Dal virtuale alla tavola, passando per il campo

Mirko e Francesco Tassi.
Il format di Ortiamo ricorda quello di Farmville, il gioco “agricolo” lanciato su facebook circa dieci anni fa. In pochi click si diventa proprietari di un orto, i cui frutti arrivano direttamente a casa

Basta collegarsi al sito web, selezionare il proprio appezzamento, scegliere le verdure che si desiderano consumare e aspettare che la natura – o meglio l’agricoltore – faccia il suo corso. In pochi click si diventa proprietari di un orto, i cui frutti arrivano direttamente a casa.
È questo il format di Ortiamo (www.ortiamo.it), società di Cagli (Pesaro-Urbino) creata da due fratelli, Francesco e Mirko Tassi, appassionati giocatori di Farmville, che hanno deciso di trasformare in realtà un’esperienza virtuale. Francesco e Mirko, rispettivamente di 37 e 43 anni, non sono agricoltori. Il primo è laureato in marketing e lavora in banca, il secondo è ingegnere elettronico e docente. «Abbiamo però origini contadine – puntualizza Mirko -. I nonni erano agricoltori e anche i nostri genitori lo sono stati, prima di lavorare nel terziario. La passione per la terra fa parte della nostra famiglia».

Per mettere in collegamento gli agricoltori

L’idea di mettere su una rete di orti virtuali nasce come costola di un’attività ricettiva: «avevamo un vecchio casolare nella campagna marchigiana che qualche anno fa abbiamo deciso di trasformare in Country House. L’orto doveva essere semplicemente un’attività extra da offrire agli ospiti, grazie alla collaborazione con un’azienda agricola biologica di un nostro vicino».
L’esperimento ha successo e nel 2015 Francesco e Mirko vengono contattati da alcuni agricoltori della zona interessati a offrire un proprio orto ai visitatori. «Abbiamo capito che c’era un potenziale. Così abbiamo messo in piedi un portale – stile Farmville – per mettere in collegamento gli agricoltori, che noi chiamiamo fattori, con i clienti».
Oggi il network di Ortiamo conta 17 aziende agricole tra Marche, Emilia-Romagna, Piemonte e Lombardia. «A breve entreranno nella nostra rete strutture dal Lazio e dalla Toscana. L’idea è espanderci poco alla volta, anche perché dietro ogni nuovo fattore che entra c’è un lavoro di selezione accurato».

 

La selezione degli ortisti

La ricerca degli agricoltori, vista la natura virtuale dell’attività, inizia con campagne su facebook, da cui scaturiscono i primi contatti. Una volta individuati i potenziali “ortisti” parte l’attività di selezione sul campo. «Per entrare a far parte di Ortiamo bisogna rispettare alcuni requisiti: anzitutto l’azienda deve trovarsi in una zona periurbana, perché il cliente target è il cittadino ed è prevista la consegna a domicilio. Anche se non viene richiesta la certificazione biologica, chiediamo inoltre di firmare un contratto in cui ci si impegna a rispettare sostanzialmente i principi del bio, ossia seguire i tempi della natura, ruotando le colture, rispettando le consociazioni, non utilizzando fertilizzanti e pesticidi chimici. Insomma l'orto deve essere coltivato in modo naturale "come facevano i nostri nonni". Oltre al lato tecnico, va poi valutato quello “sociale”», il fattore dovrà infatti stare a contatto con il pubblico, coinvolgerlo, perciò è fondamentale un certo savoir-faire. Ha inoltre la facoltà di aggiungere attività extra, come corsi e laboratori, che vengono promossi sul portale. Su ogni vendita il portale trattiene un massimo del 15%.

Ma chi sono i clienti dell’ortista?

«Oggi abbiamo 300 famiglie che si riforniscono dai nostri fattori. Generalmente si tratta di famiglie giovani, tra i 30 e i 40 anni, che cercano prodotti naturali, desiderano ritrovare i sapori di una volta e magari riscoprire il contatto con la natura e con la terra. È infatti possibile coltivare il proprio orto insieme al fattore, anche se è un’opzione poco praticata: normalmente si visita il proprio appezzamento saltuariamente, come diversivo domenicale, e si aspetta la consegna a casa, che avviene settimanalmente o bisettimanalmente».
In prospettiva Ortiamo conta di allargare piano piano il network e magari offrire l’opportunità di cambiare vita: «per ora non lasciamo il nostro lavoro, anche perché i margini non solo alti, li abbiamo voluti tenere bassi per aiutare l’agricoltore. È lui il protagonista».


Alberto, da architetto a ortista

Alberto è un ex architetto di 38 anni, che nel 2009 decide di cambiare vita e dedicarsi alla campagna. Segue alcuni corsi di formazione, specializzandosi in agricoltura biodinamica e prende in affitto un ettaro di terreno. Nasce così l’azienda agricola Cassani di Sedriano, hinterland Nord di Milano, che oggi conta tre ettari. L’azienda è certificata bio, produce ortaggi di stagione, conservati, sottovuoti e una pasta di farina di legumi.
Lo scorso anno viene contattato da Ortiamo, che desiderava allargare il network alla Lombardia, e decide subito di aderire ad un’iniziativa «che ha una filosofia molto vicina alla nostra». Il primo anno, racconta, «è stato un test che ci ha permesso di capire meglio i gusti dei clienti e di tarare la produzione». Oggi ci sono una decina di famiglie “ortiste”, oltre a un asilo di Milano che si rifornisce settimanalmente di verdure di stagione. «L’esperienza è positiva. Il vantaggio ovviamente è che possiamo programmare e gestire la produzione sapendo di avere un incasso sicuro. Gli sprechi sono azzerati, tutto quello che produciamo è già venduto». A questo si aggiunge l’aspetto promozionale: «per l’azienda la piattaforma si traduce in una vetrina e i nostri clienti, chi più chi meno, partecipano all’attività».


 

Dal virtuale alla tavola, passando per il campo - Ultima modifica: 2019-05-27T11:45:10+02:00 da Mary Mattiaccio

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