Ultimamente si è ripreso a parlare molto delle siepi ma non per la loro funzione agro ecologica positiva ma piuttosto puntando l’indice su un loro ruolo negativo nell’etologia della cimice asiatica.
Con l’arrivo dei primi caldi, infatti, gli adulti svernanti di H. halys si spostano dai loro ricoveri in cerca di acqua e di nutrimento e le aree naturali, in particolare le siepi, sono le prime a essere colonizzate.
Aceri, ailanti, noccioli, paulonie ecc., sono molte le tipologie di piante ornamentali che, nella prima parte della primavera, attirano le cimici ed è da qui che comincia la loro attività biologica e, soprattutto, cominciano le loro scorribande verso i frutteti.
Il problema H. halys
Questa situazione fa sì che le siepi non siano più viste dagli agricoltori come un fattore positivo ma soltanto come una fonte di pericolo anche perché le file dei frutteti più vicine agli spazi verdi sono quelle più bersagliate dalle punture della cimice asiatica.
Le siepi sono tornate di attualità soltanto perché intercettano gli spostamenti delle cimici verso i frutteti e spesso vengono monitorate per verificare gli spostamenti di H. halys per far partire correttamente la difesa. Sull’onda di questo ragionamento alcuni agricoltori sono intervenuti direttamente eliminando le siepi e le aree naturali vicine ai frutteti con l’illusione di risolvere in questo modo il problema.
L’utilità dei luoghi di svernamento
Si tratta di un rimedio che rischia di essere peggiore del male che intende curare. Infatti, senza la presenza di aree verdi e di siepi attrattive per le cimici, si rischia che gli insetti si spostino in massa dai luoghi di svernamento direttamente sulle piante che si vorrebbero preservare.
Per fortuna, sul finire della stagione scorsa, si sono trovate le prime ovature di cimice asiatica parassitizzate. Si tratta di un segnale molto positivo in termini di prospettiva in quanto sta a significare che alcune specie autoctone (soprattutto Anastatus bifasciatus), stanno cominciando ad adattarsi alla nuova fonte di cibo. Ovviamente le ovature parassitizzate sono state trovate sulle siepi e sui boschetti limitrofi ai frutteti su cui non vengono eseguiti trattamenti insetticidi, incompatibili con l’attività degli antagonisti naturali.
Per questo motivo le siepi sono destinate a recuperare una loro centralità nella lotta alla cimice asiatica e se si arriverà a un riequilibrio ecologico con questa specie esotica, ci si arriverà proprio negli spazi naturali perché è qui che la cimice ovidepone ed è qui che gli antagonisti possono esprimere al meglio la loro potenzialità per provare a ripristinare un equilibrio ecologico compromesso. E così da problema possono rapidamente ridiventare una risorsa.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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La funzione agroecologica delle aree naturali
La funzione agroecologica delle siepi è di fondamentale importanza e l’impianto e la manutenzione delle aree naturali limitrofe ai campi coltivati sono pratiche tanto antiche che si perdono nella notte dei tempi.
Dopo gli anni 50, con l’affermarsi dell’agricoltura intensiva, questi spazi naturali sono andati scomparendo per dar vita ad appezzamenti sempre più grandi con poche scoline e pochissime zone di vegetazione.
Anche dal punto di vista fitosanitario questi spazi naturali sono molto importanti in quanto contribuiscono all’aumento della biodiversità e, in un ambiente antropizzato e frammentato quale è quello urbano, rappresentano importanti corridoi di spostamento per gli insetti utili, mettendo in comunicazione parchi e giardini anche molto distanti tra loro.
I vari micro-habitat presenti all’interno delle siepi costituiscono inoltre un prezioso rifugio per insetti e acari utili, sia d’inverno sia durante la bella stagione.
È in queste aree che la cimice asiatica depone di preferenza ed è qui che gli antagonisti naturali troveranno il terreno di caccia più adatto, limitando l’incremento esponenziale delle popolazioni di H. halys in estate.