L’olivo è una specie sub-tropicale con un intervallo di temperature ottimali per la crescita compreso fra 20 e 30 °C, e una efficienza metabolica che decresce a temperature inferiori. Le temperature inferiori a 10-12 °C non esercitano danni sulla pianta ma rallentano i processi metabolici. L’attività fotosintetica tende ad annullarsi verso i 4-5 °C o salendo verso i 40 °C. Al di sotto di -7 °C si osservano i primi danni sugli organi più sensibili della pianta (es. rami), mentre sotto -10/-12 °C possono essere uccise le branche e l’intera chioma. La sensibilità dell’olivo alle minime termiche è influenzata sia da fattori intrinseci (stato vegetativo e sanitario) che estrinseci (esposizione dell’impianto, epoca e durata delle minime termiche, velocità di discesa delle temperature, umidità dell’aria, intensità e direzione del vento ecc.). Un ruolo fondamentale è senza dubbio rappresentato dal fattore genetico, con cultivar che risultano diversamente tolleranti agli abbassamenti termici. Un decorso autunnale e invernale caratterizzato dal graduale abbassamento di temperatura può comportare un parziale adattamento delle diverse cultivar al freddo grazie a fenomeni di acclimatamento.
Danni da freddo e gelo
La sintomatologia generale può comprendere:
1) morte delle gemme;
2) fenditure longitudinali nella corteccia dei rametti; la parte esterna dello xilema a contatto con la corteccia cambia colore da crema a bruno scuro per il rilascio e l'ossidazione dei fenoli; a volte solo il cambio diventa marrone scuro, mentre la corteccia e lo xilema appaiono apparentemente normali;
3) filloptosi;
4) lesioni sui rami di 3-5 anni;
5) completo disseccamento dei rametti;
6) sviluppo di Pseudomonas savastanoi pv. savastanoi;
7) distacco e fenditura della corteccia delle branche primarie e del tronco;
8) morte della parte aerea. I danni da gelo su foglie, frutti e ramoscelli sono visibili generalmente nell’immediato (2 giorni-1 settimana), mentre sui rami e sul tronco possono non essere evidenti per due o quattro settimane, o anche per diversi mesi.
Sulle foglie il freddo, quando non riesce a distruggere i tessuti, produce una parziale alterazione cromatica della clorofilla e dei cloroplasti, dando luogo a un ingiallimento, più o meno pronunciato, che si attenua o addirittura scompare con il caldo. Nei casi più gravi queste assumono una colorazione marrone per ossidazione dei fenoli, si increspano e si arrotolano; la defogliazione può non essere immediata, ma avvenire dopo un periodo di transizione (anche 1-2 mesi) in cui le foglie mostrano diverse sfumature di colore.
Il potassio contro i danni da freddo
Il potassio è un macronutriente essenziale per la crescita delle piante. Svolge un ruolo importante in vari processi fisiologici, come la regolazione stomatica, il trasporto floematico di fotoassimilati, l'attivazione enzimatica e l'osmoregolazione. Una maggiore concentrazione di elettroliti come il K+ all'interno del citoplasma contribuisce all'osmoregolazione. L'aggiustamento osmotico, aumentando il turgore dei tessuti, facilita il mantenimento dell'apertura stomatica e il buon funzionamento dell'apparato fotosintetico in condizioni di stress idrico. Allo stesso modo, la diminuzione del potenziale osmotico abbassa il punto di congelamento riducendo, di conseguenza, il rischio di congelamento intracellulare, la formazione di cristalli di ghiaccio, la rottura della membrana e la morte delle cellule
Le funzioni degli osmoprotettori
Gli osmoliti o “soluti osmoticamente attivi” o osmoprotettori sono una categoria di composti altamente solubili e a basso peso molecolare; non interferiscono con le strutture e le funzioni cellulari. In genere si trovano in commercio nella categoria dei bisotimolanti. Fra i più noti si citano gli amminoacidi (prolina, ectoina, glutammato), i composti dell’ammonio quaternario (glicinbetaina), i polioli (mannitolo, sorbitolo ecc.), gli zuccheri (saccarosio, trealosio ecc.), gli alcoli (glicoli), ecc. Questi composti sono maggiormente sintetizzati/accumulati durante l’esposizione a situazioni di stress. Il loro meccanismo generale d’azione consiste nell’abbassamento del potenziale dell’acqua nella cellula.
Altre possibili funzioni sono:
- Abbassano il punto crioscopico
- Stabilizzano le proteine
- Stabilizzano la struttura delle membrane.
- Riducono i radicali liberi e proteggono dai danni ossidativi (inattivazione ROS).
- Costituiscono una riserva di carbonio, azoto e potere riducente per alimentare il metabolismo nella fase di stress.
Grazie alla loro struttura possono formare ponti idrogeno con l’acqua riducendone l’attività. Provocano una parziale disidratazione della cellula, evitando così la formazione di cristalli di ghiaccio intracellulari durante le fasi di scongelamento; infatti, aumentano la concentrazione dei soluti extracellulari creando così un gradiente osmotico che richiama acqua all’esterno della cellula. In tal modo la cellula si riduce di volume prima del congelamento e questo rappresenta una condizione per evitare la formazione di cristalli di ghiaccio.
Come agire in campo
L’utilizzo di biostimolanti osmoprotettori e di concimi fogliari a base di potassio dovrebbe avvenire alcuni giorni prima dell’evento climatico per permettere il regolare assorbimento dei formulati e l’azione. È sempre molto importante scegliere prodotti di alta qualità, rispettare le dosi di impiego e distribuire la miscela in modo da bagnare uniformemente le piante. Anche trattamenti effettuati qualche giorno dopo il freddo possono ridurre i potenziali danni e/o facilitare il recupero delle piante danneggiate.