Conviene seminare girasole, o soia, o colza (quest’ultima il prossimo settembre) e conviene seminarli bio. Non per le speculazioni legate al conflitto in Ucraina, ma per partecipare al valore di una filiera che cresce con continuità, grazie a una domanda di sostenibilità, salute (e origine italiana) in costante aumento nel nostro Paese e soprattutto nel mondo nonostante guerre e pandemie.
Articolo pubblicato nella rubrica Bio Conviene di Terra e Vita
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E non per rincorrere l’estemporanea concessione di Bruxelles a coltivare le aree a set aside, ma per dimostrare con dignità la propria competenza tecnica all’interno di articolate rotazioni in cui queste colture svolgono un decisivo ruolo agronomico ed economico.
È l’indicazione che, a ben vedere, emerge dalla nuova Pac post 2022 e dai mercati anche in questo anno travagliato ed è il consiglio che continua a ripetere Agricola Grains. «Siamo al fianco degli agricoltori – testimonia Massimo Roncon – da oltre 30 anni e consigliamo di aderire al nostro progetto, passando al biologico e investendo sulla propria competenza, cambiando il modo di produrre». Roncon, insieme alla sorella Monica, è titolare di questa realtà imprenditoriale con sede ad Arre, in provincia di Padova, leader nello stoccaggio e trasformazione di cereali, colture proteiche e semi oleosi bio. Impegnata dal 1991, anno di pubblicazione del primo regolamento europeo sull’agricoltura biologica, a promuovere e valorizzare questo metodo di produzione.
Oleaginose al centro
«In particolare – spiega Michele Galazzo, responsabile tecnico di Agricola Grains – sono le colture oleaginose come il girasole a dare oggi le maggiori soddisfazioni ai produttori biologici nostri conferitori». Opportunità economiche ed agronomiche riservate soprattutto alle aziende agricole che rientrano, per l’appunto, in un concetto di filiera, con certezza di ritiro e posizionamento dei raccolti, con vincoli commerciali stabiliti da contratto.
Le fiammate dei listini delle oleaginose convenzionali che si registrano in questi giorni nelle borse merci mondiali non devono trarre infatti in inganno. L’olio di girasole, ad esempio, costituisce per volume solo il quarto mercato mondiale dopo palma, soia e colza (tallonato da quello di arachide). Nel convenzionale la perdita di metà della produzione ucraina può essere facilmente surrogata da queste produzioni alternative, calmierando i prezzi soprattutto in prossimità dei raccolti. Lo dimostra il fatto che negli ultimi dieci anni i listini di queste commodity sono stati caratterizzati dall’estrema volatilità dei prezzi, ma la quota di valore aggiunto appannaggio dell’azienda agricola è sceso dal 25 a sotto il 20%. Un trend difficile da invertire se si punta su un prodotto indifferenziato.
Mercati in tensione
Nel biologico è diverso: il mercato è sostenuto da una domanda in forte crescita in Paesi di riferimento come quello tedesco o francese, caratterizzati da una forte tensione etica, non disposti a fare sconti a Ogm o a produzioni con problemi di sostenibilità sociale come l’olio di palma. Un mercato che pretende e concede fiducia.
Lo ha ricordato in un recente intervento su Terra e Vita Angelo Frascarelli dell’Università di Perugia. E il consiglio del professore non è cambiato: «Occorre puntare sull’innovazione, innanzitutto nella gestione dell’azienda e sfuggire alla logica delle commodity puntando su prodotti a cui il mercato attribuisca un effettivo valore aggiunto, legato ad una qualità intrinseca, magari garantita attraverso un sistema di certificazione come nel caso del biologico».
La prossima Pac
A maggior ragione nell’ottica della prossima programmazione della Politica agricola comunitaria, caratterizzata dagli obiettivi della Farm to Fork tra cui quello di fare crescere il biologico attraverso cospicui sostegni che il Piano strategico italiano ha condensato soprattutto nel secondo pilastro, quello dello Sviluppo rurale.
Ma non si tratta solo di rincorrere i contributi comunitari. «Le oleaginose bio – continua Galazzo- (girasole in primis ma anche soia e colza) garantiscono ai produttori agricoli una vantaggiosa diversificazione di impresa, rivelandosi colture da rinnovo e da reddito all’interno di rotazioni razionali studiate con l’obiettivo di raggiungere un equilibrio agronomico». «Rivelandosi così in grado di offrire notevoli vantaggi di gestione e soddisfacenti risultati economici, consentendo all’ impresa agricola di rispondere alle esigenze reali di mercato».
L’agricoltura ha bisogno di tempo e di stabilità perchè i conti si fanno alla fine delle rotazioni. Le caratteristiche agronomiche del girasole e delle altre oleaginose coltivate con metodo biologico sono la migliore risposta anche in un momento storico caratterizzato dalle incognite della pandemia, della guerra e dei cambiamenti climatici.