Gerardo Donofrio è un produttore di grano duro da seme (60 ha fra Ascoli Satriano e Sant’Agata di Puglia, in provincia di Foggia) che né si entusiasma né si lamenta per gli alti e i bassi disegnati dall’altalena dei prezzi tipica della coltura del grano duro.
Anzi è un agricoltore che, mettendoci ingegno e buona volontà, escogita e adotta le tecniche opportune per raggiungere sempre ottimi risultati produttivi, a costo, se necessario, di non dormire la notte o fare levatacce mattutine. Da anni coltiva grano duro da seme tardivo, seminato a febbraio o addirittura a marzo, in successione a ortive autunno-vernine, e lo irriga 4-5 volte fino a maggio con l’ala piovana, ottenendo rese di 65-70 q/ha.
Grano duro tardivo da seme per fare due colture all’anno
«Dispongo di alcuni pozzi artesiani aziendali, perciò l’acqua non mi manca, anche se cerco sempre di farne buon uso e non sprecarla. Ma grazie all’acqua realizzo in un anno due colture: da febbraio-marzo a fine giugno coltivo grano duro tardivo da seme, dopo la mietitrebbiatura preparo il terreno per il trapianto da luglio a settembre di ortive autunno-vernine in seconda coltura, come cavolo broccolo, prezzemolo, lattuga, finocchio e altre, che raccolgo fra dicembre e gennaio.
Poi torno a lavorare il terreno e a seminare grano duro da seme tardivo, sempre su maggese. Usufruendo della fertilità residua della coltura orticola che l’ha preceduto e degli ulteriori apporti di fertilizzanti, nonché, quando necessario, degli interventi irrigui, i campi di grano duro mi garantiscono ottime rese.
Quest’anno ho seminato l’8 febbraio. A causa del decorso siccitoso di questo mese, sino a fine febbraio ho già irrigato due volte. Se nei mesi prossimi non pioverà irrigherò altre tre volte, a marzo, ad aprile e a maggio. Non irrigo oltre il 15-20 maggio, non servirebbe. Mietitrebbio in genere all’inizio della terza decade di giugno. Gli anni scorsi ho coltivato la varietà Saragolla, che però soffre l’eccesso di caldo. Perciò quest’anno ho scelto la varietà Iride, che ha una genetica più vecchia ma è più adatta al clima di questo territorio ed è molto produttiva».
Irrigazione con rotolone e ala piovana
Attualmente Donofrio irriga il grano duro con il rotolone e l’ala piovana, ma in passato ha provato con successo anche l’irrigazione a goccia.
«Chi l’ha detto che il grano duro non può essere irrigato e deve accontentarsi dell’acqua del cielo? Bisogna solo adottare il metodo irriguo più efficace e meno costoso. Ho provato l’irrigazione a goccia, che garantisce 15-20 q/ha in più ma non conveniva ai tempi in cui il prezzo del grano andava sui 15-20 €/q. Quando il prezzo del grano duro è salito oltre i 30 €/q è diventata conveniente, ma richiede manodopera, che non è facile reperire, per realizzare l’impianto, cioè sistemare le manichette, gestirlo e poi, a fine coltura, toglierlo per poter lavorare il terreno.
L’ala piovana è ugualmente efficiente, ma richiede meno manodopera; occorre però avere cura di spostare il rotolone, anche di notte, se necessario, impegno che assumo in prima persona. Ogni intervento irriguo con l’ala piovana distribuisco circa 400 m3/ha, gli stessi che davo con l’impianto a goccia. Sottolineo, però, che l’acqua è necessaria ma non è sufficiente: quando serve, occorre concimare».
Concimazione, diserbo e difesa fitosanitaria
Donofrio non è interessato alla produzione di grano duro con elevata percentuale di proteine, ma non trascura la concimazione, per aiutare la varietà coltivata a esprimere al meglio le sue potenzialità produttive.
«Per la concimazione di fondo somministro 2,10-2,20 q/ha di un concime che contiene gli stessi titoli in azoto e fosforo del fosfato biammonico, ma vanta anche la presenza di acidi umici e acidi fulvici, che sono facilmente assorbibili e utili per far partire bene le piantine. A fine febbraio, cioè alle prime tre foglie, e poi a fine marzo somministro ogni volta 1,5 q/ha di nitrato ammonico o solfato ammonico o urea, in funzione dell’andamento climatico. La prima decade di aprile eseguo il diserbo, aggiungendo un concime fogliare che aiuta le piante a non soffrire gli effetti dell’azione del diserbante. Infine, tra fine aprile e inizio maggio, allo stadio di foglia bandiera, effettuo il trattamento fungicida, indispensabile per garantire la sanità delle cariossidi».
Un guadagno netto di almeno 600-700 €/ha
Donofrio semina grano duro prebase per ottenere quello di prima riproduzione, che verrà seminato l’autunno successivo da altri agricoltori.
«Lo semino per conto del sementificio Martino di Venosa (Pz), con il quale collaboro da molti anni. Facciamo insieme un bel lavoro, per il quale il grano duro mi viene pagato il prezzo di mercato più 5 euro a quintale.
Con una resa media di 65-70 q/ha, detratti i costi di produzione, mi rimangono in tasca, come guadagno netto, almeno 600-700 €/ha. Non è male, di questi tempi! E poi da luglio a dicembre ho sei mesi per effettuare la seconda coltura».