L’agricoltura è giovane e cresce. Soprattutto attorno ai poli che sanno seminare conoscenza, come l’Istituto Agrario Ciuffelli di Todi (Perugia). Il 22 febbraio a Dublino la rete europea per lo sviluppo rurale ha organizzato un workshop dal titolo “Attrarre giovani agricoltori e imprenditori nelle aree rurali” e a rappresentare l’Italia sono state due case history uscite dalla Cittadella agraria tuderte.
Stop alle guerre tra “bande”
Anche per questo, il prossimo 5 aprile il teatro dell’Istituto sarà la sede di «C’è terra per tutti. Soprattutto dove #lagricolturaègiovane», riedizione dell’originale format che Edagricole ha messo a punto assieme a Antonio Pascale, attore, scrittore e performer, immerso mani e piedi nella rappresentazione dell’innovazione e del dinamismo di chi fa agricoltura.
Per informazioni: eventi.edagricole@newbusinessmedia.it – tel. 051.6575834
(qui la locandina dell'evento)
«Mai come oggi – denuncia Pascale – su questo tema ci si divide in bande e ci si fa la guerra: naturale contro artificiale, intensivo contro estensivo, convenzionale contro bio. A ben vedere e a ben leggere, gli scontri nascono da un’idea distorta di agricoltura».
Per questo Edagricole rilancia da Todi il suo forte messaggio: C’è terra per tutti. Per il biologico e per le biotecnologie sostenibili. Per gli entusiasti della digitalizzazione e dell’agricoltura 4.0 e per i fan degli orti urbani e del km zero.Per i seguaci della sostenibilità a tutti i costi e per chi affronta la competitività dei mercati internazionali. Le pretese di chi oggi alimenta un confronto manicheo tra presunta buona e presunta cattiva agricoltura si scontrano con una realtà dei fatti in cui le campagne si svuotano, soprattutto di giovani.
«Uno dei maggiori impegni della Commissione europea – ha detto a Dublino Gaya Ducceschi, Policy Analyst della Rete Europea di Sviluppo Rurale – è quella di contribuire al rinnovo generazionale dell’agricoltura e di aiutare i giovani imprenditori nelle sfide da affrontare, anche in termini di inclusione sociale e ripopolamento delle zone rurali».
Una scuola agraria smart
Il Ciuffelli di Todi, il più antico Istituto agrario d’Italia, si mantiene da 155 anni “giovane” grazie allo sforzo continuo di rinnovamento di una formazione agricola che, in questo caso, sa anticipare e direttamente applicare buone pratiche che attingono da tutte le discipline: dalle biotecnologie sostenibili, alla trasformazione agro-alimentare, dall’evoluzione digitale dell’agricoltura 4.0, alle nuove esigenze dei consumatori.
«I 75 ettari dell’azienda agraria dell’Istituto – conferma il direttore Gilberto Santucci – divisi in tre corpi aziendali (Montecristo, Bedoglie, Pian di Porto) e gestiti con tre diversi paradigmi produttivi (bio, convenzionale e agroambiente) sono il principale laboratorio per la didattica e lo stretto legame scuola-azienda assicura agli studenti il coinvolgimento in tutte le operazioni colturali».
Il teatro della Cittadella può quindi essere il luogo ideale per il passaggio di testimone tra gli allievi e gli ex-allievi dell’Istituto che hanno saputo lasciare una forte impronta personale su temi decisivi per l’agricoltura italiana.
I testimonial dell’evento
Come quello del legame con il territorio, un argomento su cui ha sicuramente qualcosa da dire Carlo Catanossi presidente del Gruppo Grifo Agroalimentare di Ponte San Giovanni (Perugia), che con il suo latte 100% made in Umbria raccoglie dalle strutture cooperative coinvolte il 95% della produzione della Regione. Un progetto local che ha un forte risvolto social.
Per l’impegno di Grifo nel corso dello sciame sismico che ha colpito il Centro Italia nel 2016 e 2017, Catanossi ha infatti ricevuto il Premio volontariato internazionale Focsiv in qualità di “custode della terra” per come ha saputo sostenere i produttori di latte delle zone colpite dal terremoto, da Norcia a Amatrice.
Il caseificio di Norcia, solo parzialmente danneggiato dal sisma, non ha infatti mai interrotto la sua attività garantendo la raccolta e trasformazione del latte pur tra immani difficoltà, dando lavoro e speranza alle tante famiglie colpite dalla calamità.
L’Umbria è il cuore verde d’Italia, caratterizzata da un’agricoltura diversificata che guarda al futuro. Una delle chiavi per cavalcare questo futuro è quella della trasformazione digitale. Sono infatti nate in questo territorio alcune promettenti start-up attive nel settore dell’agricoltura di precisione e dell’Internet of thing e Stefano Epifani, presidente del digital transformation institute è la persona giusta per capire come questo cambiamento impatta sull’agricoltura.
La chiave digital
La digitalizzazione è infatti lo skill che, ad esempio sta consentendo a Sara Goretti, giovane direttrice export, quarta generazione della famiglia che guida l’omonima cantina alle porte di Perugia, di allargare gli orizzonti commerciali di questa azienda. Una realtà attenta alla sostenibilità ambientale grazie a protocolli di produzione integrata allestiti anche con il contributo dei tecnici Syngenta, premiata per le scelte sostenibili adottate in vigna e cantina. Sostenibilità che oggi è la chiave per raggiungere mercati sempre più lontani, anche attraverso il commercio online e i social media, grazie all’impegno digitale di Sara.
Mercati inventati
Del tutto originale il mercato creato dal nulla da Marco Manni, ex allievo del Ciuffelli diplomato nel 2011, uno dei casi scelti dalla rete europea di Sviluppo rurale. Impegnato a sviluppare un’azienda agroalimentare multifunzionale che si occupa di coltivazione, trasformazione (olio, birra), ospitalità turistica e, soprattutto, di cosmesi bio-naturale. Prodotti ricavati principalmente dall’olivo e dall’olio, profumati con fragranze come l’osmanto, scelte assieme al maestro profumiere Luca Maffei. Creazioni che entrano anche nel circuito delle erboristerie e parafarmacie.
Originale anche l’approccio di Matteo Bartolini, presidente di Cia Umbria, vicepresidente di Federbio e titolare dell’agroturismo Cà Solare, teatro di un’insolita esperienza di tartufo-turismo per chi vuole scoprire il brivido della ricerca del prezioso fungo ipogeo. Tocca a lui spiegare i mille motivi che stanno portando sempre più aziende, anche in Umbria, a puntare sulla riconoscibilità della produzione biologica.
Idee che contano
più dei capitali
Mille idee diverse, esperienze apparentemente contrastanti che possono dare un’idea delle tante evoluzioni possibili della produzione primaria. Perché, come dice Angelo Frascarelli, docente dell’Università di Perugia e membro del comitato scientifico di questa rivista, «in agricoltura le idee contano più dei capitali, ma non basta essere giovani per conquistare il futuro: vincerà chi saprà investire sulle proprie competenze. E sulla propria capacità di cambiamento».
Le risorse genetiche
Zucche di forme bizzarre, pomodori di ogni colore e consistenza, vitigni umbri perduti e ritrovati come il Grero e la casa dei semi del Trasimeno. Il Parco tecnologico 3A è in Umbria la struttura, collegata all’assessorato agricoltura, che dissemina innovazione tramite i gruppi operativi e i progetti di filiera legati alla misura 16 del Psr.
A Todi, Luciano Concezzi, responsabile dell’Area Innovazione e Ricerca del Parco, approfondisce invece un tema che gli sta a cuore: quello della tutela della biodiversità.
Un ambito in cui la Regione Umbria si è spesa con misure per la salvaguardia delle specie vegetali a rischio d’erosione e sostegni mirati agli agricoltori custodi.
Risorse genetiche che diventano sempre più preziose anche alla luce della possibile evoluzione promessa dalle nuove biotecnologie di precisione (cisgenesi e genome editing).
«Genetisti agrari come Strampelli o Bourlang – ricorda Antonio Pascale – hanno saputo portare pane in un mondo affamato con la consapevolezza che chi porta pane porta la pace: non possiamo chiuderci all’evoluzione scientifica proprio oggi che ci sono nuove allettanti possibilità».
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(qui la locandina dell'evento)