Gli agricoltori e la giusta remunerazione del prodotto

Le borse camerali sono meglio di niente ma siamo sicuri che “misurino” il mercato? E gli agricoltori come vendono il loro prodotto? Le filiere commerciali sono ottimizzabili? Una recente analisi di Angelo Frascarelli sulla campagna del grano duro ha innescato un interessante dibattito sui canali digitali e social di Terra e Vita. L’intervento di Gaetano Piermarocchi, nostro lettore “esperto”, entra nel vivo della discussione: «Gli agricoltori devono riappropriarsi del grande valore che sono capaci di creare nelle loro produzioni». Ecco alcune idee per puntare alla giusta remunerazione

Prezzi non remunerativi a fronte di costi di produzione in continua ascesa.

Da troppo tempo gli agricoltori lamentano il verificarsi di questa situazione commerciale per i loro prodotti.

E da troppo tempo, ci si è fermati alla lamentela senza provare ad immaginare concrete azioni.

Ma è possibile per gli agricoltori riuscire a valorizzare decorosamente sui mercati l’eccellenza dei loro prodotti?

L'obiettivo della giusta remunerazione è un obiettivo che può essere raggiunto dai produttori?

Articolo Pubblicato nella rubrica "Lettere al direttore" del numero 29 di Terra e Vita

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Prezzi e tendenze

I mercati agricoli sono caratterizzati da una forte “anelasticità” di prezzo, vale a dire che a produzioni moderatamente crescenti, i prezzi subiscono forti ribassi, e viceversa.

Quando i prezzi diventano strutturalmente decrescenti, come accade da anni, gli agricoltori reagiscono aumentando rese e volumi, dunque amplificando le tendenze ribassiste, oggi ancora più forti per la recessione globale, dovuta alla pandemia da Covid-19.

In altre parole, bisognerà sopravvivere in un quadro recessivo.


Leggi l'articolo di Angelo Frascarelli che ha stimolato questo intervento

Grano duro: scorte in calo e prezzi in aumento

Frumento duro

Mercati non trasparenti e asimmetria informativa:
(la giusta remunerazione pare un miraggio)

Manca poi, non solo in Italia, un efficace sistema di misurazione del livello puntuale di prezzo per le produzioni agricole ed agroalimentari all’ingrosso. Le Commissioni Provinciali Prezzi furono istituite presso le Camere di Commercio nel 1934 e, da allora, funzionano più o meno allo stesso modo: le indicazioni di prezzo rese pubbliche sono il frutto di una mera "negoziazione" tra i selezionati membri delle Commissioni e raramente riflettono il vero valore di scambio reale dei prodotti.
In altre parole, i prezzi “veri” sono patrimonio di pochissimi e tutti gli altri rimangono “al buio”. In questa situazione la giusta remunerazione pare rimanere un miraggio.

Filiere troppo lunghe e asimmetria negoziale

Ma c’è, soprattutto, un’enorme asimmetria negoziale: moltissimi piccoli produttori agricoli si confrontano, in ordine sparso, con pochissimi grandi acquirenti in trattative nelle quali possono solo accettare le condizioni poste.

Alla frammentazione, si aggiunge la “catena lunga”: agli inizi del secolo scorso, gli agricoltori, non potendo raggiungere fisicamente i mercati, si affidavano a commercianti, intermediari, sensali. Nel tempo, però, nonostante i progressi nell’accesso ai mercati, queste filiere sono rimaste inalterate e ciò che era un’opportunità è diventato un vincolo.

L’eccesso di intermediazione determina due effetti negativi per i produttori: lo spostamento di valore verso valle (il mediatore tende a fare gli interessi del grande cliente acquirente piuttosto che dei molti piccoli fornitori) e una sottrazione netta di valore (non sempre l’intermediazione offre un valore pari o superiore al suo costo).

In altre parole, esistono forti rendite di posizione “parassitarie”.

La giusta remunerazione del prodotto

Per vedere riconosciuta la giusta remunerazione dei propri prodotti, gli agricoltori devono riappropriarsi della quota di valore aggiunto a loro sottratta dalle rendite di posizione ben consolidate lungo le varie filiere.

Sono ottimi i programmi di ”Agricoltura 4.0” tutti focalizzati su tecnologie produttive d’avanguardia (precision farming, big data, droni e sensori, automazione,…) ma, curiosamente, tutto tace sulla professionalizzazione imprenditoriale, sull’efficientamento delle filiere, sull’accompagnamento di tante aziende ad operare direttamente sui mercati.

Al massimo si evocano i “contratti di filiera”, strumenti che, allo stato attuale, sanciscono la subordinazione degli agricoltori all’industria acquirente: aiutano ma non risolvono.
Non ancora tutte esplorate sono le potenzialità delle Organizzazioni di Produttori (OP), strumenti straordinari che, però si deve imparare ad usare superando gelosie e particolarismi, affidandosi a professionalità commerciali qualificate, ponendosi obbiettivi perseguibili, essendo disponibili ad accettare i rischi del mercato.

La tecnologia disponibile, qualora utilizzata per la vera e propria contrattazione, riuscirebbe a dare ai mercati una trasparenza totale, potendo in ogni momento misurare il reale valore di scambio di un qualunque prodotto e, dunque, consentendo agli operatori di capire le vere dinamiche di prezzo.

Manca, però, una forte politica di indirizzo e supporto: saranno capaci gli agricoltori italiani di muoversi da soli in questa direzione?

Gaetano Piermarocchi

Managing Director
AGRI NETWORKING TOOLS

Gli agricoltori e la giusta remunerazione del prodotto - Ultima modifica: 2020-09-21T14:56:27+02:00 da Lorenzo Tosi

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