L’arachide (Arachis hypogeaea L.) è una pianta annuale appartenente alla famiglia delle Fabacee. Considerata una delle colture alimentari più importanti nel mondo, occupa il 13esimo posto come alimento più utilizzato tra le specie erbacee a livello globale. La Fao stima la superficie mondiale nel 2018 pari a 28,5 milioni di ettari con una produzione che ammonta a poco meno di 46 milioni tonnellate di cui quasi il 50% prodotte tra Cina, India e Stati Uniti (Faostat 2018). Il frutto, fonte di proteine vegetali, svolge un ruolo nutrizionale con diversi benefici per la salute.
Oggi la domanda italiana di arachidi è interamente soddisfatta da prodotto straniero. In questi anni sta aumentando l’interesse per la coltivazione dell’arachide in Italia, leguminosa agronomicamente vocata per molte aree irrigue del nostro territorio. Infatti, questa coltura azotofissatrice, può rappresentare una fonte di reddito alternativa per le aziende agricole da inserire in avvicendamento a cicli di rotazione già consolidati. Inoltre, il prodotto ottenuto si colloca facilmente nel mercato interno, attualmente in espansione per il consumo di frutta secca e dipendente solo dall’importazione da Paesi extraeuropei.
Il ciclo colturale
L’arachide è una coltura primaverile, che teme particolarmente le basse temperature nelle prime fasi del ciclo colturale. La semina avviene mediamente a partire dalla terza decade di aprile, non appena il suolo raggiunge la temperatura di 14-16° C. È possibile gestire questa finestra temporale a seconda della scelta varietale, e in relazione all’avvicendamento colturale. Ci sono varietà destinate all’uso alimentare con cicli produttivi che vanno da 90 a 160 giorni. Un ciclo più lungo corrisponde a un maggiore potenziale produttivo.
Per l’Italia i cicli consigliati sono quelli che variano da 115 a 140 giorni. La preparazione del letto di semina deve essere accurata, perché lo strato di terra che ospiterà le radici sarà anche quello dove cresceranno i baccelli, contenenti la parte edule. Infatti, i peduncoli dei fiori intraprendono una direzione geotropica con penetrazione all’interno del terreno, dove il frutto andrà a maturazione. È consigliabile un’aratura per interrare i residui della coltura precedente, seguita da lavorazioni complementari con terreno in tempera, per evitare compattamento e garantire un’emergenza uniforme.
Il seme viene collocato nel letto di semina a una profondità di 2-5 cm e a una distanza sulla fila tra i 6 e gli 8 cm. La semina prevede una distanza tra le file di 75 cm, con eventuali variazioni a seconda della meccanizzazione presente nell’areale. In media si utilizzano 90-110 kg/ha di seme sgusciato per la semina, in relazione alla germinabilità del lotto, raggiungendo un investimento di 8-12 piante per metro quadro. Dopo l’emergenza, sono consigliati un intervento di sarchiatura e 2-3 di rincalzatura, per facilitare la penetrazione e l’ingrossamento dei frutti nel terreno. L’arachide produce frutti a maturità scalare. La raccolta ha inizio quando la colorazione del baccello è giallo ocra e circa il 75% dei semi al suo interno raggiunge una colorazione rosso purpurea intensa. In Italia questo periodo coincide tra l’ultima decade di agosto e ottobre, a seconda della varietà.
Nutrizione e difesa
L’arachide esprime il suo massimo potenziale produttivo su terreni acidi e sub-acidi con pH compreso tra 5,8 e 6,2, ma si adatta bene anche su suoli neutri e subalcalini, friabili e ben lavorati. Il terreno ideale per l’arachide è di tipo sciolto, perché questo facilita il geotropismo e consente di evitare ristagni idrici, particolarmente temuti dalla coltura. Il ciclo può essere condotto anche in terreni con frazione argillosa e limosa, con particolari accorgimenti in fase di preparazione del terreno. Quindi, bisogna lavorare il terreno accuratamente dalla fine dell’inverno evitando eccessivo affinamento. Generalmente, nel piano di concimazione si considerano delle asportazioni pari a 35-50 kg di azoto, 15-25 kg di fosforo, 20-30 kg di potassio per tonnellata di legumi prodotti, partendo sempre da un’accurata analisi del terreno.
La presenza di molibdeno, fosforo e zolfo è importante per favorire i rizobi, batteri tellurici con cui la pianta instaura simbiosi a livello dell’apparato radicale. Il fabbisogno idrico varia da 500 a 600 mm nel ciclo colturale, quindi si programmano gli interventi irrigui a seconda dell’andamento pluviometrico stagionale. Per quanto concerne la difesa fitosanitaria, i principali agenti patogeni dell’arachide sono i funghi tellurici (Aspergillus, Rizoctonia) che attaccano la coltura nelle prime fasi fino all’emergenza, gli insetti terricoli (nottue del terreno ed elateridi), e funghi come la cercospora e la Spodoptora sp. che sono i principali agenti patogeni da monitorare. La lotta agli insetti terricoli dovrebbe prevedere ampie rotazioni con l’ausilio di piante biocide.
Raccolta e post raccolta
La prima fase della raccolta prevede l’estirpazione della piante che una volta sono lasciate in andana sul terreno per circa 3-4 giorni. Questa operazione favorisce l’arieggiamento e l’essiccazione dei baccelli. Successivamente si può procedere alla raccolta dei baccelli, separandoli meccanicamente dalla massa vegetativa. È importante ottenere già dalle prime fasi di raccolta in campo un’umidità dei baccelli (l’ideale è 14-18%), per evitare sviluppo di muffe durante le fasi di lavorazione. Entro 12-24 ore le arachidi vanno trasferite in essiccatoi statici ventilati dove la programmazione del binomio tempo-temperatura dell’essiccazione è fondamentale per portare il baccello a un’umidità finale del 6-8% senza causare danni al seme. In questo modo è possibile lavorare e stoccare il prodotto, evitando l’insorgenza di muffe che favoriscono lo sviluppo di aflatossine.
Il mercato italiano
L’obiettivo di Sis Spa è sviluppare la coltivazione dell’arachide a partire dalla certificazione del seme, fino allo sviluppo di varietà adatte ai nostri territori, siglando accordi di filiera che assicurano ai consumatori la tracciabilità. L’azienda conduce la ricerca di varietà con caratteristiche funzionali come adattabilità e ridotta scalarità di maturazione. Questo permetterà di ottenere un’uniformità di raccolto che possa agevolare le fasi di lavorazione. In questo modo sarà possibile presentare un prodotto salubre, di origine nota e merceologicamente competitivo con gli alti standard tecnologici del prodotto estero.