Le malattie causate da fitoplasmi vengono comunemente indicate con il nome di “giallumi della vite”. Due sono quelle che hanno assunto grande importanza per la loro pericolosità: la flavescenza dorata (FD) e il legno nero (LN). Anche se l’attuale presenza in Italia della flavescenza dorata non costituisce una novità assoluta, in quanto fu riscontrata in un vigneto dell’Oltrepo’ Pavese fin dal 1966, è tuttavia indubbio che essa si è diffusa in maniera preoccupante in talune regioni italiane a partire dagli anni ‘80.
I sintomi della flavescenza dorata
Appare pressoché impossibile distinguere su base sintomatologica le due forme di giallume. Oggigiorno una tale distinzione è possibile, ma solo ricorrendo a metodi di diagnosi biomolecolari. Gli esiti dell’infezione si evidenziano generalmente in luglio ma in annate calde e siccitose sono già presenti a metà giugno. Nelle manifestazioni precoci le infiorescenze o i grappolini disseccano e cadono, i tralci infetti appaiono di consistenza gommosa, non lignificano e tendono a ripiegarsi verso il basso. In piena estate i grappoli raggrinziscono progressivamente fino a disseccare in modo parziale o totale, le lamine fogliari risultano ispessite, bollose, di consistenza cartacea, con i bordi arrotolati verso il basso ed assumono una colorazione giallo-dorata nei vitigni a uva bianca e rosso vinosa in quelli a uva nera.
L’insetto vettore
Il fitoplasma associato alla FD è trasmesso dal cicadellide Scaphoideus titanus o a opera dell’uomo mediante la propagazione di materiale vegetativo infetto. L’insetto presenta una sola generazione all’anno e sverna come uovo sotto il ritidoma dei tralci.
La schiusura delle uova si protrae scalarmente fino a tutto luglio e le prime neanidi compaiono verso metà maggio, mentre gli adulti compaiono verso la fine di giugno e sono presenti fino a settembre. Per acquisire il fitoplasma l’insetto deve alimentarsi per circa una settimana su una pianta infetta; dopo un periodo di latenza di due-tre settimane il fitoplasma passa dall’intestino all’emolinfa e poi alle ghiandole salivari e dopo un’ulteriore settimana l’insetto vettore è in grado di inocularlo su una vite sana. Pertanto la cicalina non può trasmettere la malattia prima di 25-30 giorni da quando ha iniziato ad alimentarsi su una pianta infetta.
Misure di profilassi
Purtroppo non esiste una cura contro il fitoplasma ma solo misure di profilassi:
- impiego di barbatelle sane per i nuovi impianti e rimozione delle fonti di inoculo, ovvero delle viti ammalate all’interno del vigneto e delle viti inselvatichite nei vigneti abbandonati;
- lotta diretta contro l’insetto vettore. Generalmente i trattamenti insetticidi rivolti contro la tignoletta della vite controllano anche lo scafoideo; peraltro qualora questi interventi non vengono effettuati perché non ritenuti necessari, occorre combattere le neanidi prima che possano trasmettere la malattia con un trattamento specifico attorno al 15-20 di giugno. Un successivo intervento è consigliato dopo circa un mese con l’intento di colpire le ninfe tardive e gli adulti.
Principi attivi per il controllo dello scafoideo su vite
Avversità | Principio attivo (%) | Dose (g-ml/hl) |
Scafoideo (Scaphoideus titanus) |
Acetamiprid 4,67 | 150 |
Clorpirifos 75 | 70 | |
Etofenprox 30 | 50 | |
Indoxacarb 30 | 15 | |
Flupyradifurone 17,1 | 0,5 l/ha |
In rosso sono indicati i prodotti di recente commercializzazione
Articolo pubblicato sulla rubrica L'occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
volevo sapere se le vigne colpite è meglio eliminarle nel periodo vegetativo cioè per esempio in agosto che nel periodo autunnale grazie
Buonasera, in Veneto è obbligatorio mediante decreto regionale di eliminare tutta la parte vegetativa e capitozzare le piante con i sintomi riconducibili alla FD, ed estirpare le piante entro la successiva stagione invernale.