Nelle serre non condizionate, nelle quali non è possibile l’accurato controllo di temperatura e umidità, la gestione fitosanitaria è condizionata dalle condizioni climatiche esterne ma anche dall’adozione di adeguate misure di profilassi.
Alcune malattie crittogamiche possono interessare la parte aerea sin dalle prime fasi di crescita delle piantine (fitoftora, botrite, cladosporiosi). In generale, queste sono favorite dalla presenza sulla vegetazione di un velo liquido o da forte umidità relativa all’interno della serra. Queste condizioni predisponenti devono essere evitate garantendo un adeguato arieggiamento delle strutture.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Molte possibilità di controllo dell’oidio
Tra i patogeni fungini, l’oidio può essere facilmente diffuso attraverso i conidi trasportati dal vento. Il pomodoro può essere attaccato da varie specie di oidio (Erysiphe spp.) ma quella che con maggiore frequenza interessa la coltura è Leveillula taurica. Questa specie, contrariamente alla maggior parte degli oidi, ha la caratteristica di sviluppare il micelio non sulla superfice fogliare ma nel suo interno.
Il fungo penetra attraverso gli stomi nel parenchima fogliare e colonizza il mesofillo fogliare, causando dapprima una decolorazione delle aree colpite che, sulla pagina superiore appaiono dapprima giallastre, per poi necrotizzare a partire dal centro. A infezione avanzata, i rami conidiofori emergono dagli stomi dando origine a un’efflorescenza farinosa sulla pagina inferiore, in corrispondenza delle macchie fogliari. Condizioni ottimali per lo sviluppo della malattia sono temperature di 20-25 °C ed umidità relativa di 70-75 %. L’oidio del pomodoro può svilupparsi su molte solanacee spontanee, oltre che sul carciofo, e i conidi possono facilmente raggiungere le piante in serra quando queste sono aperte, trasportati dal vento.
Per il controllo biologico dell’oidio resta un valido presidio biologico lo zolfo, con i diversi formulati, che però nel tempo tende a ridurre la trasparenza e la vita utile dei teli plastici. Anche per l’oidio, negli ultimi anni la disponibilità di prodotti biologici è aumentata: oltre al bicarbonato di potassio è possibile impiegare il complesso di oligosaccaridi Cos-Oga mentre al fungo antagonista Ampelomyces quisqualis si è aggiunto il batterio Bacillus amyloliquefaciens. La gamma delle sostanze attive di sintesi per il controllo dell’oidio è ancora abbastanza ampia (strobilurine, triazoli, benzofenoni, pirimidine ecc.) e consente di alternare prodotti con diversi meccanismi di azione per ridurre il rischio di selezionare ceppi resistenti di L. taurica.
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Peronospora dal vivaio alla serra
La peronospora (Phytophthora infestans) è particolarmente temuta in vivaio dal quale può arrivare nelle serre attraverso piantine infette asintomatiche. Il fungo è in grado di infettare il pomodoro con umidità relativa elevata o prolungata bagnatura della vegetazione e temperature comprese tra i 10 e i 25 °C. La malattia può interessare tutti gli organi epigei della pianta ma i primi sintomi sono osservabili con maggiore probabilità sulle foglie che iniziano a presentare macchie decolorate che tendono a confluire e disseccare. Se le condizioni predisponenti di umidità persistono, sulla pagina inferiore compare la tipica efflorescenza costituita dai rami zoosporangiofori del fungo.
Ai primi sintomi di infezione occorrerà intervenire con tempestività scegliendo tra i numerosi fungicidi di copertura e endoterapici (o loro miscele) registrati sulla coltura (rameici, fenilammidi, strobilurine, ditiocarbammati, mandelammidi ecc.) alternando quelli con meccanismi di azione diversa per contrastare lo sviluppo di forme di resistenza.