla quale riflettere. Investire certo sulla formazione dei nuovi tecnici ed operatori del settore, ma anche semplificare, “democratizzare” l’agricoltura di precisione italiana.
Gi.San.
Articolo pubblicato come primo piano di Terra e Vita 37/2018