La rizottoniosi è una malattia fungina che negli ultimi anni, in Italia del Nord in particolare, sta causando una certa preoccupazione per via dei gravi danni sulla coltura della patata.
Il fungo Rhizoctonia solani (e la sua forma perfetta Thanatephorus cucumeris) ne è l’agente causale. La specie viene divisa in sottogruppi o razze biologiche a differente patogenicità (AG) e colture ospiti. Le razze più note sono AG-2, AG-3 e AG-4. La razza AG-3 è relativamente specifica per la patata. Altre AG possono essere patogene per le patate a determinate temperature, ma generalmente causano pochi danni.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
Abbonati e accedi all’edicola digitale
Dal seme o dal suolo
La malattia si trasmette attraverso l’utilizzo di tuberi-seme infetti da seme o dal suolo. Il fungo infatti può sopravvivere per 3-4 anni come sclerozio e/o micelio sui tuberi infetti, sui residui vegetali o direttamente nel terreno. In assenza di una coltura ospite, la popolazione dell’agente patogeno diminuisce significativamente, in quanto preda di insetti, nematodi e altri agenti microbici.
Condizioni climatiche fresche e umide, l’elevata umidità del suolo, la fertilità e un terreno neutro o acido (pH 7 o inferiore) favoriscono lo sviluppo della malattia. I danni maggiori tuttavia si hanno con temperature inferiori a 10 °C e superiori a 24 °C. In questo range termico, i germogli impiegano più tempo per emergere e di conseguenza il fungo ha maggiore possibilità di infettare i germogli sotterranei prima della loro emergenza. La suscettibilità del tessuto vegetale, infatti, diminuisce rapidamente non appena i germogli emergono e iniziano a formare la clorofilla.
Formazione del “calzone bianco”
Sui tuberi, il sintomo più diffuso è la formazione, di piccole croste, di colore nero o bruno scuro, generalmente superficiali, isolate o riunite in gruppi che si possono facilmente staccare con la semplice pressione dell’unghia. Queste sono costituite dagli sclerozi (organi di riproduzione sessuata del fungo) di dimensioni 1-5 mm ex 10 mm. Sui germogli, la malattia si manifesta con tacche irregolari e depresse, di colore bruno, che portano sovente a delle fallanze in campo. Sul fusto le infezioni di rizottoniosi causano un accrescimento stentato della pianta, fino a portarla alla morte prematura.
Ciò comporta un mancato trasferimento delle sostanze nutritive verso gli stoloni e, come conseguenza, alla caratteristica formazione di tuberi aerei fuori dal suolo, che rimangono di colore verde e dimensioni ridotte. In condizioni climatiche particolarmente umide, alla base del fusto più a contatto col terreno, il fungo potrebbe formare un caratteristico manicotto miceliare comunemente denominato “calzone bianco”. Quando le condizioni permangono particolarmente umide, il fungo ripuò arrivare anche a penetrare nel tubero attraverso le lenticelle, portando inizialmente alla formazione di piccoli infossamenti (“Dry core”) dell’epidermide, che successivamente si evolvono come macchie depresse, di diametro compreso tra i 3-6 mm, al centro delle quali il tessuto necrotizza. Infine, i tuberi nel terreno possono mostrare molte deformazioni e crepe.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
Abbonati e accedi all’edicola digitale
Le strategie di difesa
La difesa contro questa avversità fungina consiste:
- nell’impiego di tuberi-semi sani;
- nell’adozione di una un’ampia rotazione in modo che la patata o altre colture altamente recettive non ritornino sullo stesso appezzamento per almeno 4-5 anni;
- l’utilizzo di tuberi pre-germogliati o di semine poco profonde per accelerare lo sviluppo della pianta nelle prime fasi di accrescimento, specialmente se la semina, per cause climatiche avverse, viene posticipata.
La lotta chimica passa principalmente attraverso la concia dei tuberi con Tolclofos metil. Trattamenti fungicidi specifici prima della semina possono essere fatti impiegando Flutolanin. Durante la fase vegetativa può essere impiegato fluxapyroxad o axozystrobin. Sempre prima o durante la semina si possono impiegare anche microorganismi antagonisti (sia in agricoltura convenzionale che biologica) come Trichoderma spp. e Pseudomonas spp. ceppo DSMZ 13134, Bacillus amyloliquefaciens e B. subtilis.