Il batterio Pseudomonas syringae sp. savastanoi fa parte della popolazione epifitica dei microrganismi che vivono costantemente sulla vegetazione delle piante di olivo senza provocare alcun danno.
Peraltro, con elevata umidità atmosferica, prolungata bagnatura della vegetazione e presenza di lesioni o ferite sugli organi vegetativi, aggredisce le piante producendo tubercoli tumorali su rametti e piccole branche oltre che colpire altri organi vegetativi.
I periodi sensibili
I periodi stagionali durante i quali possono verificarsi con maggiore probabilità le infezioni sono quelli autunno-vernini, in occasione della filloptosi e della raccolta meccanica delle drupe, e primaverile, al verificarsi di grandinate o gelate tardive e a seguito della potatura, ovvero nei momenti in cui si determinano sulla pianta una notevole quantità di ferite pronte a essere infettate dal batterio, in particolare modo quando nei giorni successivi si verifica una pioggia.
I batteri, dopo essere penetrati all’interno della pianta, si accrescono formando delle colonie nei tessuti e stimolano gli stessi, in particolare quelli cambiali, alla formazione di cellule, determinando fenomeni di ipertrofia o iperplasia.
Tali tessuti si rigonfiano, lacerano quelli superficiali ed erompono determinando i caratteristici tubercoli della rogna dell’olivo.
Questi sono inizialmente lisci e di colore verde, poi aumentano di dimensione, a colorazione vira verso il grigio e la superficie diventa rugosa. Infine confluiscono fino a interessare significative porzioni dei rami della pianta.
Giovani rametti disseccati
Le infezioni causate da P.syringae sp. savastanoi assumono, in relazione all’entità dell’attacco e dell’organo vegetativo colpito, diversa importanza economica, non quantificabile in quanto le piante, pur debilitate, in genere sopravvivono all’aggressione del batterio.
Nei casi in cui gli attacchi si verificano su giovani rametti o parti produttive delle piante si determinano l’accentuato disseccamento della vegetazione, la riduzione della pezzatura delle drupe e la diminuzione della resa produttiva.
In vivaio i danni causati dalla rogna sono molto gravi in quanto le piante colpite dalla malattia non possono essere commercializzate perché colpite da un organismo nocivo pregiudizievole della qualità ai sensi del D.M. 14/03/1997.
Controllo delle piante madri
La lotta contro la rogna dell’olivo deve essere impostata essenzialmente in modo preventivo, soprattutto in vivaio dove occorre un attento controllo della sanità delle piante madri dalle quali prelevare le marze per l’esecuzione degli innesti.
Negli impianti olivicoli occorre coltivare preferibilmente cultivar meno suscettibili e adottare alcune pratiche agronomiche e fitoiatriche, come l’eliminazione e la bruciatura tempestiva delle parti vegetative infette.
Inoltre, al termine della potatura e dopo il verificarsi di grandinate e gelate tardive, occorre effettuare la disinfezione delle ferite con prodotti rameici al fine di sfruttare la loro azione batteriostatica.
Articolo pubblicato sulla rubrica L'occhio del Fitopatologo di Terra e Vita