La visione di Venturoli, da oltre mezzo secolo riferimento del panorama sementiero nazionale. «La ricerca italiana può essere un’eccellenza mondiale»

Vittorio Venturoli ha ormai superato da tempo il mezzo se­colo di esperienza in campo. E, con una cifra di questa portata, rappresenta di fatto un totem del mondo sementiero italiano.

Ma l'amministratore dele­gato di Rv Venturoli, bolognese come la so­cietà che guida, continua a guardare avanti, sperimentare, innovare. Con un occhio alla tradizione – l’azienda ha una lunga storia es­sendo nata nel 1932 – e uno sguardo attento al futuro – non a caso nell’organigramma so­cietario ha già trovato posto il nipote di Vitto­rio –. Ecco, a Terra e Vita, il Venturoli-pensiero.

Iniziamo con i numeri. Andamento 2020 di fatturato, prospettive 2021, le quote di mercato di Rv Venturoli nei principali comparti su cui opera.

Nonostante le difficoltà dell’annata abbiamo concluso il 2020 con un andamento positivo del fatturato. Dalle prime proiezioni ci aspet­tiamo che nel 2021 il fatturato possa aumen­tare del 10-15% per merito della complessiva crescita aziendale e grazie all’ampliamento del catalogo sementi che ha permesso un’a­pertura verso nuovi mercati.

Abbiamo varietà e ibridi performanti che ci consentono di avere importanti quote di mer­cato nelle sementi di soia, di sorgo, di cui sia­mo leader di mercato, e nel settore dei cereali a paglia, dove siamo gli unici a proporre fru­menti ibridi e proponiamo eccellenti varietà di frumento tenero, duro e orzo.

Dalla sua posizione come giudica lo stato di salute del comparto sementiero italia­no?

Il comparto sementiero italiano avrebbe tut­te le potenzialità per diventare un’eccellenza mondiale.

Purtroppo attualmente non è così, da alcuni anni nelle maggiori specie gran parte delle varietà presenti sul mercato sono di costitu­zione straniera; addirittura nel frumento duro, storicamente un vanto per la nostra cereali­coltura, la varietà più diffusa non è italiana.

La ricerca italiana sulle sementi dovrebbe essere valorizzata e incentivata ma ho avuto modo di incontrare opposizione riguardo tale opinione; ad esempio alcune organizzazioni sindacali sono state contrarie alla proposta di una regolamentazione sul seme certifica­to. In altri paesi europei esistono norme che tutelano i diritti di costituzione varietale per­mettendo ai costitutori di investire fortemen­te sulla ricerca di nuove varietà.

Anche nel settore degli ibridi di mais le azien­de sementiere nazionali hanno incontrato parecchia difficoltà.

Con l’avvento delle multinazionali nel settore si è scatenata una strenua lotta per acquisi­re quote di mercato, tanto che diversi player ‘regalano’ il 20-30% degli stock di ibrido. Co­sa che le aziende italiane non possono per­mettersi e aspetto che incide direttamente anche sullo stato attuale del comparto se­mentiero italiano.

Siete leader di mercato nel sorgo. L’ultima campagna ha registrato un forte aumento delle superfici, stimate attorno ai 60mila ettari. Dove può arrivare la coltura?

La coltura del sorgo può arrivare molto in alto, ritengo che le superfici dedicate potrebbero tranquillamente raddoppiare, se non triplica­re, grazie alle caratteristiche di adattabilità che consentono la coltivazione in tutti gli a­reali italiani.

Il sorgo ha un notevole potenziale produttivo e per tante aziende agricole la sua coltivazio­ne si è rilevata una grande opportunità eco­nomica; la salubrità e la capacità di questa fantastica specie di produrre granella anche in condizioni di stress idrico consentono di limitare i costi colturali, ma, come lei sa, gran parte dei distributori di mezzi tecnici remano contro al sorgo poiché ne traggono vantaggi economici limitati.

Mi ricordo che iniziai a interessarmi al sorgo a fine anni ’60, ma fu solo nel 1982, con l’ar­rivo della varietà Aralba, che ci affermammo come azienda leader in Italia in questo seg­mento. Negli ultimi anni, grazie alle numerose ricerche scientifiche che ne hanno sottoli­neato gli ottimi valori nutrizionali, il sorgo si è diffuso nei paesi sviluppati principalmente come prodotto per alimentazione zootec­nica, ma vorrei sottolineare che il sorgo è il quinto cereale più prodotto del mondo e fa parte della dieta alimentare di circa 500 mi­lioni di persone.

Avete investito molto sul frumento tenero ibrido. Quanto rappresenta in Italia e che spazi di crescita ha?

Il frumento ibrido a oggi rappresenta circa l’1,5% della superficie ma ha prospettive di crescita notevoli.

Le nuove generazioni di frumento ibrido, che lanceremo presto sul mercato, mostrano ca­ratteristiche produttive strepitose, ottimi ca­ratteri qualitativi e cicli di maturazione adatti anche per nuovi areali.

Avremo un frumento duro ibrido, spendi­bile a breve sul mercato?

Stiamo provando alacremente ad ottenere anche un frumento duro ibrido anche se nella pratica la produzione risulta difficile.

Credo comunque che il futuro sia ibrido an­che nel settore dei cereali a paglia, per tutte le specie.

Su cosa sta lavorando Rv Venturoli. Che progetti avete in itinere e cosa presente­rete nel breve-medio periodo?

Stiamo sperimentando e presenteremo a breve una vasta gamma di varietà e di se­menti ibride.

Già nel catalogo 2021 si possono trovare tanti nuovi ibridi di mais, di girasole, di orzo e di segale.

Nei tradizionali lanceremo a brevissimo pe­riodo nuove varietà di grano tenero e duro e contiamo di tornare ad essere leader di mercato negli orzi tradizionali, come quan­do lanciammo le cultivar distiche autunnali Sonja e Igri che diventarono pietre miliari del comparto ordeicolo in Italia.

Qual è la sua posizione sulle Nbt, ora chiamate Tea (tecniche di evoluzione as­sistita), che – forse – avranno il via libera dell’Ue a fine 2021?

Mi trovo decisamente favorevole a questa grande novità scientifica così come a qualsi­asi innovazione che possa aiutare le aziende agricole a far crescere la qualità e la quantità delle produzioni.

Cosa pensa del biologico, delle sementi bio e della politica delle …deroghe?

Sono favorevole a politiche che permetta­no la riduzione dell’impatto ambientale delle coltivazioni.

La nostra azienda fornisce anche sementi biologiche e non trattate; si pensi che abbia­mo una varietà di frumento tenero a granella bianca che da tanti anni viene consigliata per coltivazioni biologiche: il Bolero.

Quando appenderà …‘il seme al chiodo’, come vorrà essere ricordato?

Im tanti anni ho sempre cercato di fornire le migliori sementi disponibili alle aziende agri­cole nazionali. Mi piacerebbe essere ricorda­to dagli agricoltori per le cose buone fatte per loro.


 

1.

“Credo che il futuro possa essere negli ibridi anche per tutti i cereali a paglia. Stiamo lavorando per arrivare a ottenere un frumento duro ibrido, così come già avvenuto per il tenero, ma in questo caso la produzione risulta più difficile”

 

2. Seme certificato da valorizzare

Frumento duro

L’uso di seme certificato continua, quasi paradossalmente, a diminui­re. Come convincerebbe Venturoli un agricoltore che non è propenso a utilizzarlo? Per convincere l’agricoltore ad usare il seme certificato biso­gna permettergli di ottenere un vantaggio economico e, siccome il problema del seme aziendale si ripercuote sulla produzione e sul­la qualità dei raccolti a livello na­zionale, credo che sia il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali a dover essere convinto. Tanti anni fa, quando ancora la certificazione Ense (attuale Crea) era facoltativa, contattai la Cassa di Risparmio delle Provincie Lom­barde (Cariplo) per fare in modo che quando l’agricoltore utilizzava una confezione certificata uffi­cialmente potesse recarsi pres­so una qualsiasi filiale Cariplo e in cambio del cartellino di certifica­zione otteneva un riconoscimento economico. Quando ci fu l’obbligatorietà del se­me certificato sul frumento duro per ottenere il premio supplemen­tare proposi di allargare il premio anche agli altri cereali a paglia ma inspiegabilmente non venne con­siderata la proposta. A ogni mo­do esistono alcune filiere virtuose che premiano l’utilizzazione del se­me certificato ed in questo modo si differenziano per tracciabilità e sicurezza garantendo la purezza varietale del raccolto.

Vittorio Venturoli, il signore del sorgo e dei frumenti ibridi - Ultima modifica: 2021-04-01T15:37:37+02:00 da Gianni Gnudi

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